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Cronologia del terrore


06 GIU - Il 22 maggio, la Germania lancia l’allarme: è stato registrato un significativo incremento nelle segnalazioni di Sindrome Emolitico Uremica e diarrea emorragica causata da Escherichia coli produttori di verocitotossina. Due giorni dopo scende in campo l’Ecdc, l’European Centre for Disease Prevention and Control. Tramite il programma su Food and Waterborne Diseases and Zoonoses dà il via a un’inchiesta sulla vicenda.
Ancora 3 giorni - siamo al 27 maggio - e la Germania aggiorna la conta delle segnalazioni: dal 25 aprile sono stati registrati 276 casi di Sindrome Emolitico Uremica. E la distribuzione nella popolazione presenta un’anomalia: a differenza di quanto avviene in genere, la sindrome non si verifica nei bambini, ma nell’87 per cento dei casi riguarda adulti. Donne soprattutto (68% dei casi). In più si sono già registrati 2 decessi.
Il sierotipo di Escherichia coli identificato è l’O104:H4. Non era stato finora responsabile di alcuna epidemia. Due ceppi isolati si sono già dimostrati resistenti alle cefalosporine di terza generazione, trimetoprim/sulfametossazolo e alle tratracicline.
Intanto, si identifica l’area da cui l’epidemia può essere partita: è il nord della Germania, in particolare Amburgo, la parte settentrionale della Bassa Sassonia e lo Schleswig-Holstein, la più settentrionale delle 16 regioni tedesche.
I ricercatori brancolano nel buio. Prima il dito è puntato su un’azienda di catering che rifornisce i bar, poi i sospetti cadono sugli ortaggi: pomodori cetrioli, lattughe. Le autorità tedesche consigliano di non consumare i prodotti.
Analisi di laboratorio confermano la presenza del batterio in due partite di cetrioli venuti dalla Spagna. È psicosi.
Arrivano da altri Stati europei le prime segnalazioni di pazienti vittime dell’epidemia.
Ad oggi (6 giugno) si contano quasi 2250 contagi in Germania con 21 decessi (15 dei quali dovuti a Sindrome Emolitico Uremica), 2 in Austria, 1 nella Repubblica Ceca, 18 in Danimarca, 1 in Finlandia, 10 in Francia, 8 in Olanda, 1 in Norvegia, 1 in Polonia, 1 in Spagna, 47 in Svezia (dove il batterio killer ha fatto anche un morto, 11 nel Regno Unito. E grava il sospetto su 4 casi segnalati negli Usa.
Ma lo stesso giorno, in una conferenza stampa ad Hannover, il ministro dell'Agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann, annuncia la svolta. Siamo “sulla pista giusta. Abbiamo identificato un prodotto che è stato fornito in tutte le località in cui si sono verificate vaste infezioni di Ehec”. Si tratta dei germogli di soia prodotti da cooperativa biologica. Le prime analisi sembrano confermare il sospetto. Ma si è ancora in attesa delle prove definitive.
Intanto si ricomincia con i divieti: evitare di consumare il prodotto. Fino al contrordine.
6 giugno: assolti anche i germogli. 

06 giugno 2011
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