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Manovra sanità. Cittadinanzattiva: “Norme su inappropriatezza sono una revisione al ribasso dei Lea”


Per il coordinatore “il contrasto all'inappropriatezza delle prestazioni non può essere la scusa per impoverire i Lea, e per scaricare i relativi costi dalle casse pubbliche alle tasche dei cittadini”. E poi a Lorenzin: “Ministro ci spieghi in base a quale metodologia e su quali "evidenze scientifiche" si definirà cosa è appropriato e cosa non lo è”

29 LUG - "Il contrasto all'inappropriatezza delle prestazioni non può essere la scusa per impoverire i Livelli Essenziali di Assistenza, e per scaricare i relativi costi dalle casse pubbliche alle tasche dei cittadini: una prescrizione inappropriata lo è sia per il SSN che per i redditi delle famiglie, alle quali quindi non può essere fatto pagare il conto dell'inappropriatezza. Oltre al fatto che un esame inappropriato non fa meno male se pagato dal cittadino". Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva in merito alle misure contenute nel DL Enti locali e alla bozza di Decreto attuativo del Ministero della Salute.

“Le anticipazioni apparse sulla stampa in merito alla bozza di Decreto del Ministero della Salute sugli esami e ricoveri inappropriati sono molto preoccupanti, perché tra gli obiettivi vi è quello di ridurre del 15%  le prestazioni a carico dello Stato: di fatto una vera e propria revisione al ribasso dei LEA. Emerge con chiarezza il ruolo della Ragioneria Generale dello Stato e della Consip nella elaborazione del decreto, così come è evidente l’assoluta mancanza di coinvolgimento delle associazioni di tutela dei cittadini! Crediamo che invece di procedere di fatto a dei semplici tagli, che non assicurano neanche che vengano tagliate proprio le prestazioni inappropriate, si investa sulla relazione con i cittadini, coinvolgendo anche le associazioni, per spiegargli quando una prestazione non serva, e anzi possa nuocere alla loro salute. Inoltre, si corre il rischio di un aumento della tensione tra le persone e i professionisti, anche perché i medici, in presenza di un ragionevole dubbio, potrebbero semplicemente scaricare sui cittadini l’onere di fare quella prestazione privatamente per non incorrere in controlli o sanzioni”.

“In quanto utenti e azionisti del SSN chiediamo al Ministro della Salute di spiegare in base a quale metodologia e su quali "evidenze scientifiche" si definirà cosa è appropriato e cosa non lo è”, ha concluso Aceti. “Non vorremmo che si prendessero come uniche evidenze quelle di carattere economico, e che coincidessero con mere esigenze di finanza pubblica. Chiediamo inoltre al Ministro che nella stesura di questo delicatissimo Decreto, sia per la competenza specifica sia a garanzia della trasparenza di tutta l'operazione, siano coinvolte nella stesura del decreto le società scientifiche e le associazioni di cittadini e di pazienti. Su questo Decreto l'attenzione del Tribunale per i diritti del malato sarà altissima e chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la salute dei cittadini e il Servizio Sanitario Pubblico di fare altrettanto. È una partita che se giocata male modificherà la natura stessa del SSN”.

29 luglio 2015
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