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Il rilancio della sanità pubblica in Italia: la sinistra batta un colpo

di Claudio Maria Maffei

La destra populista non è strutturalmente in grado di affrontare la complessità dei temi della salute e inseguirà sempre con interventi spot il perseguimento del massimo consenso. Sta alla sinistra, che invece quella complessità potenzialmente è in grado di affrontarla, battere un colpo.

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Una cosa è fuori discussione: chiedere alla destra populista di difendere la sanità pubblica non è logico. Per quanto la destra populista al governo in Italia tenda a nasconderle o rimuoverle ha delle radici che la condizionano. La condizionano anche sulla sanità e sui problemi di tutela della salute. Non sarà proprio un caso che la Legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) abbia avuto il voto contrario del Msi-Destra nazionale che attraverso l’Onorevole Pino Rauti così si espresse: “Questa Riforma è un grossolano errore, una avventura demagogica. Vi diamo appuntamento in quest’aula e fuori da quest’aula, presso l’opinione pubblica, per poterlo constatare in avvenire, anche nei tempi più brevi.”

Per sua natura il populismo insegue le soluzioni capaci di attrarre maggiore consenso indifferentemente dalla loro capacità di perseguire il “bene comune”. Non mi sbilancio in altri campi, ma quello della sanità credo di conoscerlo bene. Le migliori pratiche in termini di politica sanitaria sono nella stragrande maggioranza dei casi appannaggio delle Regioni governate a lungo dal centrosinistra, come la Emilia-Romagna e la Toscana. A parte i discutibili risultati del monitoraggio ministeriale dei LEA sia attraverso la Griglia Lea (che vede queste Regioni ai primi due posti nel punteggio cumulativo degli anni 2010-2019) che attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia (che vede ancora queste Regioni ai primi due posti nel 2021 ), queste due Regioni hanno molto spesso preceduto gli atti di indirizzo nazionali per sperimentare modelli organizzativi innovativi. Questo vale ad esempio per le Case della Salute, a tutti gli effetti assimilabili alle Case della Comunità del PNRR, che hanno in Emilia-Romagna una lunga storia (vedi lo studio della Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale sul loro impatto sulla qualità delle cure nel periodo 2009-2019) e vale per i modelli innovativi di presa in carico della cronicità che hanno una lunga storia in Toscana nelle forme della sanità di iniziativa.

Quando Quotidiano Sanità lanciò con un intervento di Ivan Cavicchi un Forum su “La sinistra e la sanità: quali prospettive” a partecipare furono in tanti fino ad arrivare a una ventina di interventi. Quando si tentò di lanciare un analogo Forum su “Il centro-destra e la sanità” gli interventi furono solo un paio per quanto prestigiosi quali quelli di Maurizio Sacconi e Girolamo Sirchia. Allo stesso tempi i principali contributi (parere mio) di riflessione sui primi 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale sono venuti sempre da sinistra e cioè da Francesco Taroni e il suo “Il volo del calabrone” e “La salute sostenibile” di Marco Geddes da Filicaia, entrambi editi da Il Pensiero scientifico.

Sempre da sinistra vengono alcuni dei “manifesti” più significativi comparsi di recente per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale, quale l’appello del Movimento per la Sanità Pubblica

La sanità pubblica è sotto attacco. Difendiamola” e a sinistra fanno riferimento alcune delle Associazioni più significative nate proprio per la tutela del SSN quale “Salute diritto fondamentale”.

Studiosi e ricercatori dell’area della sinistra danno un importante contributo ad alcune delle riviste che portano un maggior contributo di analisi e riflessione sul tema della salute e della sanità come Politiche sanitarie, Rivista delle politiche sociali ed Epidemiologia&Prevenzione.

Sempre a sinistra fanno riferimento blog e newsletter che forniscono spunti sui temi della sanità pubblica come Salute Internazionale e Scienza in rete.

Dalla sinistra vengono le voci più critiche nei confronti delle politiche sanitarie della stessa sinistra, a partire da Ivan Cavicchi (i suoi interventi non mancano mai di ricordare quelle che lui chiama le “controriforme” volute dalla sinistra, vedi il suo ultimo intervento su QS).

E infine alla sinistra fanno riferimento Ministri della Salute come Rosy Bindi, Renato Balduzzi e Livia Turco che a tutt’oggi continuano a dare un contributo importante sui temi della sanità.

Come si sa gli elenchi sono rischiosi perché o dimentichi qualcuno (il rischio più grosso, che ho corso volontariamente omettendo ad esempio di citare i sindacati confederali che pure alla sinistra in larga misura afferiscono) o perché metti qualcuno che in quell’elenco non si ritrova. Ho corso consapevolmente questo rischio perché mi premeva sottolineare un fatto che mi sembra importante: la sinistra, che ha contribuito in modo sostanziale a far nascere e crescere il SSN e che pure ha delle grandi responsabilità nel non averlo sostenuto come doveva, ha al proprio interno un patrimonio di esperienze, competenze e idee che debbono tradursi in una piattaforma che ne guidi oggi l’attività di opposizione e in futuro quella di un miglior governo in tema di salute. A mio parere la sinistra deve avere la capacità di affrontare accanto ai temi tradizionali su cui è quasi scontato il consenso (come il sottofinanziamento, il potenziamento del territorio, l’investimento sulle risorse umane, la lotta all’autonomia differenziata e alle diseguaglianze sociali, il contrasto alla crescita incontrollata della privatizzazione e un diverso inquadramento della medicina generale), altri temi scomodi o comunque in una sorta di cono d’ombra (cito i primi che mi vengono in mente) come la scarsa qualità delle politiche regionali e la contestuale assenza di un controllo centrale su queste politiche, il prevalere dei localismi (la sanità dei sindaci), la inefficienza di processi chiave come quelli relativi alla edilizia sanitaria, le innovazioni nel rapporto tra le diverse figure professionali, il rapporto politica/management, i ritardi di una revisione incisiva del DM 70 e la adeguatezza delle burocrazie centrali.

La destra populista non è strutturalmente in grado di affrontare la complessità dei temi della salute e inseguirà sempre con interventi spot il perseguimento del massimo consenso. Sta alla sinistra, che invece quella complessità potenzialmente è in grado di affrontarla, battere un colpo. La pausa estiva può essere un buon momento per ragionarci.

Claudio Maria Maffei



31 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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