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La sanità territoriale della Toscana deve essere rafforzata, non demedicalizzata

di Francesca Muti

22 FEB - Gentile Direttore,
i Pronto Soccorso sono in affanno, l’emergenza-urgenza sul territorio sotto pressione, e, intanto, i dirigenti aziendali della sanità toscana invece di trovare soluzioni puntando ad assumere più medici, soprattutto nel 118, ipotizzano di farne a meno, demedicalizzando. Così aprono le porte alle future privatizzazioni. Questa è l’unica conclusione che possiamo trarre dal combinato disposto tra le prese di posizione del dott. Simone Magazzini, responsabile della Centrale Operativa 118 di Firenze sulla carenza dei medici che operano in emergenza territoriale, e le proposte lanciate dal dottor Piero Paolini direttore della Centrale Empoli-Pistoia.

Il dott. Magazzini afferma che il 118 toscano, “è in difficoltà, anche se la Regione non sembra preoccuparsene…” ed e evidenzia, inoltre, il fatto che “ …non ha avuto ancora seguito la delibera che istituiva un gruppo di lavoro per riformare il sistema….”. Gli fa eco il dott. Piero Paolini: “La Toscana già nel 2017, aveva disegnato una riforma per ridurre il numero delle postazioni medicalizzate…”

In definitiva, da una parte si denuncia la carenza dei medici, costretti a turni massacranti, dall’altra si invoca la riforma per realizzare la riduzione delle postazioni medicalizzate. Tesi controverse sulle quali FISMU (Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti) ha più di una osservazione da fare. E anche una proposta da avanzare.

Interpretare l’ipotesi di programmazione sanitaria del sistema di emergenza toscano, sembra veramente il gioco dell’oca (un passo avanti e tre dietro!) e la soluzione proposta: cioè la riduzione delle postazioni medicalizzate, risulterebbe per i cittadini un “salto nel buio”.
Eppure la Pandemia ci ha dimostrato, seppure ce ne fosse stato bisogno, che la sanità territoriale deve essere rafforzata, non demedicalizzata.

Nell’intervista dei due dirigenti aziendali viene addirittura preso ad esempio il modello Lombardo e della Emilia Romagna, spiegando che “regioni più grandi hanno meno mezzi con il dottore !...”
Che si prenda ad esempio la Lombardia, ci sembra un vero paradosso!
La Lombardia è infatti la regione in cui la pandemia ha dimostrato con evidenza di dati (Pronto Soccorsi-PPSS in default, e numero dei morti elevatissimo!), come la sanità territoriale abbia fallito.

Pertanto , da queste dichiarazioni dobbiamo evincere che l’unico interesse delle dirigenze aziendali, oltre che ovviamente della politica regionale, è quello di smantellare il Sistema di Emergenza Territoriale.

Eppure negli anni sono state proposte diverse proposte da parte dei sindacati dei medici; fra le soluzioni indicate, quella più semplice, che avrebbe consentito di mantenere un livello di medicalizzazione congruente con quanto stabilito dai LEA (Livelli essenziali di Assistenza), sarebbe stata quella di reintegrare le carenze con i corsi che danno l’idoneità all’esercizio dell’emergenza territoriale (i CORSI DEU).

Si tratta di professionisti che pur non avendo formalmente conseguito la specializzazione in Medicina e Chirurgia d’Urgenza hanno acquisito una formazione specifica sul campo, accompagnata da Master e corsi specifici che ne fanno dei professionisti qualificati e sono di fatto una delle due gambe su cui si regge il sistema 118; questi medici, in una integrazione sempre più stretta con i PPSS, supportano in molte situazioni le carenze di tali servizi.
Aver fatto depauperare questo settore importantissimo della sanità territoriale è il vero “autogol”, il grande errore della Sanità Regionale.

Dopo anni di insistenze il 28 ottobre 2021, la Regione ha deliberato la riattivazione dei corsi di idoneità all’esercizio dell’attività di Emergenza Sanitaria Territoriale ( Del.1108 ).

Ma a distanza di 4 mesi quali sono i motivi per i quali le aziende non hanno ancora bandito i corsi DEU?

Come Fismu denunciamo l’INADEMPIENZA di Regione ed Aziende Toscane che hanno ripetutamente rassicurato la cittadinanza, ma che non hanno posto in essere misure di contrasto alla carenza di organico medico. Se si continua in una politica di tagli o controproducenti psuedo-ottimizzazioni, si andrà incontro:
- alla scomparsa di alcune professioni (Continuità assistenziale, Guardia Turistica, Medici 118/PS)
- alla riduzione della medicalizzazione del territorio con conseguente riduzione della qualità assistenziale.
- alla necessaria amplificazione del carico di lavoro sui medici in attività (già in atto!).

Per i cittadini toscani , con i Pronto Soccorsi sempre più intasati, il 118 continua a rappresentare un fiore all’occhiello del territorio…. Ma fino a quando?

I risultati di queste politiche non sono difficili da leggere: i medici sono stanchi, demotivati, frustrati. Non vedono soluzioni, non vengono ascoltati e continuano a dare segnali di voler uscire dal mondo del lavoro anticipatamente, o di non voler proprio entrare in questo mondo della Assistenza Territoriale.

La cittadinanza deve sapere che il prossimo passo sarà la privatizzazione, con affidamento dei servizi a Società private o Cooperative (la Regione Veneto Docet!)

Se, come sostiene l’Assessore Regionale Bezzini, sono necessarie scelte coraggiose, queste devono essere nel segno dell’investimento nella sanità pubblica, dell’espansione e non della contrazione, nel sostegno della professione medica e non della sua mortificazione, nella tutela dei servizi per i cittadini e non nella loro riduzione.

Facciamo un appello al presidente Giani: è ora di cambiare rotta.

Dott.ssa Francesca Muti
Segretaria regionale FISMU


22 febbraio 2022
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