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Gli osteopati? Ci mettano pure la faccia ma i miracoli non si possono fare

di Fulvio Vitiello

09 DIC - Gentile direttore,
ho letto con interesse la lettera degli osteopati “ci mettiamo la faccia” e non ho potuto non sorridere alle inesattezze e alla grinta che contraddistingue questi ragazzi che probabilmente presi dall’entusiasmo di un DDL (la categoria dei fisioterapisti ne ha visti trapassare decine) non comprendono che in discussione non è l’osteopatia ma l’osteopata che in Italia non esiste in Sanità.
 
Rammento a lor Signori la legge 43/2006 che all’art. 2 recita testualmente…”1. L'esercizio delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1, comma 1, è subordinato al conseguimento del titolo universitario rilasciato a seguito di esame finale con valore abilitante all'esercizio della professione. Tale titolo universitario è definito ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c), è valido sull'intero territorio nazionale nel rispetto della normativa europea in materia di libera circolazione delle professioni ed è rilasciato a seguito di un percorso formativo da svolgersi in tutto o in parte presso le aziende e le strutture del Servizio sanitario nazionale, inclusi gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), individuate dalle regioni, sulla base di appositi protocolli d'intesa tra le stesse e le università, stipulati ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni. Fermo restando il titolo universitario abilitante, il personale del servizio sanitario militare, nonché quello addetto al comparto sanitario del Corpo della guardia di finanza, può svolgere il percorso formativo presso le strutture del servizio stesso, individuate con decreto del Ministro della salute, che garantisce la completezza del percorso formativo. Per il personale addetto al settore sanitario della Polizia di Stato, alle medesime condizioni, il percorso formativo può essere svolto presso le stesse strutture della Polizia di Stato, individuate con decreto del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro della salute, che garantisce la completezza del percorso formativo”.
 
Dunque ad oggi la formazione degli osteopati (assai difforme su tutto il territorio nazionale)  è appannaggio di scuole private con frequenza che ad oggi nessuna Istituzione ha mai controllato, di certo tutte le scuole consentono un percorso part-time (con accesso ad un laureato in scienze motorie ad esempio che nulla ci azzecca con la filosofia osteopatica ed in passato ai masso fisioterapisti i quali si attestano presso scuole regionali accedendo come unico requisito il diploma di scuola media inferiore…oltre la pecunia naturalmente) permettendo di conseguire il titolo con 5 seminari di 5 giorni l’anno, a conti fatti 5 mesi diluiti durante i 6 anni di scuola.
 
Miracoli se ne possono fare (ed è già un miracolo che si permetta a questi signori di mettere le mani su pazienti non avendo conseguito alcun titolo presso una qualunque facoltà di Medicina e Chirurgia ma siamo in Italia) e qualora venisse fatto? Istituire apposito percorso di laurea, dunque (aule, tutor, materiale didattico ed un'altra miriade di spese), chi paga? Questo Governo mi è sembrato voler tagliare in Sanità o sbaglio? I “vecchi osteopati”? Saranno equipollenti come d’incanto? Sarà prevista una riconversione creditizia sulla base di quali garanzie e date da chi?
 
Se la pratica di questa disciplina è consentita alle professioni sanitarie affini, questi qui, che ci mettono pure la faccia, cosa sono?
 
Fulvio Vitiello
Dott. In Fisioterapia
Dott. In Scienze Motorie


09 dicembre 2015
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