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Giornata Mondiale del Rene. “Un nuovo ruolo per il medico di famiglia è possibile”. Le proposte della Simg


Il Mmg può essere determinante nell’individuare precocemente i pazienti affetti da malattia renale cronica, spesso dovuta a ipertensione, diabete o scompenso cardiaco, caratteristiche proprie della maggior parte di coloro che frequentano gli ambulatori. Grazie ai nuovi strumenti una diagnosi precoce è infatti possibile

 

09 MAR - Definire una nuova collaborazione tra Medici di famiglia e specialisti nefrologi.
Questo l’obiettivo della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) che in occasione della Giornata Mondiale del Rene, che si celebra domani 10 marzo,  propone un nuovo ruolo per il Medico di famiglia per individuare precocemente i pazienti con malattia.
Una Giornata, promossa dalla Società Internazionale di Nefrologia e dalla Federazione Internazionale delle Fondazioni del Rene, per creare consapevolezza su: necessità di comportamenti preventivi, fattori di rischio, importanza di una diagnosi precoce e su come convivere con una malattia renale cronica, patologia talvolta sottovalutata, ma dalle conseguenze molto gravi, visto che può condurre a dialisi o trapianto ed è gravata da un alto rischio cardio-vascolare.

“Il Medico di Medicina Generale – afferma Gaetano Piccinocchi, Consigliere della Simg – può essere determinante nell’individuare precocemente i pazienti affetti da malattia renale cronica, spesso dovuta a ipertensione, diabete o scompenso cardiaco, caratteristiche proprie della maggior parte di coloro che frequentano i nostri ambulatori. Talvolta questi pazienti vengono curati per la patologia di cui soffrono, ma senza che si presti sufficiente attenzione alla funzionalità renale, rischiando una degenerazione verso la malattia renale cronica. Occorre dunque prestare maggiore attenzione a questo aspetto ed è necessaria una collaborazione più strutturata con gli specialisti e che le regioni si dotino di Pdta sul tema”.
 
Un apporto più significativo del medico di famiglia oggi è possibile. Il suo ruolo è rilevante anzitutto perché nei cinque stadi che contraddistinguono la malattia renale cronica, la presa in carico del paziente spetta al Mmg fino alla prima parte della terza fase. Quest’ultima, infatti, si distingue in base al filtrato glomerulare in 3a e 3b, quando poi dovrebbe subentrare il nefrologo.
“Una funzione più incisiva del Medico di famiglia oggi è possibile grazie all’informatica – evidenzia Piccinocchi – Oltre alla cartella clinica, il Mmg dispone di alcuni gestionali che permettono di identificare rapidamente i pazienti con fattori di rischio: nel momento in cui si prescrivono esami per patologie come diabete, ipertensione, obesità, il programma calcola in automatico il filtrato glomerulare, ossia la funzionalità renale, definendo lo stadio di malattia renale cronica. Questo sistema permette anche di praticare la cosiddetta medicina di iniziativa: il Mmg può valutare lo stadio di funzionalità renale dei pazienti affetti da fattori di rischio tramite i valori presenti nel database. Come ulteriore supporto, la Simg sta facendo partire un’iniziativa che permetterà di dotare i Mmg di strumenti per verificare il calcolo dell’albumina nelle urine, che costituisce un ulteriore indice di approfondimento diagnostico”.
 
I dati ufficiali relativi alla malattia renale cronica rischiano di essere sottostimati, vista la scarsa identificazione nelle prime fasi, ma aiutano, comunque, a far comprendere la gravità della patologia e delle sue conseguenze. “La malattia renale cronica ha una prevalenza al mondo nel 10% – spiega Luca De Nicola, Professore ordinario di nefrologia e Direttore della Scuola di specializzazione all’Università Vanvitelli di Napoli – in Italia, grazie alla dieta mediterranea, siamo sul 7%, quindi colpisce circa 2-2,5 milioni di individui. Negli ultimi 10 anni, però, in Italia gli ingressi in dialisi sono sostanzialmente rimasti invariati, con circa 45 mila pazienti oggi in trattamento dialitico. Inoltre, a differenza di altre patologie cronico-degenerative come ictus o infarto, la mortalità per malattia renale cronica è in crescita a causa degli elevati numeri di diabete e ipertensione”.
Secondo un’indagine dell’Anmco e dell’Iss è emerso che in Italia tra i pazienti affetti da malattia renale cronica (circa 2,5 milioni) solo il 10% ne era consapevole. “Questo – prosegue De Nicola – impone una maggiore collaborazione tra Mmg e i diversi specialisti coinvolti (diabetologo, cardiologo, nefrologo), tanto più che oggi abbiamo a disposizione numerosi farmaci per cambiare la storia naturale della malattia”. È pertanto fondamentale riferire il paziente nefropatico al nefrologo in presenza di una funzione ridotta (filtrato renale inferiore a 45 mL/min), proteinuria, anemia, ipertensione resistente alla terapia standard.
 
 
La prevenzione del danno renale può rivelarsi fondamentale, mentre in caso di avanzamento della patologia, si può disporre di farmaci efficaci e innovativi. “Negli ultimi anni, la nefrologia sta vivendo una nuova era grazie a farmaci innovativi che cambieranno la storia naturale della malattia renale cronica e rallenteranno la progressione del danno renale verso la terapia sostitutiva (trapianto o dialisi). In aggiunta agli inibitori del RAS, stanno entrando nella pratica clinica quotidiana le gliflozine, farmaci che hanno dimostrato una capacità protettiva cardio-renale – commenta Loreto Gesualdo, Professore Ordinario di Nefrologia presso l’Università di Bari – nate per contrastare il diabete, le gliflozine riducono il rischio di entrare in dialisi anche del 40%. Intervenire nella cura della patologia prima di arrivare al trattamento sostitutivo (dialisi o trapianto) influisce notevolmente anche sugli aspetti socio-economici: un paziente con malattia renale cronica, nei diversi cinque stadi, può costare da 2 a 7mila euro all’anno, ma quando inizia la dialisi può costare tra i 35 e 50mila euro per anno.
 
 
Per questo – conclude – è necessario adottare interventi di prevenzione primaria basati sui corretti stili di vita (alimentazione di tipo mediterraneo, attività fisica, astensione dal fumo, assunzione moderata di alcol, costante idratazione) che sono in grado di modificare l’incidenza della malattia renale cronica, in quanto prevengono diabete, obesità e ipertensione che rappresentano il 70% delle cause di malattia renale cronica (il restante 30% è dovuto a glomerulonefriti e malattie genetiche)”.
 

09 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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