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Vaccini Covid. Genazzani (Ema): “Anche per Johnson&Johnson potrebbe servire un richiamo. Intanto però iniziamo a vaccinare”


Il membro del Chmp dell’Agenzia europea del farmaco a Sky parla anche del richiamo con un vaccino diverso: “Consiglierei di aspettare i dati prima di farlo”. E poi sull’estensione dell’intervallo tra prima e seconda dose per Pfizer e Moderna: “Non diventi la norma, ma credo che sia possibile”

13 APR - “Non metterei troppo accento sul fatto che J&J sia un vaccino monodose”. Così a `Buongiorno´ su Sky Tg24 Armando Genazzani, membro del Committee for Medicinal Products for Human Use (Chmp) dell'Agenzia europea del farmaco Ema.
 
“Al momento - sottolinea il farmacologo, il vaccino anti-Covid di Janssen (gruppo Johnson&Johnson) - è stato studiato come vaccino di cui si dà una singola dose e sappiamo che dà una protezione 14 giorni dopo la somministrazione”.
 
Tuttavia “non sappiamo quanto duri. Potrebbe benissimo essere che serva un richiamo in seguito, ci sono degli studi che lo stanno valutando. Intanto possiamo cominciare a vaccinare, però”.
 
Genazzani ha poi parlato anche della possibilità di utilizzare vaccini anti-Covid diversi per la prima e la seconda dose che si sta adottando in alcuni Paesi Ue. “Personalmente consiglierei di aspettare i dati prima di farlo. Al momento non abbiamo dati in merito. Ci sono alcuni Paesi, come la Germania, che stanno studiando di poter usare» un vaccino ad adenovirus come prima dose e un vaccino a mRna come seconda dose. Vi è una plausibilità biologica che il richiamo possa funzionare, ma non abbiamo dati”.
 
Ma l’esponente Ema ha parlato anche dell’estensione dell’intervallo tra prima e seconda dose per Pfizer e Moderna avallata in Italia. “In Ema e Aifa riteniamo che gli intervalli studiati negli studi clinici fra la prima e la seconda dose dei vaccini a mRna, pari a 21 e 28 giorni, siano quelli ottimali perché su quelli abbiamo dei dati. «Negli studi clinici non sempre è possibile fare il richiamo il giorno esatto e ci sono pazienti che sono stati trattati un po' più a lungo o meno - spiega il farmacologo - Ci sono anche pazienti che sono stati trattati a 42 giorni. Dal punto di vista scientifico - sottolinea Genazzani - non penso che arrivare a 42 giorni tra due dosaggi debba diventare la norma, ma credo che sia possibile”.
 
“Al momento oltretutto, da un punto di vista di plausibilità biologica, l'allungamento della dose potrebbe portare addirittura a un aumento della risposta anticorpale. Non deve diventare la norma - ribadisce l'esperto - ma in un momento difficile in cui non sappiamo quando arriveranno le dosi, possiamo cominciare, poi se arrivano le daremo nel tempo giusto”.

13 aprile 2021
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