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Bassoli (Pd): “Tra medici e cittadini c’è poca cultura della contraccezione, soprattutto di quella primaria”


17 SET - “Non credo che sia il test di gravidanza a ostacolare l’accesso alla pillola dei cinque giorni dopo, dal momento che può trattarsi anche dello stick facilmente acquistabile in tutte le farmacie. Le ragioni del rifiuti prescrittivo dei ginecologi andrebbero quindi approfondite. È però evidente che su tutti i temi della contraccezione – anche quella non di emergenza - ci sia ancora, in Italia, un forte ritardo e poca cultura, anche da parte della classe medica”.

Ad affermarlo, commentando i dati dell’indagine Smic, è Fiorenza Bassoli, senatrice Pd e componente della XII commissione Igiene e Sanità del Senato. Secondo Bassoli, è anche “importante” che il medico abbia, all’atto prescrittivo, degli “elementi di controllo sullo stato di salute delle pazienti”. Così come “è giusto che le donne abbiano accesso a quanto scienza mette loro a disposizione”. Tuttavia, secondo la senatrice del Pd, “se la contraccezione vuole veramente essere sinonimo di salute della donna, allora l’obiettivo deve essere quello di disincentivare la contraccezione di emergenza incentivando, piuttosto, la sessualità responsabile e l’uso della contraccezione primaria, cioè non di emergenza. Se c’è un dato preoccupante del nostro Paese è proprio questo: il sistema normale di contraccezione è usato ancora da una quota troppo bassa di donne”.

Per Bassoli, quindi, “è necessario riaprire il dialogo su questi temi e aumentare l’informazione, sia tra i cittadini che tra i medici. Il mio auspicio è che il rapporto tra libertà e salute possa essere davvero paritario, cioè che le donne siano in grado di compiere le loro scelte facendo, però, attenzione alla propria salute. Questo significa ricordare alle donne, soprattutto alle più giovani, che la contraccezione di emergenza non può sostituire la più contraccezione primaria. Va insegnata la sessualità responsabile e i primi a insegnarlo devono essere i medici”.
 

17 settembre 2012
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