Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 02 MAGGIO 2024
Regioni e Asl
segui quotidianosanita.it

Telemedicina tra luci e ombre. Uno strumento da implementare


Nonostante il contesto normativo favorisce l’attivazione di servizi in tele-salute ancora oggi si fa fatica a trovare una loro collocazione nel piano dell'offerta di servizi del Ssn. Se n’è discusso nel workshop “La Telemedicina nel Ssn. Verso la rimborsabilità dei risultati” organizzato a Roma a cui hanno partecipato operatori, ricercatori e decisori politici.

13 DIC - Strategica per l’efficientemente del Ssn in particolare sul fronte delle cronicità, ma anche delle acuzie. Una chance di risparmio e di semplificazione nell’organizzazione dell’assistenza con benefici per i pazienti. Garante dell’equità dell’accesso e della disponibilità di assistenza sanitaria qualificata in aree remote. La telemedicina è sempre di più un indiscusso strumento strategico per lo sviluppo e il miglioramento del Ssn. Ma nonostante sia supportata da un quadro normativo robusto ancora non trova completa implementazione.
 
È forte la frammentazione dell’offerta a livello regionale, non mancano criticità con il Garante per la privacy che blocca le iniziative delle realtà locali e i data base non “comunicano” tra loro. Infine c’è il problema della tariffazione: l’idea per risolverla potrebbe essere quella di tariffe per pacchetto assistenziale piuttosto che sulla singola prestazione. Insomma una Telemedicina tra luci e ombre.
 
Se ne è parlato in un workshop “La Telemedicina nel Ssn. Verso la rimborsabilità dei risultati” organizzato da  Solving BFM con il patrocinio di Anmco e con il contributo non condizionato di Vree Health Italianella, nella sede della Conferenza delle Regioni a Roma, a cui hanno partecipato operatori, ricercatori e decisori politici.
 
La telemedicina è il presente, non più il futuro, per alcuni addirittura il passato. Tanti i progetti avviati già negli anni ’90, ma a sancire la svolta da un punto di vista normativo fu l’intesa siglata nel 2014 dalla Conferenza delle Regioni sulle linee di indirizzo nazionale. All’epoca si sottolineò il fatto che l’intesa rappresentava un risultato particolarmente rilevante alla luce della necessità, non più procrastinabile, di ripensare il modello organizzativo e strutturale del Ssn del nostro Paese, in quanto la diffusione sul territorio dei servizi di Telemedicina è un importante fattore abilitante.
 
Arriva poi a luglio del 2016 sempre con il via libera della Conferenza Stato Regioni il Patto Sanità Digitale tra le cui priorità figurala telemedicina. E ancora una volta si parla di “Una vera e propria opportunità per il sistema Paese”. Infine il Piano nazionale cronicità nel quale si sottolinea la necessità di potenziarla, implementarla, in sostanza utilizzarla
 
Eppure nonostante ci sia una spinta fortissima a favorire l’attivazione dei servizi di tele-salute ancora oggi si fa fatica a trovare una loro collocazione nel piano dell’offerta di servizi del Ssn e manca è un’azione unitaria a livello nazionale che faccia decollare la telemedicina
 
“La telemedicina non è un farmaco, è uno strumento. Me serve una rete integrata”
A dirlo a chiare lettere Andrea Di Lenarda, Presidente Anmco aggiungendo che la telemedicina “deve essere inserita all’interno di un modello efficace di rete integrata tra ospedale e territorio che sa cosa fare rispetto all’incremento del flusso di informazioni che la telemedicina ci mette a disposizione. Naturalmente ci deve essere un sistema in grado di accogliere”. In questo scenario il paziente deve essere al centro di un continuo scambio di informazioni, ma per fare ciò è necessario che la rete venga implementata e che la normativa sia adeguata. “Dobbiamo inserire un nuovo nomenclatore – ha sottolineato – che consideri la telemedicina come un momento essenziale di assistenza. Solo da questo riconoscimento la telemedicina potrà crescere svilupparsi e diventare un utile strumento di salute per i pazienti cronici”.
 
Non basta accendere un computer per avere la telemedicina
D’accordo con l’implementazione della normativa Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina dell’Isssecondo il quale “non basta mettere un computer in una stanza e accenderlo per avere la telemedicina”. È necessario “lavorare per un cambiamento del sistema sanitario nazionale perché i processi vanno reingenerizzati per ottenere risultati. Le tecniche ci sono la tecnologia anche, comprese le norme mi aspetto che il Patto per la sanità digitale venga messo in atto”.
 
Ma cosa sta facendo l’Iss per implementare la normativa e aiutare le regioni ad accelerare i tempi? “L’Istituto rispetto alla telemedicina si è dotato di un centro nazionale – ha spiegato – e, dal giugno scorso, ha iniziato a lavorare per realizzare in tutta Italia servizi di telemedicina. Lo scopo è armonizzare le metodologie e verificare sul campo l’appropriatezza degli strumenti utilizzati e delle soluzioni organizzative che vengono proposte; verificare l’aderenza delle scienze mediche rispetto agli obiettivi di salute e, infine, costruire un sistema di valutazione e validazione dei servizi di telemedicina sul territorio. Questo consentirà di accelerare la possibilità di vedere realizzati concretamente dei servizi di telemedicina per le persone anche in senso preventivo non solo per la cura dei malati e consentire di tenere sotto controllo la qualità, l’accessibilità e l’economicità e sostenibilità dei servizi. Problema estremamente delicato e importante – ha concluso Gabbrielli – perché il nostro Ssn possa continuare ad essere un servizio universalistico e nello stesso tempo in grado di garantire la qualità per tutti”.
 
Far viaggiare i dati e non le persone. Questo in sintesi, secondo Fiorenzo Corti, Segretario Fimmg Lombardia,uno degli ulteriori scopi della Telemedicina che per funzionare necessita di “strutture adeguate e di una normativa aggiornata”. Secondo Corti poi la telemedicina è “strettamente collegata con due situazioni valoriali. Una è l’appropriatezza l’altra è la prossimità. Prossimità vuol dire approfittare del fatto che gli studi dei medici di famiglia sono distribuiti su tutto il territorio e quindi la possibilità di offrire alle persone prestazioni di primo livello in una logica di appropriatezza”. Certo, riconosce lo stesso Corti, dirlo non basta e per questo si sta “lavorando affinché il nuovo Acn della medicina convenzionata inglobi questo tipo di attività su cui abbiamo esperienza diffuse sul territorio nazionale”.
 
Necessaria una rivoluzione tecnologica, culturale e normativa. “Il sistema pubblico fatica a innovare e ad utilizzare questi strumenti, ma sono chiari i vantaggi sia per il paziente sia per territorio. Se la norma fossero i teleconsulti tra professionisti e tra questi e il paziente domiciliato, specie nella cronicità, avremmo fatto un gran passo in avanti”. A parlare Walter Orlandi, Direttore sanità Regione Umbria, che auspica una “rivoluzione non solo tecnologica ma anche culturale. Sicuramente la telemedicina in tutti i suoi aspetti, teleconsulto, tele referto, teleassistenza, tele riabilitazione, tele dialisi è già il passato e noi avremmo potuto sfruttare meglio nei servizi pubblici questa tecnologia innovativa”.
 
Fabrizio Ammirati, Direttore dipartimento medicina Asl 3 Roma è intervenuto spiegando che “la regione Lazio prevede di inserire l’assistenza domiciliare e la telemedicina nella gestione delle cronicità perché quello delle cronicità è il primo ambito di applicazione. Poi la telemedicina ha un grosso ruolo nelle reti dell’emergenza, nel Lazio funziona bene la rete dell’emergenza dell’ictus mentre stiamo cercando di migliorare la rete dell’infarto del miocardio. Grazie alla telemedicina è possibile fare il salto di qualità perché significa riduzione dei costi, dei ricoveri, miglioramento dell’assistenza in senso generale”. Ci sono però delle criticità da superare e l’auspicio è “mettere insieme tutte queste esperienze, sviluppare una piattaforma informatica su cui far affluire tutti i dati che devono essere condivisi tra ospedali e tra questi i medici che operano sul territorio”.
 
Privacy e gestione dei dati
Dunque i nodi da sciogliere sono parecchi a questi dobbiamo aggiungere quelli relativi alla gestione dei dati, quindi la privacy. Perché se ci sono Regioni che stanno compiendo dei passi in avanti da un punto di vista della telemedicina c’è poi il Garante della Privacy che sulla gestione dei dati personali “rappresenta il problema e non la soluzione”. A denunciare la situazione è Antonio Brambilla, Regione Emilia Romagna e componente della Commissione Lea: “Esiste un enorme problema di privacy – ha aggiunto Brambilla – le Regioni vanno avanti su progetti ‘sperimentali’ che però tali non sono più nella speranza che non ci arrivino multe da centinaia di migliaia di euro”.
Nonostante tutto “il tema della telemedicina è all’attenzione delle regioni – ha spiegato – deve far parte di quegli strumenti che le Regioni mettono in campo per l’assistenza ai pazienti fragili, quelli cronici assistiti a domicilio”. Infine sulle tariffe Brambilla aggiunge “la cosa più interessante sarebbe tariffare percorsi assistenziale all’interno dei quali lo strumento della telemedicina permetterebbe un miglioramento anche dell’utilizzo delle risorse e una valorizzazione delle professioni che in questo momento stanno arrancando”.
 
Vincenzo Panella, Capo della direzione regionale Salute e Politiche sociali Regione Lazio (anche se appena nominato Dg dell’Azienda ospedaliera e universitaria Umberto I) e componente della Commissione Lea, si è detto convinto che “con la scarsezza di risorse a disposizione le regioni devono anche pensare all’innovazione. Collegare la digitalizzazione con la disponibilità che offre un capitolo di bilancio alla lunga non può funzionare. Però allo stato attuale alcune cose possono essere fatte, come ripensare all’organizzazione”. Insomma quella della disponibilità economica non può essere una scusa per non fare. Panella si è detto “d’accordo con chi sostiene che non è il momento di pensare alle tariffe, mentre si può pensare a pacchetti che includono prestazioni innovative”.
 
Elena Carnevali, membro della XII Commissione Affari Sociali (PD) ha chiuso il giro di interventi ricordando come in Commissione “nelle osservazioni al parere che abbiamo espresso riguardo l’aggiornamento dei Lea abbiamo chiesto di introdurre la telemedicina nei Lea. Attualmente questo non è stato possibile ma per fortuna lo strumento dei Lea è diventato flessibile e quindi non ha più bisogno di passaggi lunghi come quello che abbiamo avuto di 17 anni perché ci sia un’implementazione. Noi pensiamo che l’accesso alle nuove tecnologie presenti indubitabili vantaggi: realizza molto meglio il piano della cronicità, riesce a garantire una qualità assistenziale nelle aree di svantaggio e riesce a garantire standard di salute molto più efficienti e per questo ritengo sia utile recuperare il ritardo accumulato che i pazienti non possono meritarsi”.
 

13 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Regioni e Asl

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy