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Corsini (Uni Milano): “Ecco come le 3 fasi migliorano l’aderenza alla terapia”


23 MAR - Una dei problemi principali del trattamento delle patologie cardiache è quello della compliance. Difficile far seguire al paziente la terapia, soprattutto se è diabetico oppure se ha un quadro clinico un po’ più grave. “Il medico deve condividere con il paziente l’algoritmo: se un paziente sa che il proprio medico si sta attenendo scrupolosamente a un documento frutto di un lavoro ricco di evidenze scientifiche e condiviso, si sentirà sicuramente tranquillizzato e sarà portato a non modificare le prescrizioni”, ha commentato Alberto Corsini, professore ordinario di farmacologia all’Università di Milano che ha lavorato alla realizzazione l’algoritmo. “L’aderenza alle terapie è uno dei nodi cruciali nel trattamento delle malattie cardiovascolari metaboliche: perché non basta raggiungere i target bisogna anche mantenerli. Il paziente è il fulcro di tutto. È il primo protagonista, nel bene e nel male”.
 
Insomma, dice l’esperto, non importa quanto efficace sia  la  terapia  che  un  medico  prescrive  se  ilpaziente non la segue. “Ma perché un paziente sia aderente, la terapia deve portare rapidamente gli obiettivi fissati e senza che il paziente stravolga la propria vita anche per colpa di eventuali problemi correlati. Un paziente complesso si trova a dover assumere in media 7 farmaci, fatalmente tende a sottovalutare l’importanza di alcuni”, ha spiegato il docente. I fattori in campo in questi casi sono molti e tutti da tenere sotto controllo con grande attenzione: dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete sono spesso concomitanti in un paziente. Tutti necessitano di un intervento che deve essere inquadrato in una visione di insieme, anche dal punto di vista  del percorso terapeutico e non solo diagnostico. “Ecco perché in alcuni pazienti le terapie in combinazione sono da preferire. La compliance è molto importante. L’algoritmo dà al paziente la certezza che la strada intrapresa è la migliore possibile. Non lascia spazio a dubbi o ad interpretazioni”.
Ma non solo: “Fissando anche i tempi entro i quali ottenere gli obiettivi prefissati, in caso di esito negativo, permette poi di cambiare terapia per far sì che si raggiungano prima i risultati sperati. La terapia giusta il prima possibile: è questo quello che si ottiene con l’algoritmo. Se ad un paziente si offre la terapia più appropriata che in tempi rapidi porta al raggiungimento degli obiettivi, sarà più facile educarlo al concetto che quella terapia è cronica e dovrà assumerla per tutta la vita. Al contrario, un paziente che non vede il raggiungimento degli obiettivi o che ha il sospetto che il suo medico non gli stia proponendo la terapia più corretta è un paziente a rischio ‘fai da te’”.

23 marzo 2012
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