"Gli ultimi dati Ocse smontano una narrazione della sanità territoriale italiana fatta di inappropriatezza dei ricoveri e, indirettamente, certificano invece una capacità di problem-solving molto spiccata da parte dei medici che sul territorio rispondono alle richieste dei cittadini, evitando che siano costretti a ricorrere ad ospedalizzazioni improprie".
A dirlo è il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti. Nella fotografia che delinea le caratteristiche del sistema sanitario nazionale dal 2011 al 2021 i dati che riguardano tutti i ricoveri legati a malattie croniche come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e insufficienza cardiaca congestizia (Chf); così come quelli relativi alle ospedalizzazioni causate dal diabete, confermano infatti un trend più che positivo, con l’Italia in costante miglioramento. Addirittura, guardano ad asma, Bpco e diabete, il Paese risulta al terzo posto per numero più basso di ricoveri evitabili.
"Dati che certificano l’efficacia della medicina del territorio e che rendono ancor più evidente come, rispetto al racconto che solitamente si propone ai cittadini, qualcosa non torni", prosegue il leader Fimmg. In altre parole, al di là delle opinioni, i numeri sono inequivocabili e devono essere letti nel modo giusto. Se si guarda, ad esempio al numero, di medici in rapporto alla popolazione, risulta evidente l’equilibrio con la media Ocse; ma basta andare più in profondità per rendersi conto di un pesante squilibrio a carico dei medici del territorio, il cui numero è decisamente sottodimensionato. I medici del territorio sono solo il 14% del totale dei medici e con gli specialisti all’80%, dati che rispettivamente corrispondono al 20% e al 64% della media dei Paesi Ocse in relazione al 2021.
"Appare evidente che in questo Paese si continua a parlare di potenziare il territorio, ma non si programmano risorse umane specifiche e poi si banalizza limitandosi ad uno sguardo superficiale. La vera programmazione – prosegue Scotti - parte dal rendere nuovamente attrattiva la medicina generale, potenziandola nel ruolo e valorizzandone i risultati professionali che ottiene. Incredibile che la realtà debba emergere dai dati Ocse e che nel dibattito interno, come accaduto negli ultimi anni post-Covid, la medicina del territorio appaia invece come responsabile di un fallimento di gestione del territorio. Esiste, evidentemente, un’altra storia da raccontare e di certo esistono altri colpevoli".
Il segretario generale Fimmg punta infine il dito sull’aspetto contrattuale, ricordando che i medici di medicina generale non solo assicurano una risposta efficace pur essendo pochi e in molte parti d’Italia in via di estinzione, ma lo fanno nonostante un rinnovo contrattuale sia fermo ancora al 2019. "L’etica professionale e il rispetto dei valori che da sempre ci animano ci spingono, è stato così anche nei momenti più drammatici, ad essere sempre presenti e disponibili; ma questo non significa che si possa chiedere ad una categoria di svendere la propria professionalità e il proprio futuro. La medicina generale è un bene sul quale si deve investire, perché equivale ad investire sulla tenuta del sistema sanitario nazionale".
Proprio su quest’ultimo punto si apre uno spiraglio: "Grazie all’impegno di SSIAC e delle Regioni – annuncia Scotti - ci aspettiamo di arrivare a definire il contratto 2019/2021 entro fine anno. Un obiettivo al quale stiamo lavorando con decisione da tempo e di certo non più procrastinabile, e qualunque ostacolo troveremo a questo nostro intendimento lo considereremo pretestuoso e responsabile della scomparsa del nostro ruolo nel Servizio sanitario nazionale. Ma prima di scomparire, si stia certi che ci faremo sentire".