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Manovra. Fifo: “Superare il payback sui dispositivi medici o sarà catastrofe sanitaria”


La norma, spiega la Federazione dei fornitori ospedalieri, “costringe le aziende fornitrici di dispositivi medici a pagare 2.1 miliardi di euro entro il 15 gennaio, comportando il conseguente fallimento di centinaia di Pmi che distribuiscono a tutti gli ospedali d’Italia dispositivi salvavita e altro materiale per il corretto svolgimento delle attività chirurgiche”. Chiesta la cancellazione della norma o almeno la sospensione. “La politica non può girarsi dall’altra parte”, dice Fifo.

21 DIC - “Il Governo non affronta il tema del payback in manovra e mette a rischio il Sistema Sanitario Nazionale”. A dirlo, in una nota, è la Fifo Sanità (Federazione italiana fornitori ospedalieri aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia), che ribadisce “il rischio concreto di un’imminente mancanza di dispositivi medici negli ospedali”, parlando addirittura di possibile “catastrofe sanitaria”, e lancia l’allarme per l’intera tenuta del settore.

“La norma - spiega Fifo - costringe le aziende fornitrici di dispositivi medici a pagare 2,1 miliardi di euro entro il 15 gennaio, comportando il conseguente fallimento di centinaia di Pmi che distribuiscono a tutti gli ospedali d’Italia dispositivi salvavita e altro materiale per il corretto svolgimento delle attività chirurgiche”.

“Siamo inorriditi - dichiara Massimo Riem, presidente di Fifo Sanità - per quello che potrà accadere se la norma non sarà superata. Stiamo parlando di una certezza, non una possibilità. Mancheranno dispositivi medici come strumenti chirurgici e diagnostici. Chiediamo al Governo, che in queste ore sta lavorando alla manovra, di superare la norma o almeno garantirne la sospensione”.

“Abbiamo lavorato e lavoreremo, - prosegue Riem - per tutelare il futuro prossimo delle Pmi che rappresentiamo, e soprattutto la tenuta dell’intero Sistema Sanitario Nazionale. Il Governo ci dia ascolto per evitare un pericolo concreto ed incombente per la salute dei cittadini. Di fronte a questo rischio, la politica non può girarsi dall’altra parte”.

21 dicembre 2022
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