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Codici del PS, costi differenziati tra Veneto, Lombardia ed il resto d’Italia per il cittadino

di Giovanni Leoni

03 APR - Gentile Direttore,
il “codice bianco” è attribuito alle prestazioni sanitarie che non sono riconosciute come “urgenti” dal medico del Pronto Soccorso e pertanto dovrebbero essere risolte, in linea teorica, dal Medico di Medicina Generale, dal Medico di Continuità Assistenziale (Guardia Medica) e/o presso Poliambulatori sul territorio. All'arrivo in Pronto Soccorso, il paziente è accolto da personale infermieristico al Triage che valuta le sue condizioni per assegnargli uno dei quattro codici colore che indicano la priorità con la quale il paziente deve essere visitato. Se, al termine degli accertamenti, viene confermata la differibilità o la non urgenza, verrà assegnato un codice bianco alla dimissione e sarà quindi richiesto il pagamento del ticket. Sono esclusi dal pagamento i minori di 14 anni e gli assistiti che godono di esenzione.

Nei Pronto Soccorso di Veneto e Lombardia vi sono stati in Veneto circa 1.417.000 accessi , In Lombardia circa 3.500.000 accessi (analisi di fonti varie). Secondo la tabella Agenas nei Pronto Soccorso veneti il 53,81% gli accessi sono classificati con codice bianco e il 20% con codice verde, in Lombardia su 3.500.000 accessi (fonti varie il 9,55% sono classificati come bianchi ed il 75% sono verdi. Popolazione in Veneto abitanti 4.906.000 nel 2019, in Lombardia 10.060.000 (vedi elaborazione Cgil Veneto su dati Agenas).

La parte economica: per i pazienti in Veneto Codici Bianchi 25 euro + ticket specialistica per eventuali prestazioni fino a 100 euro; in Lombardia 25 euro tutto compreso.

Inoltre secondo il Ministero della Salute il ticket non è previsto per le prestazioni erogate a pazienti cui è stato attribuito: Codice ‘rosso’ (paziente molto critico); Codice ‘giallo’ (paziente mediamente critico); Codice ‘verde’ (paziente poco critico), e se il paziente viene ricoverato.

Quindi i dati grezzi devono essere classificati adeguatamente ma alla fine risulta che il lavoro dei medici del Pronto Soccorso e di tutto il personale viene quindi impiegato in modo improprio per prestazioni classificabili come bianche sia in Veneto che in Lombardia e che la spesa per il cittadino lombardo o veneto è differenziata per classificazioni regionali visto che le situazioni cliniche non possono essere così diverse ad esempio tra Verona e Brescia che distano 70 km circa.

La prima considerazione è che le ragioni di una risposta carente per rispondere ai bisogni della popolazione sono da ascrivere ad una aumentata richiesta di salute conseguente al tasso di invecchiamento ed una domanda sanitaria specifica e crescente rivolta ai servizi sanitari regionali.
Si vive di più ma si convive anche con molte patologie che sistematicamente si presentano. Secondo l’Annuario Istat 2023 Il 40,4% dei residenti in Italia ha dichiarato di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche rilevate (scelte tra una lista di malattie o condizioni croniche).
Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 50,9 per cento e tra le persone over 74 anni la quota raggiunge l’86%.

La seconda considerazione è che il taglio sistematico di reparti con accorpamenti vari, riduzione di posti letto e personale dipendente relativo ha comportato una ridotta disponibilità di tempo medico per l’attività specialistica esterna, vale a dire per le visite ambulatoriali e la successiva evasione delle richieste degli esami strumentali per arrivare ad una diagnosi e relativa terapia.
Questo taglio lucido e sistematico negli ultimi 20 anni (fino a circa il 20% complessivamente ) ha comportato una risposta del Ssn in parallelo insufficiente, questo in particolare per chi non ha i soldi per andare nella sanità a pagamento. Sempre secondo l’Annuario Istat 2023 il tasso dei posti letto in regime ordinario nel 2021 è pari a 3,5 letti per mille abitanti. Valori più elevati della media nazionale si osservano in tutte le regioni del Nord, tranne che per la Liguria (3,4 per mille), il Veneto (3,3 per mille). In Europa la Germania ha 8 posti letto per mille abitanti, l’Austria 7.2 , la Francia 6.
Nel 2000, secondo i dati di Eurostat, in Italia c’erano 268mila posti letto ospedalieri, nel 2020 (ultimo anno censito al momento dall’istituto di statistiche europeo) non si arrivava a 190mila. Se poi così tante persone vanno in Pronto Soccorso significa anche che si fidano di questa istituzione ed hanno delle riposte adeguate pur con tempi di permanenza in struttura allungati, ma concentrati in una giornata: per molti questa non sarà una situazione ideale ma diventa una scelta obbligata.

La terza considerazione è sulla carenza di medici di famiglia: secondo gli ultimi dati disponibili in Veneto ne mancano 748 , 35 pediatri di libera scelta, 635 nella Guardia Medica: questo solo per il territorio e considerato che il massimale per ciascun medico è di 1.800 assistiti, calcolando che a causa della carenza di camici bianchi quasi tutti medici disponibili sono al completo gli utenti del Ssn hanno difficoltà nella scelta del nuovo curante dopo i progressivi, naturali, prevedibili pensionamenti.

È necessario rafforzare l'attività extraospedaliera, agevolando la creazione delle medicine integrate ferme in veneto a circa il 30%. Una medicina integrata allarga il tempi di risposta al cittadino ad un orario 8.00-20.00 dal lunedì al venerdì e 8.00 -14.00 al sabato ed è un sistema di lavoro qualificante per i giovani medici che devono essere incentivati ad intraprendere questa attività professionale.
Dopo le strutture, dovrà essere allestita la parte strumentale e quella del personale infermieristico e di altre professioni sanitarie. Speriamo ci siano attenzione e investimenti importanti per renderle davvero funzionali e funzionanti.

La quarta considerazione è che in Veneto il cittadino tipo, non esente codice bianco, paga di più che in Lombardia e nel resto d’Italia incasso ticket euro 14.376.257 in Veneto, incasso ticket euro 2.000.000 in Lombardia (con 10.060.000 abitanti ), 7.044.667 euro in Emilia Romagna (con 4.460.000 abitanti). E’ possibile che tale scelta della Regione Veneto sia motivata per evitare un utilizzo improprio del Pronto Soccorso, e quindi il concetto è che in Veneto chi può deve pagare di più. Ma considerata la carenza di offerta sanitaria di cui abbiamo appena parlato ed il fatto che il cittadino già paghi per il Pronto Soccorso attraverso le tasse, si conferma la teoria che il nostro paese continua a basare tutte le politiche sociali sui redditi lordi dichiarati.

Tali redditi probabilmente non rappresentano un quadro fedele della realtà visto che solo il 14% degli italiani dichiara almeno 35mila euro di reddito lordo e paga il 63% di tutta l’Irpef, Il resto rimane quasi totalmente a carico di lavoratori dipendenti e pensionati.

Si richiama quindi l’attenzione sulla petizione CIDA - CIMO - Salvate il ceto medio. “L’erosione della classe media rischia di sommergere uno dei pilastri della stabilità economica del Paese e di cancellare opportunità per le generazioni future. La lotta contro il declino di uno dei cardini fondamentali per l’equilibrio sociale e la crescita deve diventare un impegno collettivo. La politica si faccia carico del ceto medio, così come il ceto medio si è sempre fatto carico del Paese”. Cosi il Presidente CIDA Stefano Cuzzilla (Vicepresidente CIDA Guido Quici).

La massima solidarietà a chi, al netto di tutte queste considerazioni, ha scelto e sceglierà comunque di fare il medico di Pronto Soccorso, lavoro fondamentale, già difficile per la vastità dei casi clinici concentrati in una unità di tempo limitata, ma quelli si studiano sui libri, reso ancora più complicato da una somma di influenze sociali, politiche ed amministrative.

Giovanni Leoni
Presidente Federazione Cimo Fesmed del Veneto

03 aprile 2024
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