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Malattie croniche: 9 morti su 10 dipendono da loro. Ma solo nei Paesi ricchi


Nel mondo sono responsabili di 2 morti su 3. Ma il dato medio nasconde una realtà allarmante: nei Paesi a più basso reddito 3 morti su 4 sono ancora dovute a malattie infettive, complicazioni del parto e malnutrizione.

15 SET - Il 63 per cento dei 57 milioni di decessi che si sono registrati nel mondo nel 2008 sono imputabili alle malattie croniche. A causare la maggior parte di essi - circa 36 milioni - soltanto 4 classi di malattie: quelle cardiovascolari (responsabili del 48% dei decessi), il cancro (21%), le malattie respiratorie (12%) e il diabete (3%).
Sono questi numeri ad aprire il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità Noncommunicable Diseases Country Profiles 2011 che fa il quadro epidemiologico in 193 Paesi. Il documento sarà la base di discussione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che i prossimi 19 e 20 settembre sarà dedicata alle malattie croniche.
Il report fornisce un quadro dettagliato, nazione per nazione, dell’impatto delle malattie non trasmissibili sulla mortalità, la prevalenza dei fattori di rischio, la capacità del Paese di rispondere a queste patologie.
E basta sfogliare le schede per accorgersi che i valori medi dicono poco della realtà. Se infatti nei Paesi europei 
le malattie croniche incidono per circa il 90 per cento sulla mortalità totale (e per il 95% nei Paesi dell’ex Jugoslavia), in molti Paesi africani non raggiungono il 25 per cento. In Zimbabwe, Burkina Faso, Repubblica democratica del Congo, Chad toccano appena il 21 per cento della mortalità totale. In Mali il 20. In Niger addirittura il 16, con le malattie cardiovascolari che contribuiscono al 6 per cento della mortalità totale, il cancro al 3, le malattie respiratorie al 2, il diabete all’1.
Segno che le malattie infettive, la mortalità materna e perinatale, la malnutrizione mietono ancora centinaia di migliaia di vittime nei Paesi a basso reddito.
Nè è questo l’unico dato che mostra la cesura netta tra Paesi ricchi e poveri. Nel 2008 più di 9 milioni di morti attribuite alle malattie croniche sono avvenute prima dei 60 anni. Ma se nei Paesi ad alto reddito muore prima dei Sessanta il 13 per cento delle persone affette da una malattia cronica, in quelli a basso reddito la percentuale sale al 41 per cento. Non è un caso allora che 9 morti su 10 tra quelle che avvengono prima dei 60 anni si verifichino nei Paesi a basso e medio reddito.
AZIONI SU MISURA - “Questo report indica dove ciascun governo deve concentrarsi per prevenire e trattare i quattro maggiori big killer: cancro, malattie cardiache e ictus, malattie polmonari e diabete”, ha commentato Ala Alwan, Assistant Director-General for Noncommunicable Diseases and Mental Health all’Oms. E gli interventi maggiori sono attesi sui fattori di rischio. Le stime dell’Oms parlano chiaro: la pressione alta è responsabile del 13 per cento della mortalità globale, il fumo del 9 per cento, la glicemia elevata del 6, così come l’inattività fisica, il sovrappeso e l’obesità del 5.
Negli ultimi anni, nei Paesi ad alto reddito, gli interventi hanno sortito qualche risultato risultato nell’abbassamento dei livelli medi di pressione e colesterolo, ma di pari passo è cresciuta la prevalenza dell’obesità e della glicemia alta. Mentre nei Paesi a medio reddito si amplia la platea delle persone che aderisce a stili di vita a rischio.
ITALIA PROMOSSA - E l’Italia? Il nostro Paese è perfettamente in linea con gli altri Stati ad alto reddito. Se si escludono i Paesi della ex Jugoslavia, presenta i più alti tassi di mortalità per malattie croniche (incidono per il 92 per cento sui decessi totali). Il 41 per cento delle morti sono dovute alle malattie cardiovascolari, il 28 per cento al cancro, il 5 per cento a malattie respiratorie, il 4 per cento al diabete.
Continua a rimanere alta la diffusione di fattori di rischio: sia comportamentali (fuma il 19,6 per cento della popolazione e non svolge regolare attività fisica il 56,6) sia metabolici. Su quest’ultimo fronte, nell’ultimo trentennio si è registrata una riduzione significativa della pressione sistolica media, più marcata nelle donne che negli uomini, mentre, dopo un ventennio di calo, si registra una risalita dei livelli di colesterolo totale.
Per l’Oms è buona anche la capacità del nostro Paese di rispondere alle malattie croniche. Se si esclude la pecca dell’assenza di un registro dei tumori che copra tutto il territorio nazionale, l’Italia è promossa su tutti gli indicatori (guarda la scheda completa dell’Italia).
 
Antonino Michienzi 


15 settembre 2011
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