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Aip: “Con ricorso al podologo si possono risparmiare costi dei ricoveri per amputazione e sofferenze al cittadino”

di Mauro Montesi

Uno studio americano fissa nel 60% la riduzione delle amputazioni a seguito dell’intervento del podoiatra. Naturalmente al centro di tutte le iniziative c’è appunto il medico di famiglia, il quale deve conoscere bene quali siano le competenze del podologo, anche per poter decidere quali siano i casi che possono essere assistiti dal podologo stesso e quelli per i quali sia effettivamente necessario il ricovero ospedaliero. 

19 OTT - Il difficile equilibrio economico, che viene attribuito al peso della spesa sanitaria rispetto al PIL e quindi alla cosiddetta sostenibilità, esige che nel quarantesimo compleanno della legge n. 833/1978 si verifichi se è ancora auspicabile mantenere il sistema sanitario –ormai regionalizzato – secondo l’impostazione culturale che ha animato la riforma oppure cambiare registro. Personalmente affermo prima di tutto che non considererei, ed anzi contrasterei, un eventuale rivisitazione che superasse due principi fondamentali, eccezionali: la generalizzazione e l’equità di accesso ai servizi. 
 
Le innovazioni riguardano molti livelli organizzativi del sistema sanitario. La ricerca farmacologica, tecnologica, gestionale modifica profondamente il rapporto fra cittadino e servizi cui accedere. La formazione professionale dovrà molto modificarsi e insieme specializzarsi, nonostante la necessità di continua flessibilità per assecondare una evoluzione più veloce di quanto siano normalmente in grado di adeguarsi le procedure normative, amministrative e gestionali.
 
La legge n. 3 dell’11 gennaio 2018, che ha per oggetto: “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonchè disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute” ha previsto tra i decreti attuativi anche quello istitutivo degli Albi delle 17 professioni sanitarie, fino ad oggi regolamentate e non ordinate, che entreranno a far parte dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Si aggiungono a quelli già preesistenti. 
 
Si è trattato di un percorso legislativo lungo, faticoso e non senza polemiche e azioni lobbistiche di contrasto. Si è confermata una miopia tecnico-scientifica espressa a suo tempo, nel 1994, quando per la prima volta si definirono i profili di 13 professioni sanitarie. Da allora hanno atteso di essere ‘ordinati’ in enti di autogoverno, necessari, per garantire il cittadino circa la professionalità e la competenza dei professionisti che svolgono l’attività sanitaria specifica.

Anche questa tornata legislativa ha subito un ingiustificato fraintendimento da parte di alcune rappresentanze mediche. Ormai dal 1994 si è sperimentato che una maggiore formazione e specializzazione degli operatori sanitari non medici migliora la qualità della cura e quindi l’efficacia dell’atto medico e demedicalizza atti impropriamente affidati ai medici, con una maggiore efficienza nell’uso delle risorse professionali e finanziarie.

La garanzia che offre ai cittadini l’iscrizione agli Albi addirittura induce alcuni professionisti che, in assenza delle nuove norme, ai erano adattati ad essere tecnici in una disciplina, operando anche in altra (es.  ostetrica/infermiera), aspirano ad iscriversi in più Albi. Per avere una interpretazione autentica della legge la sen.  Binetti ha presentato una interrogazione al Ministro della salute. Per altra situazione che riflette la stessa modalità, la Corte di Cassazione ha sentenziato: “l’iscrizione in più albi professionali è possibile solo nei casi espressamente consentiti dalla legge e dalla normativa anche di carattere deontologico che regola la professione”.

La professione di Podologo si è rivelata assai utile nella demedicalizzazione di alcune patologie del piede. È tempo che anche il nostro Paese si armonizzi con gli altri europei perfezionando il profilo di podoiatra. In tal senso il sen. Andrea Mandelli ha presentato una proposta di legge che, in precedenti legislature, avevano presentato Mariapia Garavaglia e Emilia De Biasi. Per il piede diabetico il Podologo è ‘amico’ del paziente e del medico. Si accorge per tempo, invia il paziente dallo specialista e previene i casi di amputazione. 

Basta osservare le tabelle fornite dal Ministero per constatare i costi morali e finanziari dei ricoveri per amputazioni.
 
Uno studio americano fissa nel 60% la riduzione delle amputazioni a seguito dell’intervento del podoiatra. Naturalmente al centro di tutte le iniziative c’è appunto il medico di famiglia, il quale deve conoscere bene quali siano le competenze del podologo, anche per poter decidere quali siano i casi che possono essere assistiti dal podologo stesso e quelli per i quali sia effettivamente necessario il ricovero ospedaliero.
 
Qui i dati delle amputazioni degli anno 2016 e 2015
 
 
Richiamando la cosiddetta sostenibilità del sistema sanitario, si impone una riflessione. I costi dei ricoveri per amputazione si possono risparmiare, ma soprattutto si risparmiano la sofferenza e la menomazione del cittadino. E da ultimo anche le ulteriori spese assistenziali e previdenziali.
 
 
Mauro Montesi
Presidente Associazione italiana podologi (AIP)

19 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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