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Un farmaco efficace anche sulle donne in menopausa


13 NOV - L’ottica di genere nella diagnosi e nella terapia dell’epatite C è una nuova prospettiva che negli ultimo anni è stata oggetto di ricerca: come recentemente dimostrato da studi che per la prima volta prendono in considerazione le differenze di genere in epatologia, l’insorgenza della menopausa, caratterizzata dalla diminuzione dei livelli di estrogeni circolanti, determina un progressivo aumento dell’attività infiammatoria, sia a livello generale sia a livello epatico e un’accelerazione della progressione della fibrosi epatica, che nel giro di pochi anni può portare alla cirrosi.
 
L’epatite C è una malattia che colpisce prevalentemente in età più avanzata, perché acquisita con modalità di tipo trasfusionale e per via della disattenzione delle decadi precedenti: tra le donne con epatite C, quelle in menopausa o in pre-menopausa rappresentano circa il 60%.
Nel periodo menopausale aumentano nel sangue e nel fegato i livelli di alcune citochine, come TNF-alfa e IL-6, che sono fattori cruciali nella risposta ai trattamenti antivirali standard. In uno studio italiano prospettico su 1.000 pazienti con malattia epatica compensata da Epatite C, dei quali 442 erano donne, è emerso che le donne in post-menopausa trattate con interferone e ribavirina raggiungono una Risposta Virologica Sostenuta (SVR) con minore frequenza rispetto alle donne in età riproduttiva sottoposte al medesimo trattamento: 46% contro 67,5%. Tuttavia, il  farmaco prodotto da MSD ha dimostrato di estendere i suoi effetti anche nei confronti delle donne affette dal virus in menopausa o post-menopausa, per le quali, appunto, i benefici sperati non potevano altrimenti essere raggiunti.
 
Secondo Erica Villa, Professore Ordinario di Gastroenterologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, che per prima ha studiato la diversa risposta ai trattamenti da parte delle donne in menopausa affette da Epatite C, “boceprevir è un farmaco dall’azione potente, che riesce a bypassare lo stato infiammatorio più elevato che colpisce la donna in menopausa. Dati preliminari, presentati alla Special Conference EASL/AASLD “Therapy of Hepatitis C: Clinical Application and Drug Development” sul ri-trattamento di un gruppo di donne con precedente fallimento terapeutico (sia relapse che null response), hanno dimostrato un notevolissimo recupero della risposta, che ha raggiunto oltre il 60% di negativizzazione dell’HCV RNA a fine terapia”. Specificando poi: “Il meccanismo con il quale boceprevir arriva a questo risultato è attualmente oggetto di ricerca: è partito un studio clinico, per il quale la fine dell’arruolamento dei pazienti è prevista entro l’anno, per studiare come evolve l’attività infiammatoria nella donna e per capire come questo status influenza la risposta virologica nei confronti di boceprevir. A tutt’oggi riteniamo che la potenza farmacologica antivirale del farmaco sia così elevata da riuscire a bypassare lo stato infiammatorio più elevato che colpisce la donna in menopausa”.

13 novembre 2012
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