Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Venerdì 26 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Una playlist personalizzata per i pazienti con demenza

di Carolyn Crist

La musica tocca parti del cervello che non vengono compromesse dalla demenza ed è capace di suscitare ricordi ed emozioni, che rimangono integri sotto il macigno della patologia neurodegenerativa. Partendo dall’approfondimento di questo aspetto, la charity Play List for Life e l’Università di Edimburgo suggeriscono di creare una playlist personalizzata per ciascun paziente, tenendo presenti tre passaggi importanti

25 GIU - (Reuters Health) – Una playlist personalizzata, che faccia tornare alla mente ricordi dell’infanzia e momenti felici, può dare serenità ai pazienti con demenza, n quanto la musica va ad attivare parti del cervello non interessate dalla malattia. A questa conclusione è giunto uno studio condotto dall’Università di Edimburgo e dalla charity Playlist for Life di Glasgow. Lo studio è stato pubblicato da Lancet Neurology.
 
Attraverso il suo programma Music Detective, Playlist for Life incoraggia le famiglie a parlare ai parenti per capire quali brani facciano loro ricordare momenti felici. I volontari di Playlist for Life non sono musico-terapeuti qualificati, ma aderiscono alla quinta edizione del protocollo Gerdner sviluppato presso l’Università di Stanford.

Per creare una playlist a scopo terapeutico, gli autori dello studio raccomandano tre passaggi. Primo, cercare le canzoni preferite dalla persona quando aveva tra i 10 e i 30 anni, età duranti la quale si formano molti ricordi che diventano poi fondamentali. Secondo, aggiungere tracce di “eredità” che derivano dai ricordi dell’infanzia o che hanno a che fare con amici o ex partner. Terzo, aggiungere tracce “identitarie” che si ricollegano a patrimonio, nazionalità ed etnia.

“Le persone con demenza hanno emozioni vive che possono essere recuperate, anche in fasi avanzate, e ciò può contrastare la convinzione che la demenza distrugga la personalità e cancelli quel che rende un individuo unico”, dice Antonio Cherubini dell’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani di Ancona, non coinvolto nello studio.

“La maggior parte dei pazienti sviluppa disturbi comportamentali, non solo agitazione e comportamenti difficili, ma anche apatia e depressione”, continua Cherubini. “I farmaci non sono molto efficaci per trattare queste manfiestazione e hanno effetti collaterali, quindi dovrebbero essere valutate e implementate terapie non farmacologiche efficaci”.

Fonte: Lancet Neurology 2019

Carolyn Crist

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

25 giugno 2019
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy