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Intervista a Scaccabarozzi (Farmindustria): “Al momento vediamo solo tagli irrazionali”

di Eva Antoniotti

“Faremo la nostra parte, ma chiediamo equità”, ci ha detto a conclusione del suo intervento all’Assemblea pubblica il presidente dell’associazione delle industrie farmaceutiche italiane. “Vogliamo più rigore anche per gli altri settori della spesa sanitaria e non solo sulla farmaceutica”

04 LUG - Un intervento appasionato, quello di Massimo Scaccabarozzi, alla sua prima assemblea pubblica come presidente della Farmindustria, nella quale il Governo è stato rappresentato solo dal sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, che ha promesso: “Il Governo non userà la clava”.

Una relazione appassionata, dicevamo, ma anche fortemente preoccupata. E le anticipazioni apparse proprio oggi sui giornali, riguardanti i possibili tagli alla sanità a cominciare da una riduzione del tetto per la spesa farmaceutica, hanno certo contribuito ad accrescere le preoccupazioni. “Sono tagli irrazionali”, ha detto il presidente di Farmindustria intervenendo a braccio superando il testo della relazione scritta, che colpiscono un settore che invece può essere trainante per l’economia del Paese, in ragione della sua innovatività, capacità di ricerca e di esportazione.

“Non sono i farmaci la fonte di crescita della spesa sanitaria”, ha spiegato Scaccabarozzi, ricordando che in questi ultimi due anni la spesa per la farmaceutica si è ridotta, mentre hanno continuato a crescere le voci di spesa per il personale e per l’acquisto di beni e servizi. “Non siamo contro il Governo né contro le Regioni, ma chiediamo a Governo e Regioni di non essere contro di noi”, ha detto ancora, spiegando che un incremento del pay back del 10% (ovvero della quota che le aziende pagano quando viene superato il tetto di spesa farmaceutica previsto) equivale ad un ulteriore prelievo fiscale e mette a rischio la tenuta del sistema industriale del farmaco in Italia. Nell’immediato questo potrebbe portare a cancellare 10mila posti di lavoro (anche nella ricerca) e in prospettiva vorrebbe dire che in Italia “non potremo avere nuovi farmaci e, chi potrà, dovrà andare a comprarli all’estero”.

Presidente Scaccabarozzi, come interpreta l’assenza dei ministri della salute e della Ricerca alla vostra Assemblea di oggi?
In questo momento sono certamente molto presi e sono certo che sia per questo che non sono venuti. D’altra parte noi abbiamo già avuto degli incontri con il ministro della Salute e abbiamo anche messo per scritto più volte le nostre proposte. Francamente abbiamo avuto qualche difficoltà invece ad incontrare il primo ministro Mario Monti, ma sappiamo quanto sia impegnato a salvare il nostro Paese.

Cosa pensa della manovra che sta mettendo a punto il Governo?
La manovra ci è stata annunciata nei principi, ma se non vengono dati i numeri precisi è difficile dare un giudizio. Il Governo ha il diritto e il dovere di decidere quanto vuole investire: ce lo dica. Ma è troppo penalizzante che ancora una volta si chieda a noi di ripianare, facendo nuovi prelievi sui fatturati con queste forme di pay back.
 
Quali sono le vostre proposte?
Noi abbiamo indicato degli indirizzi, più che delle proposte. Chiediamo essenzialmente una sola cosa: equità. Ovvero che in tutti i settori a cui si applica la spending review ci sia lo stesso rigore che c’è stato e c’è verso di noi.
 
Vuol dire controlli serrati sulla fornitura di beni e servizi?
Perchè no?
 
Sul personale?
Anche.
 
E come mai lo stesso farmaco ha prezzi diversi nelle diverse realtà italiane? Non si potrebbe usare sempre il prezzo più basso?
Le differenze di prezzo sui farmaci derivano da sconti in condizioni di gara. Il prezzo dei farmaci è infatti fissato dall’Aifa, ma le aziende possono decidere di praticare uno sconto quasi sempre in relazione a due elementi: i tempi di pagamento e i volumi acquistati.
 
Oggi lei ha lanciato un vero grido d’allarme. Fino a quanto siete disposti a sopportare? Riuscite a reggere i circa due miliardi che vi vengono chiesti?
In realtà, rifacendo i conti si arriva a circa tre miliardi in tre anni: un miliardo dalla manovra dell’estate del 2011 e altri due nei prossimi due anni. È troppo, stavolta non ce la facciamo.
 
L’ipotesi di spostare alcuni farmaci fuori dalla rimborsabilità, rendendoli direttamente a carico del cittadino potrebbe essere una soluzione?
Io speravo che con la spendine review si facesse un’analisi anche in questa direzione. È vero che non possiamo chiedere al cittadino ulteriori sacrifici, ma forse ci sono dei farmaci che costerebbero meno se venissero “delistati” piuttosto che, come oggi, pagando il ticket. Se c’è un tecnico che fa una spending review deve guardare anche queste cose.
 
C’è il rischio che si arrivi a non consegnare i farmaci negli ospedali, come sembra stia accadendo in Portogallo?
Noi abbiamo un grande senso di responsabilità sociale, non faremo mancare le medicine.
 
Eva Antoniotti

04 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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