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Prevenzione e screening


08 MAR - La Asl sollecitano 9,5 milioni di italiani. Ma risponde solo il 45%. Dai dati relativi all’anno 2010 emerge infatti che in un anno3.450.000 persone sono state invitate a sottoposti allo screening cervicale, 2.496.000 a quello mammografico e 3.464.000 allo screening colorettale. Ma delle persone invitate, sono solo circa 4.300.000 quelle che hanno accettato l’invito e, rispettivamente, 1.375.000 per lo screening cervicale, 1.382.000 per quello mammario e 1.582.000 per quello colon rettale.
Peccato, considerato che questa attività, pur su un numero ridotto di potenziali pazienti, ha portato all’identificazione e al trattamento di 6.015 cancri mammari (31% dei tumori della mammella incidenti in Italia fra i 50 e i 69 anni, secondo le più recenti stime), 4.597 lesioni CIN2+, 2.916 cancri colorettali (15% dei cancri colorettali incidenti nella fascia di età 50-69) e 15.049 adenomi avanzati.

Un quadro dunque non del tutto negativo, per quanto riguarda la prevenzione, ma che fa emergere chiara la distribuzione a macchia di leopardo sul territorio nazionale, quando si parla di screening. Ad esempio, se l’estensione nominale dello screening per il cancro cervicale (ovverosia la percentuale di donne in età target residenti in un’area dove un programma di screening è attivo) è leggermente aumentata rispetto al 2009, raggiungendo l’80% della popolazione target con una distribuzione non dissimile sulle macroaree del Paese, è anche vero che due Regioni del Nord Italia (Lombardia e Liguria) hanno deciso di non implementare tale screening su tutto il proprio territorio. Per questo l’estensione reale (la percentuale di donne in età target 25-64 che ricevono regolarmente una lettera di invito) è diminuita raggiungendo nel 2010 il 65% della popolazione target, quando nel 2009 era arrivata al 67%. Tuttavia, è incoraggiante notare come 5-6 anni fa la copertura effettiva fosse intorno al 50% in Italia complessivamente e intorno al 40% nel Sud Italia.

Per quanto riguarda lo screening mammografico: l’estensione nominale è circa il 92%, dato che corrisponde a un’attivazione totale secondo i criteri europei, ma in leggero calo rispetto al 2009, ma le differenze fra le aree geografiche si fanno più evidenti quando si considera l’estensione reale. Anche in questo caso vediamo un lieve calo rispetto al 2009 (69,5%), ma il dato più importante è che la distanza fra il CentroNord e il Sud rimane rilevante: infatti se per il secondo valore si raggiunge il 89% al Nord e il 77% al Centro, la percentuale scende a meno del 38% al Sud.
La leggera diminuzione nel primo valore, invece, deriverebbe secondo gli esperti solo dalla temporanea chiusura di alcuni programmi nel Sud Italia, dato che evidenzia ancora di più la disomogeneità fra le aree del Paese. “Infatti la diffusione nel Centro-Nord è completa, mentre nel Sud e nell’Italia insulare si ferma al 75%”, scrivono gli autori. “È comunque da rimarcare che nel Sud 6 anni fa si raggiungeva solo il 10%”.
 
Per quanto concerne lo screening colorettale, invece, considerando entrambe le politiche di screening adottate in Italia, nel corso del 2010 l’estensione nominale ha raggiunto il 66% del territorio nazionale, un risultato importante sia nel confronto con le altre esperienze europee che in confronto alla diffusione nei 5 anni precedenti: in Italia la diffusione fino a metà degli anni Duemila erano infatti presenti solo pochi programmi pilota.
Anche in questo caso, le differenze fra il Nord e il Sud del Paese sono piuttosto marcate. L’estensione nominale è vicina al 90% nel Nord, uguale all’80% nel Centro e solo di poco superiore al 30% al Sud, anche se qualcosa si sta muovendo in quell’area. Ma le differenze si acuiscono ancor più quando si considera l’estensione reale: questo parametro infatti risulta pari rispettivamente al 78% al Nord, al 45% al Centro, mentre arriva addirittura solo all’8% al Sud.
 
Fonte: Rapporto 2012 dell’Osservatorio nazionale screening
 

08 marzo 2013
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