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Pronto soccorso: servono più posti letto

di Antonino Mazzone, Franco Vimercati

14 DIC -

Gentile direttore,
da circa tre anni ormai la comunità mondiale ed OMS hanno dovuto affrontare una battaglia o forse meglio una guerra contro l’infezione di Sars-Cov-2 (Covid 19), che ha colpito e colpisce tutti aumentando la mortalità, soprattutto nel setting di pazienti affetti da polipatologie in polifarmacoterapia ed anziani.

Sicuramente i dati dimostrano la carenza di Medici ed Infermieri nei PS ed in generale nei reparti Ospedalieri ed il tutto è aggravato anche alla cronica carenza della gestione della sanità territoriale.

Le borse di studio per la specializzazione di Medicina d’Urgenza rimangono semi deserte, dimostrando come questa strada intrapresa porti ad una organizzazione sanitaria fallimentare per la mancata motivazione dei professionisti dovuta anche ad una carenza organizzativa che permetta loro di lavorare in sicurezza.

Bisogna dunque pensare a modelli organizzativi diversi, che prevedano un coordinamento che vada dal PS fino al territorio, che deve farsi carico delle richieste dei pazienti affetti da patologie croniche.

Tutti i master, di fatto imposti per poter svolgere il ruolo di direttore di UOC, evidenziano quanto sia necessario abbattere i “silos” e creare trasversalità, ruolo che solo la Medicina Interna può svolgere in questo campo per la gestione dei pazienti con polipatologie.

Le polemiche che oggi vediamo concentrarsi sul PS spesso sono strumentali e non affrontano il vero problema, ovvero la mancanza di posti letto, per accogliere i pazienti acuti polipatologici generalmente non ammessi nei reparti specialistici che gestiscono una singola patologia del paziente.

Molti pazienti in queste condizioni arrivano al PS e spesso attendono tre cinque giorni per poter essere ricoverati.

Il problema è l’inumanità di questa situazione che, di fatto, aumenta il rischio clinico e crea disagio in una fascia di popolazione anziana, che andrebbe protetta e coccolata per tutto quello che ha fatto per il paese.

Così oggi noi assistiamo ad esempio a pazienti neoplastici in trattamento che, per una complicanza infettiva o effetto collaterale, hanno necessità di un ricovero in reparti di medicina interna ma rimangono in PS per mancanza di posti letto dedicati alla complessità clinica.

Questo è solo un esempio, di come l’impostazione delle varie super specialità stia minando la visione comune del nostro SSN.

Si vince solo se si resta uniti e si perseguitano gli scopi clinici da un lato ed organizzativi dall’altro con il necessario coinvolgimento delle organizzazioni sindacali senza le quali la progettualità proposta diventa difficilmente applicabile.

Serve quindi un richiamo al buon senso e affrontare i problemi veri che sono dovuti alla chiusura di tanti posti letto soprattutto di Medicina Interna.

Alla luce della nuova epidemiologia, questa potrebbe essere l’unica possibilità di accesso, per i pazienti polipatologici complessi anziani ed in polifarmacoterapia, che nessuno vuole per la effettiva difficoltà di gestione clinica ed organizzativa.

A questo proposito i dati OCSE dimostrano in maniera inoppugnabile, non solo che siamo i meno finanziati, rispetto ad altri paesi, ma che il numero di posti letto rappresenta il vero problema del nostro Paese.

Dai dato OCSE Health at a Glance 2021 i posti letto in Italia sono il 3,0 per 1000 abitanti (previsti ma spesso non attivati), in Germania 8.0 per 1000 abitanti, in Francia 6.4 per 1000 abitanti, la media Europea e 5.0 per 1000 abitanti..

Come possiamo affrontare il problema del PS se, una volta visitato il paziente lo stesso rimane li perché mancano i letti per poterlo ricoverare?

I dati indipendenti dell’OCSE di fatto lo dimostrano.

È difficile affrontare il problema, senza una visione di insieme che solo FISM, rappresentando 190 Società scientifiche può dare, evitando il coinvolgimento di lobby che perseguono interessi di parte, senza una visione olistica, pensando in un’ottica Nazionale di assistenza sanitaria e farmaceutica uguale per tutti e non smembrata in 21 Regioni.

“I professionisti del settore sanitario si trovano ad affrontare tutta una serie di problemi che certamente trovano origine nel passato, ma che la lunga parentesi pandemica, ha contribuito a cronicizzare e che ora esplodono in tutta la loro gravità. Così scrivevamo su Quotidiano Sanità il 23 settembre scorso: “Dare subito un salvagente per salvare il SSN”.

Auspichiamo che questo Ministero abbia il coraggio di confrontarsi con chi veramente, ogni giorno, affronta i problemi veri cercando una soluzione non facile, per dare sollievo al cittadino che soffre. Certamente scelte difficili ma che sono utili se vogliamo salvare il SSN e la civiltà di questo paese.

Antonino Mazzone

Direttore Dipartimento di Area Medica ASST Ovest Milanese
Vicepresidente FISM

Franco Vimercati
Presidente FISM



14 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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