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La nuova vita dei glicosidi digitalici contro aterosclerosi e tumori

di Maria Rita Montebelli

Liberarsi delle cellule senescenti per ringiovanire l’organismo e proteggerlo dalle patologie correlate all’invecchiamento, tumori compresi. E’ la scommessa di un gruppo di ricercatori inglesi che, nella ricerca di farmaci anti-senescenza, si sono imbattuti in ‘vecchie conoscenze’ della medicina, i glicosidi digitalici. E’ la ouabaina, farmaco di questa famiglia, a possedere le più spiccate doti anti-senescenza. Il farmaco verrà testato in una serie di studi per valutare se cataratta, fibrosi, aterosclerosi e tumori possano migliorare con questa e altre molecole anti-senescenza. Trattandosi di farmaci in uso da molto tempo, gli autori della ricerca invitano inoltre gli epidemiologi a condurre studi retrospettivi per vedere se i pazienti trattati con i glicosidi digitalici risultino in qualche modo protetti dalle patologie correlate alla senescenza cellulare.

22 OTT - La senescenza è una risposta della cellula a stress di varia natura,  che provoca l'arresto della crescita delle cellule vecchie e danneggiate.
Nell'ultimo decennio, una serie di ricerche hanno rivelato che le cellule senescenti giocano un ruolo molto importante in una lunga lista di malattie: dal cancro, alle patologie osteo-articolari, all'aterosclerosi e molte altre.  Studi condotti in passato hanno dimostrato che l'eliminazione specifica delle cellule senescenti, per mezzo di farmaci o utilizzando dei ‘trucchi’ genetici, riesce a far vivere gli animali da esperimento (i topi) in più in salute e per un periodo di tempo più lungo. Eliminare le cellule senescenti determina miglioramenti a livello di fibrosi, cataratta, aterosclerosi e in più di altre 20 malattie. Ma non è così facile come sembra.
 
Il navitoclax  è un farmaco antitumorale che elimina in maniera selettiva le cellule senescenti, inducendo apoptosi, un tipo di morte cellulare. La classe di farmaci alla quale appartiene è quella dei ‘senolitici’.  Il navitoclax è stato valutato in vari trial clinici per testare il suo potenziale terapeutico contro leucemie e linfomi. Purtroppo ne sono risultati gravi effetti indesiderati a carico di piastrine e macrofagi.
Di qui, la necessità di individuare farmaci alternativi in grado di eliminare le cellule senescenti.
 
Le ricerche in questo campo proseguono e l’ultima di questa serie è stata appena pubblicata il 21 ottobre su Nature Metabolism da parte di un gruppo di ricercatori del gruppo Cell Proliferation, Institute of Medical Sciences dell’MRC di Londra. Gli studiosi inglesi hanno individuato un nuovo gruppo di farmaci seno litici.
 
Dopo aver esaminato una serie di farmaci già utilizzati in clinica e averli testati sulle cellule normali e senescenti, i ricercatori hanno individuato come potenziale candidato per uccidere in maniera selettiva di cellule senescenti la ouabaina, farmaco appartenente alla famiglia dei glicosidi cardiaci (che comprendono anche la digossina e la digitossina).
 
 I glicosidi cardiaci sono utilizzati in clinica per trattare aritmie cardiache e fibrillazione atriale. Lo studio appena pubblicato ha evidenziato che i glicosidi cardiaci sono in grado di eliminare in maniera selettiva molti tipi di cellule senescenti, comprese quelle la cui senescenza è stata indotta da irradiazione, chemioterapici (quali etoposide o doxorubicina) o dallo stesso tumore.
 Il fatto che la ouabaina possa eliminare diversi tipi di cellule senescenti sottolinea il suo potenziale come farmaco senolitico ad ampio spettro.
 
Jesus Gil, direttore del gruppo della Cell Proliferation dell’MRC LMS e autore anziano dello studio,  ha già annunciato i prossimi step della ricerca. “Questi farmaci, già da tempo utilizzati in clinica, potrebbero essere riproposti per trattare una lunga lista di malattie, compresi i tumori.  E’ quanto abbiamo intenzione di andare ad esplorare, in collaborazione con altri gruppi di studio. Inoltre, visto che molti pazienti sono già in trattamento con la digossina, gli epidemiologi potrebbero effettuare degli studi retrospettivi per rispondere alla domanda se i pazienti trattati con la digossina, godono di salute migliore rispetto al resto della popolazione”.
 
Maria Rita Montebelli

22 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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