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Alcol. Diminuisce il consumo a rischio tra gli italiani. Abbiamo i livelli più bassi in Europa. Si ferma moda del binge drinking tra i giovani.  La Relazione al Parlamento


Gli ultimi dati del ministero della Salute mostrano un calo dei consumi sia tra i giovani che tra gli anziani. Preoccupano ancora ma si riducono i comportamenti a rischio, come il binge drinking o la guida sotto effetto di acol. Siamo il Paese Ue con il consumo pro capite di alcol più basso e tra quelli con la quota più bassa di mortalità alcol correlata. La Relazione.

12 MAR - Il consumo di alcol in Italia ha ormai consolidato un volto tutto nuovo, sempre più vicino alle culture dei Paesi del Nord Europa, dove si beve prevalentemente birra e superalcolici fuori pasto, e sempre più distante dal modello mediterraneo, basato sull'assunzione quotidiana e moderata di vini. Tuttavia, l'attuale fotografia del consumo di alcol in Italia non è completamente buia. Nonostante nel decennio 2002-2012 la quota di consumatori fuori pasto sia cresciuta (soprattutto tra le donne, passate dal 12,1% al 16%, e tra i giovani di 18-24 anni, dal 34,1% al 44,0%), e nonostante si è consolidata la moda del binge drinking (nel 2012 riguardava il 6,9% della popolazione di 11 anni e più e addirittura il 20,1% dei machi di 18-24 anni), ci sono infatti importanti indicatori che rilevano come in Italia il consumo a rischio di alcol ha intrapreso un trend positivo. Inoltre, già oggi il nostro Paese può vantare i migliori risultati in Europa per quanto riguarda il consumo di alcol. A dimostrarlo sono i dati raccolti nella relazione annuale sul consumo di alcol in Italia presentata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al Parlamento.

Tra i Paesi dell’Unione Europea, ad esempio, l’Italia occupa il posto più basso nella graduatoria relativa al consumo annuo pro capite di alcol puro, cioè di alcol consumato tramite tutti i tipi di bevande alcoliche, che è secondo l’OMS il miglior indicatore del consumo complessivo di alcol di una popolazione. Questo parametro ha raggiunto in Italia, nel 2009, i 6,94 litri, valore che si presenta in costante calo e consentirà presumibilmente all’Italia di raggiungere il livello di consumo raccomandato dall’OMS per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore). Continua a diminuire nel nostro Paese, con un andamento più rapido e consistente rispetto alla media dei Paesi europei, anche il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti indicatori di danno alcol correlato, che nel 2010 è pari a 8,09 per 100.000 abitanti, valore molto inferiore a quello rilevato nello stesso anno sia per la media dei 27 Paesi dell’Unione Europea (13,01 per 100.000) che per la media dei Paesi di tutta la Regione Europea (17,34 per 100.000).

Anche la percentuale di mortalità alcol correlata rispetto alla mortalità totale, secondo studi realizzati in ambito OMS, presenta in Italia un valore tra i più bassi di tutta la Regione europea, con valori molto inferiori alla stessa media dei Paesi dell’UE, soprattutto tra i maschi.

I dati attualmente disponibili sui fenomeni alcol correlati fanno emergere negli ultimi anni qualche tendenza positiva, che, secondo Lorenzin, “sembra confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale e incoraggia, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001, un loro ulteriore rafforzamento”.

Ad esempio, continua tra il 2011 e il 2012 il trend discendente, in atto dal 2010, dei consumatori a rischio, che passano dal 15,2% al 13,8% nella popolazione di oltre 11 anni, con un calo che riguarda sia i consumatori giornalieri non moderati che i consumatori binge drinking. Tra il 2011 e il 2012 si rileva inoltre una diminuzione dei consumi fuori pasto nella popolazione di oltre 11 anni, diminuzione che, sia pure lieve (-1,2%), rappresenta una discontinuità nel trend in continua crescita di questi consumi nell’ultimo decennio.

Nella popolazione di oltre 65 anni si conferma la tendenza al calo dei consumi giornalieri non moderati, passati tra il 2003 e il 2012 dal 49,8% al 39,7% tra i maschi e dal 13% al 9,5% tra le femmine. Tra i giovani di 14-17 anni i consumi fuori pasto, caratterizzati da tempo e fino al 2011 da un trend tendenzialmente in crescita, tra il 2011 e il 2012 registrano una riduzione dei valori, prossimi a quelli registrati all’inizio del decennio (15,1% ).

Fra i giovani studenti di 15-19 anni sembra consolidarsi la percezione dei rischi legati al consumo di alcol e il contenimento di comportamenti a rischio quali le ubriacature e il binge drinking. Nel 1999, ad esempio, il 3% dei giovani non riteneva rischioso bere 4 o 5 bicchieri quasi ogni giorno, il dato è sceso dell'1,9% nel 2012. Mentre per quanto riguarda la quota di ragazzi che avevano ammesso il binge drinking negli ultimi 30 giorni dalla rilevazione, se è vero che è cresciuta rispetto al 1999 (anno in cui si assestava al 31,3%), tuttavia il dato è passato dal 35,5% al 35,2% tra il 2011 e il 2012.
 
Sempre riguardo al binge drinking, nel 2012 il 6,9% delle persone di 11 anni e più ha dichiarato di aver consumato almeno una volta 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, l’11,1% tra i maschi e il 3,1% tra le femmine. Prevalenza che risulta inferiore a quella rilevata nel 2011, anno in cui la quota dei consumatori binge drinking era pari al 7,5% (12,2% tra i maschi e 3,2% tra le femmine).


Si conferma anche il trend in calo delle persone che guidano l’auto o la moto dopo aver bevuto, che nel 2012 risultano essere l’8,9% degli intervistati contro l’11,8% del 2008. Il 42,8% degli automobilisti intervistati dimostra di conoscere i limiti legali di alcolemia, mentre solo il 17,3% indica limiti errati; i giovani di 18 - 29 anni inoltre risultano i più informati e tra essi il 54,4% è in grado di indicare correttamente i limiti legali.

12 marzo 2014
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