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Epatite: l’Oms potrebbe dichiararla presto “priorità sanitaria globale”


La designazione porterà a uniformare gli sforzi per sconfiggerla. In Italia, intanto, le associazioni chiedono al Governo di riconoscerla come problema di salute pubblica e di inserirla nel Piano Nazionale della Prevenzione

17 MAG - Potrebbe arrivare in questi giorni da Ginevra, dove i 193 membri dell’Oms sono riuniti per l’Assemblea Mondiale della Sanità, una risoluzione in grado di cambiare il destino della lotta all’epatite virale. L’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe infatti riconoscere le epatiti come priorità sanitaria globale. “È una svolta storica - ha commentato Ivan Gardini, presidente di EpaC Onlus, la principale associazione di riferimento in Italia per le persone colpite da epatite. “Ciò potrebbe portare a uniformare gli sforzi per sconfiggerla, determinando sostanziali cambiamenti nelle politiche di prevenzione e informazione adottate dai Governi dei singoli Stati”.
Si stima che una persona su 12 nel mondo sia venuta a contatto con i virus Hbv o Hcv. E la maggior parte lo ignora. Ogni 30 secondi un individuo muore a causa delle complicanze di queste malattie, per un totale di un milione ogni anno. Globalmente sono 500 milioni i portatori cronici.
Nonostante questi numeri, a oggi, l’Oms non si è mai espressa per indirizzare gli sforzi per combattere quella che è divenuta un’epidemia globale. Anche se non ha mancato di mostrare sensibilità al problema: negli anni scorsi ha per esempio commissionato un report alla World Hepatitis Alliance, una organizzazione no profit che rappresenta oltre 280 associazioni che nel mondo tutelano i malati di epatite B e C.
Dalla relazione è emerso che “l’80% dei Paesi ritiene che le epatiti rappresentino un’urgente questione di salute pubblica globale”, ha illustrato Gardini. “Ma solo il 70% ha adottato strategie di controllo e prevenzione a livello nazionale, che sono tra l’altro da verificare per controllarne la reale efficacia. Un terzo degli Stati non possiede dati relativi alla prevalenza delle due patologie, più dei due terzi richiedono aiuto per migliorare le misure di sorveglianza. E solo il 41% dei Governi ha avviato campagne di sensibilizzazione negli ultimi cinque anni”.
Allarmanti i dati nei Paesi in via di sviluppo, visto che solo nel 4% di questi Stati è possibile sottoporsi al test per verificare la presenza dei due virus.
Anche l’Italia, dal canto suo, presenta una situazione allarmante. “Nel nostro Paese – ha aggiunto Gardini – vi sono più di 2 milioni di persone con infezione cronica da virus Hbv e Hcv.  Sono circa 600 mila i portatori cronici del virus dell’epatite B e 1 milione 600 mila quelli del virus dell’epatite C. Ogni anno si registrano oltre 20 mila decessi per malattie del fegato, in larghissima parte causati dalle complicanze dei due virus”.
Una diffusione talmente ampia da spingere l’associazione a fare una richiesta esplicita alle istituzioni. “Per ridurre il disastroso impatto sociale fatto di sofferenze, disagi e mortalità, chiediamo al Governo di riconoscere queste malattie e le relative complicanze come problema di salute pubblica e l’inserimento urgente delle epatiti nel Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012, anche con finalità di prevenzione oncologica perché i virus Hbv e Hcv rappresentano agenti infettivi oncogeni”, ha affermato Gardini.
 
 
Antonino Michienzi  

17 maggio 2010
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