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Biologi. In maggioranza sono libero professionisti. Scarsa l'auto-imprenditorialità


E' il risultato di un'indagine presentata dall'Enpab. Sono stati interpellati 1439 biologi, pari al 12,5% degli iscritti. Oltre 10mila i libero professionisti a fronte di circa 1.200 dipendenti pubblici. Alimenti e Nutrizione e Biomedico sono gli ambiti professionali a cui più si rivolgono.

17 MAG - La prima indagine sulla professione del biologo è stata presentata dall'Enpab (l'ente di previdenza della categoria) alla Giornata nazionale della previdenza 2013 in corso a Milano dal 16 al 18 maggio. Sono stati interpellati 1439 biologi, pari al 12,5% degli iscritti. L’attività principale prevalente è quella di libero professionista (10.133 iscritti), con un relativamente piccolo numero di dipendenti pubblici (1.254), ancor meno dipendenti di strutture private (713) che svolgono nel contempo attività libero professionale ed una residua rappresentanza di lavoro a tempo definito (533). Nella categoria “lavoro autonomo” dovrebbero essere riportati i dati di chi ha contratti di lavoro del tipo co.co.pro. o co.co.co. Esistono anche situazioni lavorative in cui il biologo, pur svolgendo nei fatti un’attività da lavoro subordinato, per esigenze del datore di lavoro stabilisce un rapporto di tipo libero-professionale caratterizzato da redditi bassi e nessuna garanzia.

Se da un punto di vista strettamente formale i biologi che hanno tali tipologie di attività sono da considerare libero-professionisti, è pur vero che essi rappresentano la fascia più debole in termini reddituali. Molti giovani, infatti, all’inizio della carriera trovano riscontri lavorativi con questo tipo di contratti. Anche professionisti più maturi possono trovarsi nelle condizioni di dover accedere a simili forme contrattuali. Come detto, tale fascia esprime redditi inferiori alla media e rappresenta un elemento debole a cui è necessario porre particolare attenzione. E’ questo il motivo per cui l’Enpab ha pensato fosse utile tentare di identificare quantitativamente, anche se in prima approssimazione, la consistenza numerica di questa particolare tipologia lavorativa.

Gli ambiti professionali. Su questo argomento si sono registrate 2.314 risposte su 1.439 questionari. Il dato sottolinea come molti biologi siano impegnati in due o più ambiti professionali contemporaneamente. Supponendo che le risposte eccedenti il numero di questionari ricevuti identifichino biologi che operano in solo due diversi ambiti professionali contemporaneamente, ne verrebbe di conseguenza che circa 7.000 iscritti hanno un’attività lavorativa principale a cui ne affiancano una seconda.
Il dato che appare molto interessante è quello relativo all’ambito denominato “Alimenti e Nutrizione” che vanta ben 2075 addetti, significativamente di più che in “Biologia Clinica”, settore di attività storica del biologo. L’Ambiente e la Ricerca Scientifica seguono con un numero molto simile di addetti (circa 690). Gli altri campi risultano minoritari.

I Master. Benché non tutte le risposte ai questionari riportino notizie circa i master e le specializzazioni di chi li ha compilati, è indubbio che la categoria abbia un’altissima qualificazione scientifico-professionale. Sui 1439 questionari ricevuti, 211 biologi riportano di aver conseguito almeno 1 master. La maggior parte di loro (117 su 211) dichiarano di aver conseguito Master in discipline inerenti gli Alimenti e Nutrizione. Ciò dimostra l’interesse della categoria verso questa sfera professionale, come momento di formazione propedeutico all’attività lavorativa. Al secondo posto in termini di numerosità troviamo i Master conseguiti in ambito Biomedico (36). Un divario tra le tematiche relative agli Alimenti e Nutrizione e quelle relative al comparto Biomedico, ancora più alto di quello già evidenziato per gli ambiti professionali. Gli ambiti Ambientale, Biotecnologico e Gestionale si attestano su livelli molto simili, di circa 10 volte inferiori a quello relativo agli Alimenti e Nutrizione e di circa 3 volte inferiore al campo Biomedico.

Le specializzazioni. L’offerta formativa in questo caso è meno variegata di quella dei Master. Il 95% dei biologi che hanno risposto al questionario ha conseguito una specializzazione in Alimenti e Nutrizione oppure nell’ambito Biomedico. Quest’ultimo è decisamente maggioritario nelle scelte totalizzando, da solo, il 77% delle risposte.

Da un primo esame dei risultati del questionario appare evidente che i biologi si rivolgono quasi esclusivamente a due ambiti professionali: Alimenti e Nutrizione e Biomedico. Paradossalmente, il campo Alimenti e Nutrizione, benché sia decisamente più seguito come attività professionale ed attività formativa a livello di Master rispetto a quello Biomedico, diviene 45 volte meno numeroso nelle scelte relative alla specializzazione da conseguire. Ambiente e Gestione (qui consideriamo la gestione sanitaria, la gestione ambientale e la gestione della qualità e la certificazione), infine, appaiono campi di attività professionale residuali.

Da una riflessione più approfondita dei dati forniti dai questionari sembra ipotizzabile dedurre che il biologo, a fronte di una solida cultura scientifico-professionale, abbia, invece, importanti carenze nel costruire quell’auto-imprenditorialità che sembra essere oggi la chiave del successo professionale. In altri termini, in nessuno dei corsi di laurea che permettono l’iscrizione all’Ordine Nazionale dei Biologi, ed in nessuna specializzazione, si insegnano i rudimenti dell’auto-imprenditorialità. La comunicazione d’impresa, la capacità di redigere un business plan, la capacità di intercettare i bisogni emergenti del mercato del lavoro, la capacità di far emergere bisogni latenti insieme a quella di anticipare i bisogni futuri sono altrettanti pietre miliari di una capacità imprenditoriale che oggi sembra essere l’unica chiave di volta per assicurarsi continuità lavorativa in un mondo in perpetuo cambiamento. Sono queste, dunque, le carenze da colmare. 

17 maggio 2013
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