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“No all’autonomia differenziata che di fatto uccide il Ssn”. L’Anaao si appella al Governo


Il sindacato della dirigenza medica e sanitaria dopo il sollecito di Veneto ed Emilia Romagna all’Esecutivo ribadisce il suo no: “È di fatto un attacco al Servizio sanitario nazionale e ai suoi operatori i cui diritti e le cui condizioni di lavoro sarebbero ulteriormente frammentati e balcanizzati dando una spinta ulteriore alla fuga dal servizio pubblico in atto”.

22 FEB - “La strana coppia della politica italiana, Bonaccini-Zaia, torna a chiedere al Governo l’autonomia differenziata su materie rilevanti, tra le quali la sanità”. E l’Anaao Assomed ribadisce la sua “netta contrarietà a un progetto che assesterebbe il colpo di piccone definitivo a quello che resta di nazionale e di pubblico del Servizio Sanitario. Un attacco in piena regola ai diritti di cittadinanza e a quelli del lavoro, vista l’aspirazione, nemmeno nascosta, delle autocrazie regionali di vanificare i contratti nazionali prima ancora che vengano sottoscritti”.
 
“Il federalismo sanitario – prosegue - nato con la modifica del titolo V, ha già prodotto la “salute diseguale” con il suo ampio corredo di differenze, diseguaglianze, divaricazioni nella accessibilità ai servizi sanitari tra varie aree del Paese. Vanificando uno degli obiettivi principali della Legge 833 del 1978, istitutiva del SSN. Il progetto che oggi si chiede al Governo di assecondare, favorisce le spinte verso l’egoismo territoriale, ridimensiona il contributo fiscale delle regioni più ricche, sottrae al servizio sanitario la connotazione di bene pubblico nazionale, quello che durante la pandemia era “il bene comune più prezioso”, quello che ci ha permesso di uscire meglio e prima degli altri dall’emergenza, per fargli assumere una valenza locale. Senza nemmeno scalfire il paradosso di una mobilità sanitaria che condanna le Regioni più povere, in pratica il Sud del Paese, a fare da bancomat di quelle più ricche”.
 
“Per assecondare la bulimia di potere di alcune Regioni – sottolinea - , estesa fino alle carriere dei professionisti della sanità pubblica, non si può declinare un diritto indivisibile, l’unico che la Costituzione definisce fondamentale, in 21 modalità differenti in termini di accesso e di esiti, a parità di condizioni giuridiche tra un cittadino lombardo e uno campano. In contrasto con la pari dignità dei cittadini prevista dall’articolo 3 della Costituzione e con l’articolo 32 che caratterizza il diritto alla salute come proprio dell’individuo, andando oltre la stessa condizione di cittadinanza”.
 
“La richiesta di autonomia differenziata – rileva il sindacato - avanzata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in tema di sanità è di fatto un attacco al Servizio sanitario nazionale e ai suoi operatori i cui diritti e le cui condizioni di lavoro sarebbero ulteriormente frammentati e balcanizzati dando una spinta ulteriore alla fuga dal servizio pubblico in atto”.
 
Per questo Anaao Assomed si “appella al Governo, al Presidente del Consiglio, al Ministro della salute affinché alle parole di gratitudine espresse nei confronti degli operatori sanitari seguano fatti concreti a difesa del loro lavoro e di una sanità pubblica e uguale per tutti i cittadini. E al Parlamento affinché non avalli un attacco alla Costituzione e alla stessa unità del Paese assicurando il massimo impegno delle categorie professionali che rappresenta per garantire che i diritti fondamentali siano esigibili allo stesso modo per tutti i cittadini, e per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla residenza e mantenere al diritto alla salute una dimensione nazionale”.

22 febbraio 2022
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