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Nappi (Sic): “La contraccezione d’emergenza come pratica preventiva deve essere impostata tempestivamente per essere efficace”


06 SET - L’intervento di Carmine Nappi, presidente Società italiana della Contraccezione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si definisce contraccezione d’emergenza una metodica di contraccezione di supporto da utilizzare, prima possibile (cioè nei giorni immediatamente successivi), a seguito di un rapporto sessuale non protetto o di fallimento di altro metodo contraccettivo. La contraccezione d’emergenza si definisce come “metodica contraccettiva”, poiché può solo prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto; il suo meccanismo d’azione principale è quello di bloccare o dilazionare l’ovulazione. Inoltre si definisce come “metodica di supporto” in quanto il suo utilizzo non è da considerarsi come metodo contraccettivo abituale o di prima scelta, ma solo quando altri metodi non siano stati del tutto o correttamente utilizzati.
Infine il termine complementare di “emergenza” suggerisce la necessità dell’uso tempestivo, dopo un rapporto non adeguatamente protetto, per massimizzarne l’efficacia.
Si tratta quindi di una pratica preventiva la cui efficacia dipende in gran parte dalla tempestività con cui avviene la somministrazione. Infatti, tutte le agenzie sanitarie internazionali sono concordi nel ritenere che la contraccezione d’emergenza sia inefficace una volta che sia avvenuta l’ovulazione ed inoltre escludono che la contraccezione d’emergenza abbia effetti negativi su di una gravidanza già instaurata.
In particolare, la somministrazione del levonorgestrel, il contraccettivo d’emergenza attualmente in commercio in Italia, impedisce l’ovulazione solo se i fenomeni che la precedono (l’incremento dell’ormone LH) non sono ancora iniziati. Al contrario l’Ulipristal può impedire l’ovulazione anche in una fase più avanzata (quando è iniziato l’incremento dell’LH e il follicolo dominante misura oltre 18 mm), ma non quando l’ovulazione è ormai in atto. È evidente quindi che entrambi i farmaci vanno somministrati il più presto possibile dopo un rapporto sessuale non protetto, perché più il processo ovulatorio va avanti, meno risultano efficaci ed è più probabile che la paziente ovuli correndo il rischio di una gravidanza indesiderata.
Pertanto, prevedere che la prescrizione dell’Ulipristal possa avvenire solo dopo esibizione di un test di gravidanza negativo, comportando inevitabilmente un ritardo nell’assunzione del farmaco, potrebbe inficiare l’efficacia della contraccezione d’emergenza.
 

06 settembre 2011
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