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Scuola. Assistenza ai disabili non va: è “disorganizzata, inadeguata e omissiva”. Corte dei conti boccia quinquennio 2012-2017 


Tra le criticihe “la presenza di un legame tra disabilità e accertamento medico-legale non è in linea con quello espresso dalla Convenzione Onu e la certificazione del deficit continua ad essere un’attestazione di natura medica”. Non scolastica sottolinea la Corte. Gli studenti con bisogni sono raddoppiati in tutte le regioni", i docenti dedicati sono 154mila, il costo per lo Stato è di 5,1 miliardi. LA RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI.

31 LUG - I numeri del personale docente per il sostegno agli alunni disabili nella scuola sono sempre cresciuti passando da quota 110.216 nel 2014 ai 154.432 dell’ultima stagione (un terzo sono insegnanti in deroga).

Il tetto di un docente in deroga ogni 138 alunni è stato a lungo non rispettato e alla fine abolito. Il problema è che sono cresciute anche le certificazioni di disabilità raggiungendo nel 2016 le 254.366.

Ognuna di queste comporta una spesa media di 33 mila euro l'anno: 5,1 miliardi il totale. “Il fenomeno è da tenere sotto osservazione - dice la Corte dei conti nella sua Relazione sugli “interventi per la didattica a favore degli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali (anni 2012-2017)”- attraverso un continuo monitoraggio dei posti di sostegno in deroga e la crescita di un sistema di verifica”.

A proposito del sempre contestato rapporto tra sostegno e medicalità, si legge: “La presenza di un legame tra disabilità e accertamento medico-legale non è in linea con quello espresso dalla Convenzione Onu e la certificazione del deficit continua ad essere un’attestazione di natura medica”. Non scolastica sottolinea la Corte.

Anche il meccanismo delle politiche scolastiche di sostegno non va per “l’accelerata mobilità del personale docente, di sostegno e no”.
Secondo la Corte così non si favorisce l’integrazione, “talché sarebbe necessario individuare soluzioni organizzative che agevolino la continuità didattica per l’alunno diversamente abile”. 

Gli alunni disabili sono passati dal 2,3% dell’anno scolastico 2011-2012 al 2,9% del 2016-2017 con un aumento del 26% in cinque anni.

In Calabria, alle elementari, il 4,46% degli alunni ha bisogno di aiuto, il 4,74% in Abruzzo alle medie e, sempre in Abruzzo, il 3,66% alle superiori.
Nella scuola dell’infanzia e nelle superiori la maggiore concentrazione di alunni diversamente abili è in Centro Italia, nella primaria si registra nel Meridione, nelle medie al Nord. In generale, negli ultimi cinque anni la disabilità nell'infanzia (3-6 anni) è percentualmente raddoppiata in tutte le regioni.
 
Dai dati Istat l’8,5% delle famiglie di alunni con bisogni (scuola primaria) ha presentato un ricorso al tribunale civile o amministrativo per avere un maggiore numero di ore di sostegno. Al Sud nel 2016-2017 secondo i dati Miur ci sono state 24 sentenze sul tema in Campania, 30 sentenze e 12 ordinanze in Lombardia, 228 sentenze e 175 ordinanze in Sicilia con un ripristino, qui, di 2.292 ore di sostegno. In Campania, nel 2015, c’erano 1.008 alunni ospedalizzati.

La Corte dei conti a partire dal 2012 ha evidenziato diverse lacune informative nei documenti forniti dall’OVI, l’organismo di valutazione del Miur, che ha validato annualmente la relazione predisposta dall'amministrazione, nella quale si dà conto dei risultati raggiunti in relazione agli obiettivi strategici, strutturali e operativi previsti nel corrispondente piano della performance.

La Corte sottolinea in particolare:

- l’impossibilità di individuare tra più interventi considerati affini quelli specifici per la disabilità e, quindi, rilevarne una loro quantificazione e valutazione;

- la realizzazione dei risultati pari al valore massimo atteso (del 100%) in assenza di parametri specifici ed indicatori di quantità.

La Corte commenta che “la coesistenza sul tema di scuola, enti locali e servizi sanitari ha mostrato la farraginosità dell’impianto, la genericità delle intese e un’estrema frammentarietà degli interventi”.

Troppa frammentarietà degli interventi di cui fanno le spese studenti e famiglie.

E ci sono “carenze in tema di dati e indicatori sulla qualità dell’istruzione e dell’inclusione degli studenti con disabilità”: sono pochi gli interpreti della lingua dei segni per bambini sordi, limitati il materiale didattico e le tecnologie di ausilio.

Secondo la relazione il rapporto di autovalutazione nelle scuole, in relazione a una serie di domande specifiche (sulle attività di inclusione, sui docenti, sugli alunni con Bes, sui piani didattici personalizzati, sull’accoglienza dei minori stranieri e i temi dell’intercultura), ha evidenziato che:

- chi presenta maggiori difficoltà di studio sono gli alunni con ritmi, livelli di apprendimento, interessi e stile cognitivo che non trovano corrispondenze nel contesto scolastico; portano in classe difficoltà personali e sociali trasformando lo studio e la condotta in un conflitto;

- il monitoraggio e la valutazione dei risultati raggiunti avviene nell’ambito delle riunioni di team e di classe oppure nelle riunioni dei gruppi di istituto e in quelle tecniche. Gli interventi risultano efficaci quando tra i docenti c’è sintonia, creatività, scambio di punti di vista, capacità di progettazione trasversale. gli interventi di potenziamento risultano efficaci se mobilitano motivazione intrinseca e capacità di autoregolazione;

- la presenza di docenti formati nelle tecniche di gestione dell’apprendimento è fondamentale in quanto esiste la difficolta nell’individuazione degli alunni con Bes;

- i finanziamenti per la realizzazione dei progetti di inclusione, la personalizzazione degli apprendimenti e per l’organizzazione dei corsi di alfabetizzazione, nonché in generale per la formazione sulla didattica inclusiva, non risultano adeguati. Le risorse tecnologiche e il materiale da utilizzare per la programmazione personalizzata non sono sempre sufficienti.

Anche il primo Rapporto dell’Italia all’Osservatorio nazionale al Comitato sui diritti delle persone con disabilità (Crpd) con particolare riferimento ad alcune notazioni, “ha suscitato meritevole interesse” e la Corte ne condivide le osservazioni:

- esistenza di molteplici definizioni di disabilità in tutti i settori e nelle regioni che evidenziano un divario territoriale, sociale e di contesto con evidenti ricadute sull’accesso al sostegno ed ai servizi;

- presenza di un legame tra disabilità e accertamento medico-legale non in linea con quello espresso dalla Convenzione;

- insufficienza dei dati a livello nazionale sul numero dei minori con disabilità di età compresa tra 0 e 5 anni, sulla disaggregazione per età, sulla tipologia di disabilità e sul sesso che sono di fondamentale rilevanza per determinare il quadro conoscitivo.
 
In particolare, sul terreno dell’educazione, il Comitato ha rilevato che:

- i dati relativi ai reclami e al monitoraggio degli standard di accessibilità sono insufficienti e carenti in tutti i settori pubblici;

- i dati e i relativi indicatori sulla qualità dell’istruzione e dell’inclusione degli studenti con disabilità nella scuola e nelle classi ordinarie, sulla qualità della formazione dei docenti compresa la formazione iniziale e in servizio, sull’educazione inclusiva e sull’attuazione di leggi, decreti e regolamenti sull’educazione inclusiva, sono mancanti;

- l’ausilio di interpreti della lingua dei segni per bambini sordi che ne fanno richiesta non risulta attribuito per tempo oppure risulta inevaso;

- il materiale didattico e di tecnologie di ausilio non raggiunge tutti i destinatari oppure non è assegnato per tempo.
 
Il rapporto conclude, condividendo appunto le osservazioni della Crpd, che se la mappatura dello stato di attuazione delle politiche di integrazione scolastica è “un’attività complessa e multiforme”, una raccolta dati sistematica che “comprovi la coerenza delle politiche nazionali con gli obiettivi dei documenti nazionali, europei e internazionali, è opportuna e necessaria. Oltre a definire metodi e procedure di analisi dei dati, occorre che gli stessi siano basati su concetti e definizioni comuni, ispirati all’evidenza numerica e statistica”.
 
Secondo la Corte “per l’azione di monitoraggio delle azioni intraprese, occorrono indicatori di quantità e qualità della partecipazione all’istruzione e alla formazione, dell’accesso al sostegno, del rendimento scolastico, dell’inserimento nel mondo del lavoro e, per l’efficacia dei sistemi di integrazione scolastica ed indicatori, sull’efficienza della spesa”.

In sintesi il rapporto evidenzia l’inadeguatezza di una pianificazione delle risorse per l’integrazione a livello centrale definendola “un’incapacità previsionale dell’amministrazione”, poi la rigidità delle procedure operative, la debolezza esecutiva degli strumenti di coordinamento fra le diverse istituzioni, i ritardi nell’erogazione delle risorse alle scuole, la mancanza di informazioni ispirate all’evidenza statistica dei dati, la carenza nell’attività di valutazione dell’efficacia delle prassi di integrazione e inclusione, l’incertezza ed episodicità delle risorse finanziarie dedicate.

31 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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