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Ciao 2013. Per la sanità un anno perso

di C.F.

Nessuna delle “grandi” riforme previste è andata in porto. Nonostante fossero blindate da specifiche norme di legge (Decreto Balduzzi, e spending review di Monti, tra tutte). Anche il Patto per la Salute non ce l’ha fatta. La sanità, come tutto il Paese, sembra avvitata su se stessa e non riesce a uscire dalla spirale perversa della “sostenibilità”

31 DIC - Anche il 2013 se ne va. Dire che in sanità non è successo nulla sarebbe assurdo. Soprattutto da parte di chi, come noi, vive ogni giorno di notizie sanitarie. Tant’è che fare un elenco anche sommario dei fatti e delle discussioni dentro e fuori i “Palazzi” istituzionali sulle mille e una vicende connesse con la vita di quanti operano e di quanti usufruiscono del nostro sistema sanitario, obbligherebbe a una selezione pesantissima per far entrare il tutto nello spazio di un articolo di fine anno.
 
Eppure, nonostante ciò, la sensazione che si avverte alla vigilia del nuovo anno è che per la sanità (come del resto per molti altri campi) questo 2013 sia stato un anno perso.
 
Nessuna delle cose promesse e deliberate è stata attuata. Dalla riforma delle cure primarie (decreto Balduzzi) operativa da gennaio e con scadenze precise, tutte eluse. Al Patto per la Salute che, solo fino a poche settimane fa, si dava ancora per certo entro l’anno e che invece naviga ancora in alto mare ormai appesantito da tante di quelle materie di accordo tra Governo e Regioni da essere diventato una sorta di nuovo e inedito Piano sanitario nazionale.
 
Niente per la riorganizzazione della rete ospedaliera (prevista dalla spending review di Monti del 2012) il cui regolamento è rimasto al palo. Come al palo sono rimasti i nuovi Lea (decreto Balduzzi) e il nuovo sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco (anch’esso previsto dalla spending review di Monti del 2012) la cui entrata in vigore è stata ora progata al 2015. Da sottolineare, poi, che il nuovo sistema era anche un'occasione per dare sostanza e riconoscimento economico a quelle nuove prestazioni previste dalle neofarmacie dei servizi anch'esse, di fatto, rimaste solo sulla carta.
 
Sono solo alcuni esempi, ma significativi, dell’incapacità del sistema Paese di governare la sanità in chiave riformatrice. Anche il 2013 ha infatti confermato che l’unica cosa che siamo in grado di fare (assolutamente da non sottovalutare, ben inteso) è quella di tenere a freno la spesa attraverso tagli lineari e progressivi che restano l’unica traccia visibile e concreta delle politiche sanitarie degli ultimi anni. Almeno a partire dal 2011.
 
Il risultato è un taglio senza precedenti al comparto valutabile, a secondo dei calcoli, tra i 25 e i 30 miliardi di euro e che ora potrebbe essere ancora elevato dalla nuova spending review del Governo Letta.
 
In questa situazione, anche nel 2013, il sistema sanità si è continuato comunque ad avvitare attorno al tema della sostenibilità al quale il Parlamento ha dedicato gli sforzi di addirittura due Commissioni d’inchiesta: una alla Camera e una al Senato. Quasi a riprova che anche il nostro Parlamento, piuttosto che interrogarsi sul perché le “sue” riforme non si attuano, viene travolto dalla spirale dei conti, dimenticando che una loro reale stabilizzazione si potrà ottenere solo a riforme compiute e tra queste quella delle cure primarie e della riconversione della rete ospedaliera sono certamente le più incisive anche sul piano della spesa.
 
Non dobbiamo quindi stupirci della sensazione di avvitamento che ci avvolge. Da un lato siamo ormai consapevoli fino alla nausea delle cose da “fare” per raddrizzare la barca del Ssn (che il 23 dicembre scorso ha compiuto il suo 35° compleanno nell'indifferenza generale), dall’altro vediamo scorrere i fogli mensili del calendario uno dopo l’altro senza che nulla cambi.
 
Colpa del Governo? Colpa del Parlamento? Colpa delle Regioni? Colpa delle lobby professionali e imprenditoriali e dei loro veti? Colpa di quest'anno politico, di fatto dimezzato dalla campagna elettorale e dal post elezioni senza vincitori? Ma dare colpe serve a poco. Quello che servirebbe è una sferzata di energia nuova che sappia riscoprire unità di intenti e vedute per dare un futuro stabile e coerente al Ssn. Ma a guardarsi in giro, va detto, tutta questa voglia non si vede.
 
In ogni caso, buon 2014 a tutti.
 
C.F.

31 dicembre 2013
© Riproduzione riservata


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