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Sul territorio serve un modello in grado di evitare agli anziani ricoveri inutili e inappropriati

di Bernardo Salani e Luciano Gabbani 

10 OTT - Gentile Direttore,
l’aumento dell’aspettativa di vita ha consentito a una parte degli individui di raggiungere un’età avanzata in buone condizioni di salute, ma ha determinato anche una crescita del numero di anziani affetti da malattie croniche e disabilità. Il 50% dei soggetti con età superiore ai 65 anni presenta morbilità croniche multiple, con conseguenti problemi o difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e uno stato di salute spesso instabile.

Una delle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione è il significativo aumento dei ricoveri ospedalieri dei pazienti anziani e, rispetto alla media di tutti i ricoverati, gli anziani trascorrono in ospedale un numero di giorni più di 3 volte maggiore. L’ospedalizzazione rappresenta però – soprattutto per soggetti con pre-esistente fragilità o con elevata comorbilità e conseguente poli farmacoterapia – anche uno straordinario fattore di rischio di declino funzionale e cognitivo, d’insorgenza di altre sindromi geriatriche, di istituzionalizzazione e morte.
Queste conseguenze però non devono essere considerate ineluttabili perché, per quanto possibile, possono essere prevenute.

Nel contesto epidemiologico attuale la “mission” principale della Geriatria è quella di garantire, in stretta collaborazione la Medicina Territoriale, la cura dei pazienti anziani complessi prevenendo i ricoveri prevenibili e/o inappropriati e, quando questi siano strettamente necessari, assicurando i migliori percorsi assistenziali all’interno dell’ospedale. Per questi pazienti è quindi indispensabile che si implementino modelli di presa in carico che permettano la stretta collaborazione fra gli specialisti ospedalieri e i MMG, come già stato definito nel 2017 dal Ministero della Sanità nel “Piano Nazionale della Cronicità”. La specificità della Geriatria è quella di operare con il modello della Valutazione Multidimensionale e Multiprofessionale (medico, infermiere, OSS, fisioterapista, dietista), peculiare di questa branca specialistica, che garantisce il miglior approccio al paziente anziano fragile, valutandolo nella sua globalità, al fine di recuperare/ mantenere le capacità funzionali.

Una delle necessità più impellenti nella riorganizzazione dei sistemi sanitari oggi è quella di assicurare l’appropriatezza e lo sviluppo di nuovi modelli assistenziali fra l’Ospedale e il Territorio. Questi, in modo particolare per il paziente anziano, non possono più essere letti solo nell’ottica delle così dette “dimissioni difficili” (Ospedale-Territorio) o della gestione domiciliare di fasi acute di malattia, quasi volendo proteggere l’ospedale dai pazienti anziani.

È necessario sviluppare un nuovo paradigma: proteggere, per quanto possibile, gli anziani dall’ospedale, prevenendo, con la stretta collaborazione fra la Medicina Generale e la Geriatria l’utilizzo inappropriato ed evitabile sia del Pronto Soccorso che del ricovero in Ospedale.

Le attività geriatriche devono sempre essere caratterizzate da un approccio volto a considerare le caratteristiche fenotipiche del paziente anziano e non limitato a quello orientato sulla singola malattia, definendo quindi percorsi differenziati in base al quadro clinico-funzionale.

Bernardo Salani
Geriatra

Luciano Gabbani
Geriatra e consigliere Omceo Firenze

10 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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