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Gli impegni a favore del Ssn e la credibilità della politica

di Roberto Polillo, Mara Tognetti

Uscire da questa condizione non è cosa facile ma di sicuro una inversione di tendenza può realizzarsi solo elaborando proposte di cambiamento coraggiose, chiare e realizzabili e che soprattutto non cercano il facile consenso.

06 OTT -

Il servizio sanitario nazionale per non morire necessita urgentemente di nuove risorse: di tipo materiale ma anche di tipo immateriale.

Le prime rappresentano i fattori fondamentali della produzione per dirla con i fisiocratici.

Un finanziamento come il nostro, di gran lunga inferiore alla media europea, e su cui rischia di abbattersi un ulteriore riduzione di 2 miliardi per il 2024, non è compatibile con il mantenimento di uno standard di qualità adeguato.

Lo stesso dicasi per la carenza disastrosa e purtroppo incrementale di personale medico (- 30.000) e infermieristico ( -70.000) poichè la sanità è un contesto labour intense in cui la differenza la fanno le strutture ma soprattutto il valore di chi vi opera.

Servono dunque risorse materiali ma sbaglia chi crede che queste siano sufficiente per impedire la deriva che spinge il nostro SSN verso un punto di non più ritorno.

Le risorse immateriali

Un servizio sanitario cresce e si rafforza se esistono risorse immateriali (visioni, credenze e prospettive) che lo alimentano rendendolo flessibile, resistente, sostenibile in relazione ai mutamenti della società e allo stesso tempo dando senso a chi vi opera ogni giorno.

Di questi elementi non c'è traccia nel governo e nell' “inessenziale” Ministero della Salute ma non c'è riferimento apprezzabile neanche nelle proposte dell’opposizione.

Cosa serve allora per potersi presentare ai cittadini come una valida alternativa? E cosa più importante per garantire ai cittadini il diritto costituzionale e fondamentale della salute?

Finanziamenti certi e sblocco delle assunzioni.

Si arresta la deriva del nostro SSN se si decide una volta per tutte che il finanziamento non potrà essere per legge inferiore al 7% del PIL (o misura equivalente) e se si elimina il blocco delle assunzioni consentendo il fisiologico ricambio dei lavoratori che vanno in quiescenza.

Il ruolo del Ministero della Salute

Alla richiesta del Ministro Schillaci di incrementare il FSN di 4 miliardi il “suo principale”, il ministro dell'economia Giorgetti ha risposto con un taglio di 2 miliardi.

Un' umiliazione che non sembra toccare minimamente il ministro Schillaci nella sua persona ma che impone a noi una riflessione sull' utilità di un ministero con tali prerogative. Le possibilità per non assistere più a questa desolante resa delle armi sono due: abolizione del ministero e suo accorpamento con altri dicasteri sciogliendo così una ambiguità intollerabile che dura da tempo, oppure attribuzione allo stesso ministero di poteri reali con la piena ed esclusiva titolarità delle risorse assegnate e veto su eventuali scostamenti dalla prevista per legge consistenza del FSN. Ovviamente noi propendiamo per questa seconda strada.

La riforma della governance delle aziende sanitarie.

Il processo di aziendalizzazione con cui si voleva coniugare corretta gestione economica e miglioramento della qualità del servizio è miseramente fallito. Oggi 15 Regioni sono a rischio di commissariamento per disavanzo eccessivo e insufficiente rispetto della garanzia dei LEA.

L' aziendalizzazione, dunque, non solo non ha garantito un efficiente gestione delle aziende ma ha contribuito a generare quella condizione di burnout che spinge medici e infermieri ad abbandonare precocemente il lavoro e a fuggire dagli ospedali.

Non si può lavorare infatti in un ambiente improntato all' autoritarismo che connota molte aziende sanitarie dove una gestione monocratica e insindacabile viene esercitata senza alcun rispetto del ruolo dei professionisti.

Un'opposizione che vuole essere credibile non può restare in silenzio e deve dire con chiarezza se ritiene ancora che l'attuale modello top-down e neo liberista di direzione aziendale sia adeguato o non si debba piuttosto procedere con estrema urgenza a una sua radicale trasformazione (consiglio di amministrazione, direzione collegiale, valorizzazione del potere decisionale di operatori e utenti)

Il ruolo del personale.

I medici e gli infermieri non soltanto fuggono dalle strutture pubbliche e dal rapporto di impiego ma non mostrano alcuna propensione ad entrare a farvi parte. Una dolorosa inversione di tendenza rispetto a soli pochi decenni orsono quando entrare in ospedale era l'aspirazione di tutto il personale medico e sanitario. Prova ne sono i concorsi dei medici che restano deserti o le iscrizioni alle facoltà infermieristiche che calano drammaticamente. Una disaffezione che non può essere ricondotta solo a questioni di salario insufficiente ma che riguarda invece la perdita di ruolo, di status e la soddisfazione professionale. Per i primi serve un nuovo inquadramento con l'istituzione di una specifica area giuridica contrattuale e la garanzia di reale autonomia per i secondi una serie di misure incentivanti che Saverio Proia ha illustrato in diversi suoi contributi.

Le cure primarie

Come ulteriore punto l'organizzazione delle cure primarie e la loro integrazione con il sistema ospedaliero. E' nostra convinzione che l'unica prospettiva credibile per i MMG sia il passaggio alla dipendenza e il loro inserimento nelle strutture del distretto. Un passaggio indispensabile per realizzare un vero lavoro in team e superare l'asservimento al carico burocratico crescente che impedisce ai MMG di svolgere attività assistenziale.

Una riforma fortemente ostacolata dai sindacati autonomi e dai membri delle istituzioni ordinistiche e previdenziali di cui i primi dispongono della gold sharing.

La loro è tuttavia una lotta di retroguardia per la difesa di interessi di casta che cozzano con le esigenze dei giovani medici che, alle condizioni date, si rifiutano di intraprendere tale professione e fungere da semplici portatori d' acqua. Anche su questo chi vuole rappresentare un'alternativa credibile e puntare alla salvaguardia di un Servizio Sanitario Nazionale funzionale deve rompere con le ambiguità del non detto per non inimicarsi la corporazione ed esprimere la propria posizione a favore di una nuova ricomposizione del lavoro sanitario.

La deriva secessionista

Ultimo punto non di minore importanza riguarda la ripartizione delle competenze tra Regioni e stato centrale. È fondamentale impedire la deriva secessionista che l' autonomia regionale sottende ma è altrettanto importante uscire dalla situazione attuale in cui ogni Regione decide e più spesso non decide per proprio conto. Per rompere questo circolo vizioso di autoreferenzialità degli enti territoriali bisogna dare un nuovo ruolo alle agenzie del Ministero della salute come Agenas nella riorganizzazione dei servizi regionali a partire dalla definizione delle reti cliniche integrate vincolanti per tutte le regioni.

È questo per noi un passaggio fondamentale perché senza definire le reti cliniche per le principali patologie con i relativi protocolli diagnostico- terapeutici implementati nelle diverse realtà regionali è una pura illusione sperare in una integrazione tra strutture di diverso setting assistenziale e tra professionisti delle diverse professioni e profili

Considerazioni finali

È dunque la mancanza di coraggio e di vision nell'avanzare proposte concrete che rende finora poco credibili le forze politiche che si oppongono all' attuale esecutivo e che poco hanno fatto in precedenza per impedire che si arrivasse a tal punto.

Un problema enorme per ha una doppia conseguenza: da un lato il SSN pubblico è ormai a un passo dalla sua estinzione; dall' altro i livelli di partecipazione democratica alla vita pubblica si riducono drasticamente. Ma cosa ancora più grave le disuguaglianze in salute crescono.

È infatti drammaticamente evidente come il primo partito in Italia con in 40 % di consensi sia quello dei delusi che non votano per nessuno. È altrettanto evidente poi come tale partito sia progressivamente cresciuto a ogni nuova tornata elettorale

Non sta a noi spiegare le ragioni di questo drammatico rifiuto dei cittadini di partecipare alla vita pubblica e non è certo questa la sede ma di certo un ruolo importante gioca in tale fenomeno la scarsa credibilità dei partiti politici. Una scarsa credibilità che nasce dalla distanza tra quanto si promette in campagna elettorale e quanto si realizza quando si governa.

Uscire da questa condizione non è cosa facile ma di sicuro una inversione di tendenza può realizzarsi solo elaborando proposte di cambiamento coraggiose, chiare e realizzabili e che soprattutto non cercano il facile consenso.

Roberto Polillo

Mara Tognetti



06 ottobre 2023
© Riproduzione riservata


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