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Veneto e Lombardia: due possibili modelli


23 GIU - Veneto e Lombardia: due possibili modelliPur tra le mille ombre segnalate, il rapporto identifica almeno due modelli di assistenza territoriale che, benché diversi tra loro, riescono a raggiungere l’obiettivo di garantire una presa in carico globale del paziente e un valido supporto ai familiari che lo assistono.
Il primo è quello della Regione Lombardia, dove ai pazienti affetti da SLA viene assegnato un voucher socio-sanitario che l’assistito può spendere acquistando prestazioni da un elenco di enti accreditati. Un sistema sussidiario tra pubblico, privato e no-profit che alleggerisce le famiglie di una parte importante dei notevoli costi per l’assistenza privata che, secondo dati pubblicati dallo studio, ammontano a oltre 15 mila euro nella fase iniziale della malattia e a 65 mila in quella finale. Il ruolo delle Asl lombarde è quello di programmazione, coordinamento e controllo delle attività di assistenza domiciliare, della quale l’azienda pubblica diventa garante di qualità. In tutti i centri lombardi intervistati la volontà è quella di far tornare il più possibile il paziente a casa aiutando la famiglia ad assisterlo. Anche per questo le Asl si occupano di formare i caregiver sui fondamenti assistenziali minimi per accudire a domicilio il proprio caro.Una recente normativa regionale, inoltre, tra le misure a favore dei familiari prevede, oltre che contribuiti economici, la gratuità dei “ricoveri di sollievo” fino a 90 giorni nell’arco di un anno nella Residenza Sanitarie per Anziani e Residenze Sanitarie per Disabili.
È il medico di medicina generale, invece il fulcro del sistema veneto. È a lui infatti che viene affidato il compito di attivare l’assistenza domiciliare per ipazienti affetti da SLA. Il servizio viene poi erogato delle stesse Asl. Nei distretti sanitari sono istituite delle commissioni per la valutazione e l’elaborazione dei progetti assistenziali per i non autosufficienti, con la volontà, dove le condizioni lo consentono, di assistere la persona al proprio domicilio, attivando cure domiciliari o servizi diurni. Dove non è possibile assistere a domicilio è previsto l’inserimento nelle residenze sanitarie assistenziali, attraverso l’attribuzione di un punteggio per l’accesso. La persona affetta da SLA in Veneto può comunque contare su una presa in carico globale attraverso l’integrazione dei servizi e delle diverse figure professionali coinvolte: il medico di famiglia che si fa garante dell’intero percorso assistenziale e poi infermiere di servizio assistenziale a domicilio e medici specialisti.

23 giugno 2010
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