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La responsabilità professionale e il possibile ruolo degli Ordini dei medici

di Jacopo Cepparo

27 MAR -

Gentile Direttore,
sto seguendo con molto interesse lo scambio di opinioni riguardo la depenalizzazione dell’atto medico. Tale orientamento di pensiero è sempre più impellente per un ventaglio di motivi che vanno dalla lotta alla medicina difensivistica fino alla normalizzazione di fondo del rapporto Medico-Paziente. E viceversa. Ma, se c’è una cosa che qualunque Medico sa fare mediamente bene è la lettura e l’interpretazione delle percentuali. Tutti sappiamo che abbiamo solo il 3% di probabilità di subire una condanna, ciò nondimeno i costi del difensivismo sono altissimi. Come mai?
A me pare ovvio: tutti noi non solo vogliamo non essere condannati, vogliamo non essere proprio inquisiti! Vogliamo non perdere tempo e soldi per doverci difendere da accuse molto spesso speciose ed unicamente volte a spillare quattrini.

Di contro va salvaguardato il diritto del cittadino ad ottenere la valutazione dell’operato del Medico.

Ora, proviamo a pensare a cosa succede nel caso si arrivi in tribunale (rimane sempre il 3% di rischio, ma i costi a questo punto sono elevatissimi): decide il Giudice? No, si avvale di un CTU. Che è un Medico... UNO.

...e se si passasse prima dall’Ordine dei Medici? Che valuta collegialmente l’operato dei Colleghi e solo ravvisando colpa grave o dolo inoltra in Procura?

Di contro la Magistratura potrebbe rivedere a campione l’operato della commissione per garantirne l’imparzialità. Un magistrato viene valutato dai suoi colleghi ed in questo caso qui censeat censores ipsos?

Jacopo Cepparo

Medico di Famiglia di campagna



27 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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