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Il Dm 71 all’ultimo miglio. Ma su impegno per maggiori risorse il Mef non sembra intenzionato a mollare la presa

di Luciano Fassari

Dopo la fumata nera della scorsa settimana in Stato-Regioni sull’intesa per i nuovi standard dell’assistenza territoriale Governo e Regioni sono al lavoro per tentare di arrivare ad un accordo in settimana. Il nodo riguarda l’impegno per nuove risorse ma i margini di trattativa sono strettissimi.

22 MAR - Sembrava tutto fatto la settimana scorsa in Conferenza Stato-Regioni per quanto riguarda l’approvazione del Dm 71 con i nuovi standard per l’assistenza territoriale. Una riforma attesissima che promette di ridisegnare il sistema di cure primarie del Servizio sanitario nazionale. Ma come abbiamo scritto giovedì scorso nel pomeriggio era arrivata la fumata nera, ufficialmente perché il Mef non aveva avuto il tempo necessario per esaminare l’ultima bozza concordata da Ministero della Salute e Regioni.
 
Ma il problema non era solo di tempo e tantomeno le ultime limature al contenuto tecnico del Dm 71. La questione riguarda le condizioni poste dalle Regioni per giungere all’intesa e soprattutto la richiesta dei presidenti per un impegno politico a trovare più risorse per assumere il personale da far lavorare in Case della Comunità, Ospedali di Comunità e più in generale in tutte le nuove articolazioni del territorio. I soldi per le Regioni non bastano per realizzare la riforma.
 
Il tema è stato molto dibattuto anche ai massimi vertici tra il Ministro Speranza e il titolare del Mef Franco, con il primo che vuole portare a casa al più presto l’intesa in Stato-Regioni per far partire la macchina e il secondo che deve far quadrare i conti su cui pesa, non da ultimo, anche l’emergenza rincari causata dal conflitto russo-ucraino.
 
Oggi è previsto un nuovo confronto proprio tra Franco e Speranza per smussare le posizioni anche se appare evidente che il Mef non pensa proprio a impegnarsi nel prossimo futuro a immettere nuove risorse. Il ragionamento che si fa a via XX Settembre è che i soldi per l’attuazione del Dm 71 sono già state quantificate: ci sono i soldi del Pnrr e gli aumenti al Fondo sanitario per i prossimi 3 anni, oltre agli interventi per far quadrare i bilanci regionali provati da due anni di pandemia.
 
Dall’altro lato le Regioni lamentano che con il caro dei prezzi delle materie prime i costi sono sottostimati e soprattutto, i ristori messi a disposizione dal Governo per il Covid non sono sufficienti e molte regioni rischiano seriamente di presentare bilanci in rosso. Nel mezzo si trova appunto il Ministro Speranza che sa bene che la riforma del territorio è la madre di tutte le riforme e che non si può perdere altro tempo visto che le scadenze imposte dal Pnrr non consentono ritardi.
 
Ma come andrà a finire? È molto probabile che il Mef terrà duro e che le Regioni, perlomeno nel breve termine, dovranno arrangiarsi con quanto già stanziato e che già questa settimana venga convocata una Stato-Regioni straordinaria per chiudere l’intesa. Ma è chiaro che il braccio di ferro non terminerà qui e che nei mesi e negli anni a venire la ‘questione soldi’ terrà ancora banco nel sempre complicato rapporto tra Governo e Regioni sulla sanità
 
Luciano Fassari

22 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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