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Le sperimentazioni gestionali in Sanità: quali prospettive in era post Covid?


Presentata la ricerca della Fondazione Promo PA. l comparto ha saputo rispondere alle esigenze dei territori di riferimento attraverso modelli di aggregazioni di compagini sociali diversi, valorizzando da un lato il know how dei soci privati, spesso espressione di Istituti di Ricerca avanzata e dall’altro l’apporto del terzo settore e delle Fondazioni Bancarie, addivenendo a performance economico-finanziarie positive, erogando al contempo servizi di elevato livello.

31 MAG - Il servizio sanitario nazionale ha retto benissimo l’impatto dell’emergenza dovuta al Covid-19. Superata la pandemia, non ci sarà bisogno dunque di riformare il servizio, quanto di attuare le riforme a suo tempo varate, a cominciare da quella del 2012 sulla medicina generale, in gran parte inattuata.
 
Così il professor Renato Balduzzi, già Ministro della Sanità nel governo Monti, lo scorso giovedì 27 maggio alla presentazione della ricerca su “Pubblico e privato in sanità”, condotta da Promo PA Fondazione e focalizzata sulle società miste nate dalle sperimentazioni gestionali.
 
Modello tuttora attuale secondo Balduzzi, anche per favorire l’ integrazione socio-sanitaria ed il collegamento fra rete ospedaliera e rete territoriale, come auspicato anche da Teresa Bassani, Direttore sanitario di SAAPA Spa, una delle sperimentazioni gestionali che insieme a Auxilium Vitae Volterra; Centro Ortopedico di Quadrante - COQ Spa; Clinica Riabilitazione Toscana - CRT Spa; Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie di alta specializzazione - ISMETT Srl; Società Assistenza Acuzie e Postacuzie e SAAPA Spa hanno promosso la ricerca.
 
L’idea, come ricordato dal presidente di Promo PA Gaetano Scognamiglio, era stata lanciata da Antonio Boncompagni, direttore generale CRT Toscana, che aveva proposto un monitoraggio di queste realtà, presentato poi nel 2019 all’Istituto Superiore di Sanità, dove Maria Donata Bellentani, della Direzione generale Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, aveva rilanciato, evidenziando la necessità di un approfondimento nel merito per capire le effettive performance di questo modello gestionale, che come ha affermato ieri non ha forse più senso definire sperimentale, visto che queste realtà sono ormai stabilizzate.
 
Quanto alle performance, la ricerca condotta da Ioletta Pannocchia, Direttore di Promo PA Fondazione e da Alberto Romolini, Professore di Economia Aziendale, con la collaborazione dell’avvocato Lorenzo Crocini, ha dato conto dell’esistenza di un vivace cluster di soggetti, nati dalle sperimentazioni gestionali, portatori di esperienze di gestione mista pubblico-privato, capofilate dalle aziende sanitarie, che coinvolgono 53 Enti a livello nazionale. Il comparto ha saputo rispondere alle esigenze dei territori di riferimento attraverso modelli di aggregazioni di compagini sociali diversi, valorizzando da un lato il know how dei soci privati, spesso espressione di Istituti di Ricerca avanzata e dall’altro l’apporto del terzo settore e delle Fondazioni Bancarie, addivenendo a performance economico-finanziarie positive, erogando al contempo servizi di elevato livello.
 
Gli interventi, moderati dal Caporedattore di ‘7’ de Il Corriere della Sera Edoardo Vigna, hanno dato un contributo di analisi per supportare a livello conoscitivo le scelte sui modelli di gestione, adottati dallo Stato e dalle Regioni, che incidono sui livelli di assistenza e sulla tutela del diritto alla salute.
 
Premessa necessaria di qualsiasi intervento di rilancio è una visione strategica, ripresa peraltro anche dal Pnrr – ha affermato Enrico Desideri, Presidente Fondazione Sicurezza e Innovazione in Sanità - che passi attraverso 5 pilastri fondamentali: integrazione tra i setting assistenziali; monitoraggio; tecnologie facilitanti; ricerca traslazionale e comunicazione.
 
In particolare, Boncompagni ha sottolineato come, tra le Sperimentazioni Gestionali attivate nel tempo, quelle di tipo societario società sono le uniche che hanno una tracciabilità. L’auspicio è che anche tutte le altre forme di collaborazione pubblico-privato (fondazioni, associazioni, partnership, concessioni etc.) possano emergere ed essere tracciate, diventando anch’esse patrimonio di analisi e studio comune. Da qui l’ulteriore esigenza della nascita di uno specifico Osservatorio.
 
Con riferimento al PNRR ed alla implementazione delle politiche sanitarie in corso, la tipologia di società oggetto di studio della ricerca, può sicuramente essere un riferimento organizzativo per rendere concreti gli investimenti 1.1., 1.2 e 1.3 della MISSIONE 6, SALUTE.
 
Oltre alla Telemedicina, sicuramente l’apporto del privato profit e no profit e delle realtà locali, potrà essere utile, sia per la realizzazione delle 1288 Case delle Comunità e sia dei 381 Ospedali di Comunità che dovranno essere realizzati ed attivati come obiettivi di quella MISSIONE.
 
Una sottolineatura specifica è rivolta alla riforma delle IRCCS, anch’essa prevista all’interno della predetta MISSIONE, per la quale Boncompagni ha lanciato la proposta di creare una waiting room, cui far partecipare le strutture sanitarie che hanno intenzione di effettuare ricerca in campo sanitario. Un’area, propedeutica e funzionale alla successiva trasformazione in IRCCS. Questo permetterà di allargare la platea dei soggetti partecipanti ai processi di ricerca, che hanno un valore indiscusso per lo sviluppo della sanità.
In questo senso le società derivanti da una sperimentazione gestionale per loro stessa natura sono particolarmente portate a considerare la ricerca fra le priorità.
 
Cristina Naro, della Direzione COQ Spa, ha sottolineato come l’indagine sulle sperimentazioni sia stata un momento importante di confronto e analisi: per anni la realtà del Coq si è sentita una specie di ibrido solitario, ma grazie ai lavori della ricerca ha potuto constatare che le tematiche e le difficoltà percepite sono al contrario comuni a molte altre realtà. “Quello che vorrei evidenziare è che la sperimentazione gestionale può essere per il socio pubblico un punto di forza e di attrattività; un valore aggiunto che può apportare competenze, strategie modelli organizzativi e gestionali utili al sistema sanitario nazionale”.
 
“Nel nostro caso, non esiste più differenza tra sperimentazione e stabilizzazione - commenta Laura Raimodo Vice Presidente UPMC International. Facciamo a tutti gli effetti parte del sistema sanitario come partecipazione di pubblico e privato. Si tratta di una sperimentazione anomala nata a metà anni ’90, che ha raggiunto gli obiettivi contenuti nel primo accordo di programma ed è quindi senza dubbio un esempio di successo nel settore”.
 
In conclusione, il professor Balduzzi ha evidenziato il ruolo che questi enti possono svolgere nella implementazione delle riforme, ruolo tanto più importante se riusciranno a inserire nelle strutture societarie il privato no profit e i comuni e se potranno coniugare assistenza e ricerca sul campo come alcuni di questi Enti stanno già facendo.

31 maggio 2021
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