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Il foglio di carta

di Enzo Bozza

13 OTT - Gentile Direttore,
questo foglio indirizzato a me, con un anonimo “al medico di base”, è una delle tante richieste che ricevo ogni giorno dai colleghi specialisti. Questa richiesta è di un ginecologo mia antica conoscenza e coetaneo, mi chiede di compilare le impegnative per esami ad una mia paziente per polimenorrea”, totale: 21 esami. Questo foglio potrebbe essere indicato come totem, un emblema delle tante disfunzioni del servizio sanitario nazionale.

Esaminiamo nel dettaglio. Intanto si tratta di una visita privata effettuata da un ginecologo strutturato presso un ospedale locale. All’atto della prenotazione per visita ginecologica, la solita risposta alla mia paziente: “Signora tra 6 mesi oppure, privatamente, tra due giorni”. Cosa farà la mia paziente? La risposta è ovvia e anche il pagamento: 90 euro. Perché lo stesso ginecologo è introvabile per sei mesi in pubblico e ricompare magicamente dopo due giorni, privatamente?

Altra domanda lecita: se la visita è privata, perché gli ulteriori accertamenti del caso vengono richiesti presso il laboratorio pubblico con impegnativa del medico di base? Altra domanda lecita: perché io medico di base devo redigere e firmare le impegnative per esami richiesti da altro medico e per di più in libera attività?

Se un paziente decide per un consulto privato, dovrebbe percorrere tutto l’iter in privato, anche gli ulteriori accertamenti. Perché un medico strutturato in pubblico non può redigere e firmare i suoi esami e trasferire questa incombenza e la relativa responsabilità medico legale e amministrativa ad un medico che non si è mai sognato di chiedere quegli esami?

Risaliamo la china e andiamo al punto di partenza: perché un medico strutturato nel pubblico decide di compensare con la libera attività? Amore sviscerato per la professione al punto tale da continuare anche dopo otto ore di lavoro pubblico in ospedale? Oppure una necessaria compensazione ad uno stipendio pubblico che non brilla per equità?

Dopo che il mio collega specialista e amico mi chiede di compilare le impegnative per una mia paziente che conosco da 20 anni, posso io rifiutarmi appellandomi ad una deontologia professionale o ad una correttezza amministrativa che non capirebbe nessuno? Secondo la Fimmg ho un rapporto fiduciario con la mia paziente, posso deluderla dicendole: signora o pubblico o privato, o dentro o fuori?

So benissimo che il mio collega ginecologo mi stima e mi vuole bene. Ma siamo sicuri di questa stima quando mi chiede di essere uno scrivano? Non è che, in fondo, in fondo, qualcuno pensi che fare il medico di base corrisponda a fare il manovale per conto terzi? Se la medicina di base avesse una formazione accademica universitaria con tanto di attestato e diploma di specializzazione, al pari di ogni altra disciplina medica, saremmo trattati ugualmente come peones?

Se questo foglio del mio amico e collega ginecologo fosse l’unico della giornata, potrei prenderlo come un minuscolo incidente di percorso, ma aggiungendo: dermatologi, neurologi, cardiologi, ortopedici, fisiatri, reumatologi, con tutto il circo equestre, i fogli diventano il primo volume della Treccani, da sbrigare in mattinata. Con i certificati si arriva al secondo volume della Treccani. E i pazienti, chi li visita? E siccome l’azienda ha tanto riguardo per la mia professionalità, tra le mail c’è la nuova nota 101: terzo volume della Treccani, la leggerò in bagno domani mattina.

Dal foglio del collega, si arriva al percorso di Ulisse, ma non verso Itaca, ma in Arabia o in pensione anticipata o tra i gettonisti. Oppure, con tanta devota rassegnazione, si va avanti e si rumina mentalmente un mantra salvifico: la prossima volta, col cavolo che mi iscrivo ancora al sindacato, meglio un “gratta e vinci”, avrei migliori possibilità.

Enzo Bozza
Medico di base a Vodo e Borca di Cadore (BL)

13 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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