Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 02 MAGGIO 2024
Regioni e Asl
segui quotidianosanita.it

Tutti gli esiti delle cure ospedaliere nel Lazio. Dai cesarei agli interventi al femore


25 LUG - Sono stati presentati oggi i dati del 'Prevale 2013', ovvero il Programma regionale di valutazione degli esiti degli interventi sanitari del Lazio” di cui è disponibile sul sito web la versione 2013 che contiene i dati relativi al periodo 2007-2012.

Gli indicatori di esito sono calcolati per condizioni in cui esistono trattamenti di provata efficacia, la cui offerta dovrebbe essere garantita in modo equo a tutta la popolazione, come la cura tempestiva del femore, della colecisti o l'angioplastica. Per ogni singola struttura o per popolazione residente, il valore di ogni indicatore viene calcolato tenendo conto delle caratteristiche individuali e di gravità dei pazienti, e i risultati sono confrontati sia con i valori medi regionali che con le strutture con performance più favorevoli, oltre che un confronto con i dati del Programma Nazionale Esiti. Ci sono inoltre confronti temporali annuali dal 2007 al 2012. Infine, sono disponibili, per popolazione residente, misure di frequenza di condizioni considerate ad alto rischio di inappropriatezza, come i tassi di isterectomia per patologia non neoplastica o le tonsillectomie. Al momento attuale, si specifica nel documento rilasciato dalla Regione Lazio, l’utilizzo più appropriato degli indicatori di esito si colloca all’interno di un processo di miglioramento continuo della qualità dei servizi sanitari e come premessa informativa per interventi diretti ed espliciti di programmazione sanitaria. I risultati non rappresentano giudizi di merito sull’attività delle diverse strutture, bensì consentono di individuare elementi di criticità utili per ulteriori approfondimenti di carattere clinico ed organizzativo, in una prospettiva di miglioramento continuo della qualità delle cure.

Questi risultati, insieme ad alcune criticità, individuano anche molti risultati positivi e in particolare evidenziano una potenzialità di miglioramento della qualità delle cure in alcune aree, come ad esempio quella delle fratture di femore, che possono verificarsi anche molto rapidamente.
 
Ma veniamo alla sintesi di alcuni risultati:
 
La versione 2013 del P.Re.Val.E contiene 43 indicatori di volume di attività e 76 indicatori di esito, per diverse aree cliniche di assistenza sia ospedaliera che territoriale. I risultati di P.Re.Val.E mostrano una grande eterogeneità degli esiti delle cure, sia per soggetto erogatore che per popolazione.
 
Di seguito, sei esempi di indicatori: i cinque già inseriti dalla Regione nel nuovo sistema di valutazione dei direttori della sanità, più quello su bypass aortocoronarico
 
Intervento chirurgico per frattura di femore entro 48 ore
La scienza dimostra che la tempestività di intervento per frattura di femore riduce il rischio di mortalità e disabilità. Nella Regione Lazio, nel 2012 solo un quarto delle fratture di femore negli anziani sono operati entro le 48 ore dall’accesso all’ospedale. La proporzione varia da meno del 5% negli ospedali di Tarquinia, Frosinone, Rieti e Tivoli a più del 50% nell’ospedale di Latina, nella Casa di Cura Città di Aprilia, al Policlinico Gemelli, al CTO, al Fatebenefratelli e al Sant’Eugenio, in cui quasi l’80% delle persone con frattura di femore vengono operate entro le 48 ore dall’accesso all’ospedale.

La disomogeneità tra ospedali fa sì che, in termini di popolazione, più di un anziano su due con frattura di femore residente nei “vecchi” municipi XI e XII di Roma venga operato entro 48 ore e meno di uno su dieci tra i residenti nelle ASL di Frosinone, Rieti e Viterbo.
Nel Lazio la proporzione di interventi chirurgici per frattura di femore entro 48 ore è passata dal 10% del 2008 al 24% del 2012. Alcune strutture come il Gemelli, il CTO, il Sant’Eugenio e l’ospedale di Latina sono migliorati in maniera molto sensibile passando da valori inferiori o vicino al 10% a valori superiori al 50%, anche in un solo anno. In alcuni casi, invece, come il Policlinico Umberto I e l’ospedale di Frosinone non si è osservato alcun cambiamento nel tempo, con valori molti bassi, intorno al 10% nel primo caso e del 5% nel secondo. In altri casi si è osservata addirittura una riduzione, come nel S.Andrea e nel Santo Spirito che avevano valori relativamente alti nel 2007 e che ora sono scesi a valori bassi (15% al Sant’Andrea e 22% al Santo Spirito).
 
Parto cesareo
La “Proporzione di parti con taglio cesareo primario” (cioè in donne che non avevano già avuto un parto cesareo in precedenza) è uno degli indicatori di qualità più usati a livello internazionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) raccomanda l’uso del taglio cesareo nel 10-15% dei parti. Allo stato attuale la percentuale di parti cesarei registrata in Italia è la più alta d’Europa (percentuale). Nella Regione Lazio nel 2012 una donna su tre ha un parto cesareo primario: più del 40% al Policlinico Umberto I, all’ospedale S.Pietro Fatebenefratelli, agli ospedali di Alatri, Rieti, Monterotondo e Colleferro e alla casa di cura accreditata Villa Pia e meno del 20% negli ospedali C. Cristo Re, S.Eugenio di Roma, S. Maria Goretti di Latina e Belcolle di Viterbo.
Questa disomogeneità di qualità dell’offerta tra ospedali fa sì che in termini di popolazione, quasi una donna su due residente nel comune di Rieti abbia un parto cesareo primario e solo una su cinque nei comuni di Latina e Viterbo.
Sulla proporzione di parti cesarei primari non ci sono variazioni di rilievo tra 2007 e 2012.
 
Interventi di colecistectomia laparoscopica con degenza inferiore ai 3 giorni
Le prove scientifiche disponibili dimostrano che il vantaggio principale della colecistectomia laparoscopica rispetto alla laparotomica è quello di permettere una breve degenza post operatoria, secondo alcune raccomandazioni della durata di un giorno solo, in ogni caso inferiore ai 3 giorni.
Nel Lazio nel 2012 il 57% dei pazienti sottoposti ad intervento di colecistectomia laparoscopica rimane in ospedale meno di 3 giorni dopo l’intervento con una variabilità che va da più dell’80% al Policlinico Casilino, all’ospedale di Fondi, di Rieti, al Campus Biomedico, al San Carlo di Nancy e alla Casa di Cura Madonna delle Grazie a meno del 30% al San Filippo Neri, all’ospedale di Frascati e Viterbo, al CTO, ad Albano e Palestrina.
 
Ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva in regime ordinario in pazienti con BPCO
L’indicatore “Ospedalizzazione per broncopneumopatia cronico ostruttiva in regime ordinario in pazienti con diagnosi di BPCO” valuta la qualità dell’assistenza territoriale misurando il numero di ospedalizzazioni potenzialmente evitabili con una corretta gestione del paziente affetto da BPCO. L’indicatore non misura la qualità dell’assistenza ospedaliera, ma la capacità dell’assistenza territoriale di gestire adeguatamente la BPCO evitando l’evoluzione verso livelli di gravità maggiori e la conseguente necessità di ricorrere alle ospedalizzazioni per riacutizzazioni, insufficienza respiratoria e, nei casi più gravi, alla chirurgia polmonare
Nel Lazio nel 2012 il 13.1‰ dei pazienti affetti da BPCO è stato ricoverato per una riacutizzazione della patologia. I tassi di ospedalizzazione variano da meno del 10‰ nel vecchio Municipio XIII e nei comuni e province di Latina e Viterbo a più del 16‰ nei vecchi Municipi I, VII, XV, XVI, XVIII e nel comune e nella provincia di Rieti.
 
Interventi di angioplastica coronarica
P.Re.Val.E contiene un’analisi approfondita sull’offerta e l’appropriatezza degli interventi di angioplastica coronarica. L’intervento ha un importante effetto protettivo sulla salute sia a breve che a lungo termine, se effettuato tempestivamente su specifiche tipologie di infarti acuti del miocardio, ma se effettuato non in infarto è ad alto rischio di appropriatezza. La proporzione di angioplastica effettuata entro 90 minuti dal primo accesso a un ospedale del Lazio in specifiche tipologie d’infarto è un buon indicatore della tempestività di cura e nel Lazio è solo del 21%, ma è superiore al 35% per i pazienti che accedono al San Filippo Neri, al Sant’Andrea, a Tor Vergata, al Santo Spirito e all’ospedale Vannini. E’ invece inferiore al 20% al San Camillo, al S.Eugenio. E’ poi inferiore al 10% in alcuni ospedali della provincia, Anzio, Civitavecchia, Tivoli, Frosinone, Formia Albano Laziale, Cassino e la Casa di Cura S.Anna di Pomezia.
Dal punto di vista di popolazione, questa disomogeneità di offerta delle strutture del Lazio si traduce in una iperofferta di interventi ad alto rischio di inappropriatezza in alcuni sottogruppi di popolazione residenti nelle aree di Roma dove sono presenti la maggior parte delle strutture che effettuano angioplastica ed una offerta insufficiente dell’intervento più appropriato che è l’angioplastica primaria in alcuni gruppi di popolazione. A questo proposito dagli stessi dati del Lazio si evidenzia che, a parità di condizioni cliniche, la probabilità di avere un angioplastica primaria diminuisce progressivamente al diminuire del livello di istruzione; il 45% delle persone con infarto laureate riceve un angioplastica coronarica entro i 90 minuti rispetto al 25% delle persone che hanno concluso la scuola dell’obbligo, e al 10% di quelle senza titolo di studio.
 
Mortalità a 30 giorni dopo intervento chirurgico di bypass aortocoronarico
La mortalità a 30 giorni dopo intervento di bypass aortocoronarico è un indicatore molto valido per la valutazione delle qualità di questo intervento di cardiochirurgia. Nel Lazio, per il periodo 2011-2012, a fronte di una mortalità media del 2.6%, sovrapponibile con il valore nazionale, il San Camillo si conferma come l’ospedale con la più bassa mortalità, 0.3% e il San Filippo Neri quello con la più alta mortalità, 4.7%.

25 luglio 2013
© Riproduzione riservata
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy