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L’aborto e l’obbligo di ascolto del battito cardiaco del feto

di Mario Iannucci

19 FEB -

Gentile Direttore,
è
in atto, da qualche tempo, una campagna nazionale di raccolta firme, promossa da alcune associazioni ‘pro-vita’, per modificare la legge 194/1978, allo scopo di costringere il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza, a far vedere il feto alla donna intenzionata ad abortire e a rilevare e farle ascoltare il battito cardiaco del feto.

L’OdM di Torino si è pronunciato, più che opportunamente a giudizio di chi scrive, contro questa modifica della L. 194, adducendo anche delle ragioni “scientifiche”, oltre che deontologiche. Debbo dire che mi stupisce non poco che la Società Italiana di Psichiatria non abbia ancora espresso in proposito alcun commento. Almeno io non ne sono informato.

Una simile pratica, infatti, sarebbe brutale e traumatizzante nei confronti di una donna che già affronta un evento difficilissimo. Chiunque abbia una minima esperienza terapeutica sa molto bene come un aborto causi inevitabilmente, anche nelle donne più equilibrate e resilienti, dei sensi di colpa che si ripercuoteranno sul loro successivo percorso esistenziale. È quindi indispensabile aiutare tutte le donne che manifestano l’intenzione di abortire a riflettere lungamente su tale intenzione; è indispensabile sostenere adeguatamente tale riflessione; è indispensabile mettere a disposizione della donna tutti i presidi sanitari, sociali ed economici per consentire alla donna di non prendere tale decisione perché spinta da “pressioni” evitabili.

Arriviamo dunque al momento in cui la donna, pur avendo ricevuto tutto l’aiuto necessario, abbia preso la definitiva e dolorosa decisione di abortire. È in quel momento che i medici che si accingono ad accompagnarla lungo il percorso per l’interruzione della gravidanza, dovrebbero mostrarle l’ecografia del feto e farle ascoltare il battito cardiaco di quest’ultimo. C’è da domandarsi a quale sadico sia mai venuta in mente una simile aberrante idea! Una idea che aggraverebbe con inusitata e inutile pesantezza i sensi di colpa della donna; che violerebbe il suo inalienabile diritto di rifiutare ogni operazione superflua e contraria al suo interesse; una idea che sicuramente colpirebbe la sensibilità morale e deontologica dei Colleghi che, quasi eroicamente, si accingono a compiere un atto medico tanto delicato, che molti altri medici rifiutano di compiere.

Primum non nocere: questo è un obbligo che il medico deve sempre avere nella sua mente. Lasciamo pure che proposte sadiche siano avanzate da taluni che vorrebbero imporre a tutte le altre persone i loro punti di vista. Prepariamoci inoltre, magari, a subire anche qui in Italia decisioni assurde come quella presa nel 2022 dalla Suprema Corte degli USA, che ha dichiarato errata la precedente sentenza Roe v. Wade, che consentiva il diritto di aborto in tutti gli Stati dell’Unione. Però, finché in Italia sarà garantito (a certe e definite condizioni) il diritto legale all’aborto, evitiamo per favore di adottare provvedimenti sadici e immorali, in ogni caso contrari a ogni obbligo deontologico medico. Specie considerando che, in quel momento, la donna è una paziente che si accinge ad affrontare un intervento chirurgico: traumatizzarla in quel modo incredibile potrebbe fra l’altro rappresentare un colpevolissimo aggravio del rischio quoad valetudinem se non quoad vitam.

Mario Iannucci

Psichiatra psicoanalista
Esperto di Salute Mentale applicata al Diritto



19 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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