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Carenza di personale, una temporanea abolizione dell’incompatibilità potrebbe essere la soluzione

di Giuseppe Capodieci

20 DIC -

Gentile Direttore,
la carenza di medici sta condizionando negativamente la qualità e la quantità dei servizi erogabili dal Ssn. La carenza di risorse umane, infatti, rende difficile il lavoro di tutti i giorni nei reparti e nei servizi ospedalieri, con un aumento dei carichi individuali di ogni operatore. Perchè se è pur vero che nelle Uu.Oo sottorganico è stato facile ridurre le prestazioni in elezione e/o ambulatoriali (con consequenziale aumento delle liste d’attesa) è stato necessario garantire i turni in emergenza-urgenza per le prestazioni di Pronto Soccorso e nei reparti di degenza, con maggior impegno individuale dei singoli operatori.

Né la recente chiusura contrattuale ha potuto rasserenare il “clima” nei nostri ospedali, considerati i pochi euro di aumento nella busta paga. Il risultato di questa duplice insoddisfazione, economica e delle condizioni di lavoro è stata ed è tuttora la fuga di tanti (troppi!) medici dalle strutture ospedaliere pubbliche a quelle private, dove spesso trovano una risposta alle loro esigenze di migliore trattamento economico e minore pressione nella gestione dell’emergenza-urgenza.

Quale soluzione a questo problema? La risposta ovvia è certamente quella di riempire immediatamente le carenze di organico. Ma nella impossibilità, almeno nel breve periodo, di dare risposte rapide appare necessario adottare dei provvedimenti “straordinari” che consentano un minimo di ritorno alla normalità

E prendendo spunto dal Decreto Legge n° 34 del 30.03.23 che ha stabilito una deroga all’incompatibilità della finanziaria 412/91 del personale sanitario, lo scrivente vuole lanciare una proposta.

Perchè non si pensa ad una analoga norma per il personale medico?

Chi scrive è sempre stato un sostenitore della esclusività del rapporto ma la situazione attuale merita una “temporanea revisione delle regole di ingaggio”.

L’abolizione delle incompatibilità (a tempo determinato) permetterebbe, a costo ZERO per lo Stato, una maggiore mobilità del personale tra le strutture (ad esempio un medico pubblico potrebbe lavorare fuori orario in quelle private accreditate) e/o la possibilità di attivare convenzioni tra pubblico ed accreditato a tariffe sicuramente più vantaggiose rispetto agli attuali “gettonisti”.

Garantirebbe inoltre una maggiore offerta di prestazioni erogabili dal SSN, riducendo così quella quota di out of pocket che grava sulla tasca del povero paziente, costretto a ricorrere all’esame a pagamento per accorciare i tempi di erogazione.

Chi scrive ha vissuto gli anni ante 412/91 da semplice assistente ospedaliero precario portando a casa un reddito sensibilmente maggiore rispetto a quello attuale di Direttore di Dipartimento, pur garantendo le stesse ore di lavoro nell’impiego pubblico. Quindi questa soluzione consentirebbe di soddisfare le esigenze economiche di chi oggi fugge dai nostri ospedali. Dall’altro lato, potere attivare percorsi integrati tra pubblico e privato accreditato potrebbe consentire di reperire le risorse umane necessarie per garantire l’emergenza-urgenza in condizioni di lavoro più accettabili rispetto alle attuali.

L’obiettivo principale è quello di salvare il nostro Servizio Sanitario, riuscendo a garantire quei principi di universalità. uguaglianza ed equità che sono stati alla base dei padri fondatori del SSN .

Giuseppe Capodieci
Presidente Nazionale Fassid-Sns, Sindacato Nazionale dell’Area Radiologica



20 dicembre 2023
© Riproduzione riservata

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