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Trasfondere globuli rossi prossimi al periodo massimo di conservazione non aumenta la mortalità intraospedaliera

di Maria Rita Montebelli

Uno studio canadese è andato a valutare se la trasfusione di emazie ‘stagionate’, prossime alla data massima consentita di conservazione, rispetto a sacche di globuli rossi di recente introdotti in emoteca potesse avere una qualche influenza sulla mortalità intraospedaliera. La risposta è stata ‘no’, proprio come quella di una recente metanalisi su 25 mila pazienti. Gli autori dello studio concludono dunque che le attuali tempistiche di conservazione e di gestione delle sacche di emazie in emoteca è del tutto ‘ragionevole’.

09 OTT - Una recente metanalisi di 14 trial (oltre 25 mila pazienti) ha valutato il possibile impatto delle trasfusioni di globuli rossi conservate in emoteca per periodi diversi di tempo sulla mortalità intraospedaliera, giungendo alla conclusione che non fa alcuna differenza. Un ulteriore studio appena pubblicato su Lancet Haematology, l’INFORM (INforming Fresh versus Old Red cell Management - INFORM), con disegno pragmatico, multicentrico (sei centri in Australia, Canada, Israele e USA), randomizzato, è andato ad indagare in ulteriore dettaglio se potesse essere qualche differenza tra il trasfondere emazie conservate da meno di 7 giorni, rispetto a quelle quasi vicine a scadenza (la durata massima accettabile di deposito è ad oggi di 36-42 giorni).
 
I pazienti sono stati randomizzati (2:1) a ricevere sangue conservato da più tempo (standard of care) o sangue di recente conservazione. I ricercatori sono andati quindi a raccogliere dati sulla mortalità intraospedaliera per tutte le cause, relativa a soggetti di gruppo A o 0 trasfusi. In un’analisi secondaria, i soggetti sono stati stratificati in tre classi: soggetti trasfusi con emazie conservate per meno di 7 giorni; soggetti trasfusi con almeno una sacca di emazie conservata per 8-35 giorni; soggetti trasfusi con almeno una sacca di emazie conservata per oltre 35 giorni.
 
Tra il 2 aprile 2012 e il 21 ottobre 2015, sono stati reclutati 31.497 pazienti, 24.736 dei quali inclusi in questo studio. Il 18% di loro (4.480) sono risultati trasfusi con emazie conservate per il periodo massimo, il 6% (1.392) con le emazie più ‘fresche’ e il 76% (18.854) con emazie conservate per 8-35 giorni. Il follow up medio è stato di 11 giorni e i ricercatori concludono che l’esposizione ad emazie conservate per oltre 35 giorni, rispetto alle trasfusioni di globuli rossi conservati per meno di 8 giorni, non risulta associato ad aumentato rischio di mortalità intra-ospedaliera. Analogamente, nessuna differenza è emersa tra il gruppo trasfuso con emazie conservate per 8-35 giorni e quello trasfuso con le emazie conservate per meno di 8 giorni.
 
Anche questo studio insomma conferma che trasfondere con emazie conservate per un periodo superiore ad un mese non comporta un aumento della mortalità intraospedaliera; le linee guida attuali per la conservazione delle sacche da trasfondere appaiono dunque, a detta degli autori, del tutto ‘ragionevoli’.
Lo studio è stato finanziato da Canadian Institutes for Health Research, Canadian Blood Services e Health Canada.
 
Maria Rita Montebelli

09 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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