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Scienziati Usa: "Ridere fa bene al cuore"

di Maria Rita Montebelli

I risultati di un grande studio americano, condotto su 5.100 adulti, dimostrano che gli ottimisti hanno il doppio delle probabilità di avere fattori di rischio cardiovascolari sotto controllo e dunque un cuore sano. Gli autori ritengono quindi che tra le strategie di prevenzione cardiovascolare andrebbero incluse anche delle misure per migliorare il benessere psicologico

11 GEN - Il pensiero positivo fa bene al cuore. Lo rivela uno studio dell’università dell’Illinois finanziato dai National Institutes of Health e pubblicato su Health Behavior and Policy Review. Rispetto a chi vede sempre tutto nero, gli ottimisti hanno infatti delle chance doppie di avere un cuore in perfetta forma. Un’associazione che rimane statisticamente significativa – afferma Rosalba Hernandez, autrice della ricerca – anche dopo aver effettuato gli aggiustamenti statistici per le caratteristiche socio-demografiche e il livello di salute mentale”.
 
Per misurare la ‘fitness’ del cuore gli autori hanno valutato sette parametri: pressione arteriosa, indice di massa corporea, glicemia a digiuno, colesterolemia, tipo di dieta, attività fisica, abitudine al fumo. Gli stessi criteri adottati dall’American Heart Association per la campagna di salute pubblica ‘Life’s Simple 7’ che mira a migliorare del 20% la salute cardiovascolare stelle e strisce entro il 2020. Ad ogni parametro è stato assegnato un punteggio di 0 (il peggiore), 1 o 2 (il migliore). La somma totale, che può andare a 0 a 14, definisce il grado di salute del cuore.
 
A tutti i 5.100 adulti, dai 45 agli 84 anni di età, che hanno preso parte a questo studio, veniva inoltre chiesto di compilare un questionario per valutare grado di salute mentale, livello di ottimismo e di attività fisica svolta; inoltre veniva presa in considerazione l’eventuale presenza di patologie artrosiche, dei reni e del fegato. I partecipanti erano per il 38% bianchi, per il 28% neri americani, per il 22% ispanici/latini e per il 12% cinesi e appartenevano alla coorte del Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA), effettuato presso sei regioni degli USA (Baltimora, Chicago, Forsyth County nella Carolina del Nord, Los Angeles) e avviato nel 2000. Il lavoro sull’ottimismo appena pubblicato ha dunque preso in esame dati relativi ad un follow up di una decina d’anni.
 
I soggetti più ottimisti presentavano rispettivamente il 50 o il 76% di probabilità di totalizzare un punteggio intermedio o elevato nella ‘scala della salute’. E l’associazione tra ottimismo e salute cardiovascolare risultava ancora più consistente dopo aver considerato anche caratteristiche socio-demografiche quali l’età, la razza e l’etnia di appartenenza, il livello di istruzione ed economico. Dopo questi aggiustamenti, il gruppo degli ottimisti risultava avere il doppio di probabilità di presentare una salute cardiovascolare di ferro. In particolare, rispetto ai ‘pessimisti’, chi vede la ‘vita in rosa’presenta livelli di glicemia e di colesterolemia migliori, fa più attività fisica, fuma meno e mantiene una linea migliore.
 
Si tratta di risultati molto importanti, considerando anche quelli di uno studio precedente, che ha stabilito che per ogni punto guadagnato sulla scala della salute cardiovascolare, si riduce il rischio di ictus dell’8%. “E’ un dato questo che, rapportato alla popolazione generale – spiega la Hernandez – si traduce in una significativa riduzione di mortalità correlata a cause cardiovascolari; la spiegazione di questo fenomeno va ricercata in meccanismi bio-comportamentali. Tutto ciò sta ad indicare che tra le strategie di prevenzione delle malattie cardiovascolari andrebbero assolutamente  anche delle misure mirate a migliorare il benessere psicologico”.
Buone risate a tutti, dunque!
 
Maria Rita Montebelli

11 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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