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Perché gli italiani ricorrono alla procreazione assistita?


12 LUG - Se ci si chiede se il ricorso alla Pma derivi in percentuale più dall’infertilità degli uomini o da quella delle donne, la risposta è semplice: da entrambi nella stessa misura. Nel caso di tecniche di livello I il motivo è infatti un quarto delle volte dipendente da problemi dei primi e un quarto delle seconde. Similmente, nel caso di tecniche di livello II e III, uomini e donne si spartiscono equamente i due terzi delle cause del ricorso alla procreazione assistita.
Tuttavia, il motivo della sterilità rimane sconosciuto per almeno un terzo delle coppie che scelgono l’inseminazione semplice e in un caso su sette per chi deve sottoporsi a tecniche complesse.
I dati possono essere facilmente trovato tra i numerosi riportati nell'ultima relazione del Ministro della Salute al Parlamento italiano riguardo lo stato di attuazione della legge 40/2004 – che come detto è quella che nel nostro ordinamento giuridico regola l'accesso alla procreazione medicalmente assistita (Pma).
 
Sia per l'uomo che per la donna la capacità di procreare matura lentamentein un tempo compreso tra gli 11 e i 18 anni, per raggiungere il suo apice tra i 20 e i 25. Successivamente, la fertilità maschile e femminile segue percorsi temporali diversi: se si possono trovare uomini ancora in grado di procreare anche in età avanzata, per la donna la fertilità comincia a decrescere progressivamente dopo i 30 anni e termina nella maggior parte dei casi intorno ai 50 anni, con l'arrivo della menopausa. Tuttavia, l’infertilità non è un problema che riguarda solo le donne in menopausa.
I motivi per cui una coppia decide di sottoporsi a procreazione medicalmente assistita possono essere molteplici e dipendere sia dal partner maschile che da quello femminile.
Nel caso di inseminazione artificiale semplice, questi sono da attribuire nel 24,8% dei casi al partner maschile, nel 24,3% alla donna, mentre nel 15,1% è presente indicazione di infertilità in entrambi i membri della coppia. Inoltre, il fattore genetico di sterilità si registra solo nello 0,2% dei casi, mentre addirittura nel 33,3% dei casi l'origine della difficoltà nel concepimento non è chiara (altri fattori rappresentano circa il 2,2% dei casi).
La distribuzione dei fattori che influenzano la scelta di sottoporsi a tecniche più complesse di procreazione assistita (di livello II e III) è invece leggermente diversa: nel 32,7% dei casi si tratta di problemi dell’uomo, nel 34,8% della donna, nel 18% di entrambi; in questo caso i numeri delle situazioni la cui causa è sconosciuta, invece, precipitano al 14%, mentre il fattore genetico sale allo 0,5%.

12 luglio 2012
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