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Infermieri, appartenenza al Comparto non aiuta

di Emilio Cariati

26 GIU -

Gentile Direttore,
leggo con vivo interesse da molti anni il vostro giornale, soprattutto in questi ultimi anni in cui prevale la carenza di personale ad ogni livello, soffermo la mia osservazione agli ultimi due articoli pubblicati “Infermieri i numeri non ci dicono tutto: forse c’è bisogno di una nuova narrazione”, del collega Nicola Draoli, Consigliere Comitato Centrale Fnopi, e “Infermieri, puntare su adeguamento contratto e assunzioni” di Giancarlo Go, Coordinatore nazionale infermieri Fp Cgil Entrambi hanno fatto i loro commenti attorno al dato numerico da cui si deduce diminuzione.



- Dinanzi a tale scenario pochi fanno leva sul vero problema che al momento ostacola di molto la parità di considerazione sia nella fase contrattuale, che decisionale. Mi riferisco all’appartenenza al Comparto, l’essere inseriti in un tale contesto è la fonte dei nostri problemi che al momento lascia incompleto il nostro percorso normativo, quale l’autonomia.
- Raggiungere l’autonomia significa contrattare personalmente la nostra professione, in virtù dell’Art. 2229 del Codice Civile, “la Professione Infermieristica si caratterizza come professione intellettuale ai sensi degli Artt. 2229 del Codice Civile”, senza essere inseriti in un raggruppamento in cui vi sono tante variabili e tante professionalità che però non hanno le stesse caratteristiche dell’infermiere, questa appartenenza al Comparto non è altro che la mortificazione alla nostra professione. È questo il vero problema della diminuzione, della poca attrattività alla professione. Coloro che terminano il percorso formativo oramai iniziano a scegliere l’Europa ed il privato ma non certamente il pubblico dove purtroppo la diminuzione continua a sovraccaricare i pochi superstiti, inoltre la maggior parte degli infermieri in servizio ha età media di 50 anni e forse anche qualcosa in più, per cui continuando in questo modo chissà come andrà a finire. Si parla tanto di infermiere sul territorio dove veramente ha motivo di essere presente in tutte le realtà sociali, per espletare al meglio la sua funzione in un momento storico in cui l’assistenza sanitaria vacilla dappertutto ed invece c’è ben poco di queste nuove iniziative.
- A mio modesto parere, la Sanità deve ritornare ad essere centrale, del Governo Centrale non alle Regioni dove si continua ad accentuare in maniera esponenziale il dislivello, pur tra le tante difficoltà e problemi che oramai accomunano tutte le Regioni da Nord a Sud dovuto ad errori di programmazione.

- Continuo a ribadire che è prerogativa della Federazione Nazionale OPI intraprendere ogni iniziativa affinché la professione infermieristica esca dal Comparto prima lo si fa meglio è.

- Altra considerazione è che la professione infermieristica sia necessariamente rappresentata a tutti i livelli decisionali ed ai tavoli di programmazione, non è possibile continuare a vedere le altre figure che decidono per gli infermieri, dove devono andare, quante unità, ecc.

- Se gli infermieri sono autonomi lo devono essere in tutto e dappertutto ad ogni livello funzionale, partendo dagli organi apicali, alle regioni fino alle aziende.

Iniziamo a fare questi ultimi passi in modo che il seguito possa essere un po' migliore rispetto all’attuale, altrimenti il continuare a permanere in questo Comparto sarà sempre motivo di lacci e lacciuoli da parte di terze figure professionali i quali non adegueranno il livello normativo con quello retributivo.

Emilio Cariati
Infermiere



26 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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