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Bocciatura da Farmindustria e Assobiomedica

11 LUG - Per il neo presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, il decreto di stabilità finanziaria è "inaccettabile" e "l'unica via è l’apertura immediata di un tavolo con il Governo, le Regioni e l’Aifa per trovare insieme soluzioni alternative”. Ferma opposizione anche da parte di Assobiomedica: “penalizza l’industria e ostacola l'innovazione".
 
 
Massimo Scaccabarozzi (Farmindustria). "Subito un tavolo. Questa manovra è inaccettabile, ma c’è il tempo per cambiarla”
Il neo presidente Massimo Scaccabarozzi deve fare i conti con una manovra pesante. Ma per gli industriali ci sono ancora margini per strade alternative. Parola d’ordine: appropriatezza. Colpire l’ospedaliera vuol dire colpire l’innovazione e comunque in Italia si spende il 10% in meno che in Europa.   Lo ammette senza reticenze: “Non ci aspettavamo questi interventi in manovra sulla farmaceutica. Fino a due giorni prima del varo del decreto ci avevano assicurato che non saremmo stati oggetto di attenzioni”.
 
Eletto un mese fa con oltre il 90% dei voti alla presidenza della Farmindustria, dopo i sei anni di Sergio Dompé, Massimo Scaccabarozzi  non si nasconde dietro un dito: “Vi avevamo convocato in questa conferenza stampa per parlare di progetti, sviluppo, rilancio della ricerca e della produzione…Ma è indubbio che oggi parleremo di manovra e di questa ennesima scure calata su di noi nonostante i tagli di oltre 3 miliardi a carico del farmaco maturati negli ultimi anni”.
“Ma questa volta, se possibile, siamo ancor più sconcertati. Si è oltrepassato il limite di una politica di contenimento della spesa sanitaria a senso unico”.
E sì, in effetti, la mannaia sulla spesa ospedaliera e di converso anche su quella territoriale, qualora lo sfondamento del tetto dell’ospedaliera (che per Farmindustria è certo) non sarà evitato, prevista dalla manovra appena pubblicata in Gazzetta e che costerebbe alle aziende non meno di 800 miliardi in un solo anno, giunge inaspettata su un settore che ancora non si è ripreso dalla manovra dell’anno scorso.
“A questo punto, rompe gli indugi il neo presidente, non abbiamo che una via: quella dell’apertura immediata di un tavolo con il Governo, le Regioni e l’Aifa per trovare insieme soluzioni alternative che salvaguardino il futuro dell’industria farmaceutica che opera in Italia e l’innovazione e la ricerca che si cela dietro lo sviluppo dei farmaci ospedalieri di nuova generazione utili per le più importanti patologie. E c’è il tempo per farlo, entro il 30 giugno del 2012, per scongiurare che scattino queste inaccettabili misure”. “Qui non ci sono aziende straniere o italiane – sottolinea Scaccabarozzi – siamo tutte multinazionali che operano sui mercati globali, qualcuna a capitale straniero altre italiano, ma comunque soggette alle stesse regole e alle stesse valutazioni”. “Come pensiamo di attrarre ma anche trattenere investimenti, laboratori e occupazione in Italia se il sistema Paese non ci garantisce?”. “La delocalizzazione del comparto è già in atto” – dicono un po’ tutti i componenti della nuova squadra di vertice composta oltre che da Scaccabarozzi, da Lucia Aleotti, Maurizio De Cecco, Francesco De Santis, Daniel Lapeyre ed Emilio Stefanelli – “sta al Governo capire che, se anche quest’anno si deciderà di tagliare il farmaco, perderemo altre chance in termini di risorse e di posti di lavoro”.
Ma questa nuova squadra non ci sta a passare per quella del “solito piagnisteo” contro il Governo cattivo. “La prova che quello che diciamo è vero sta proprio nel fallimento delle politiche di tagli unilaterali al settore farmaceutico operate da destra come da sinistra”, sottolineano, “per questo vogliamo che finalmente si affronti il vero problema della sostenibilità della spesa sanitaria che è quello dell’appropriatezza e della responsabilità”. “Se le Regioni sanno che la spesa ospedaliera può sfondare il tetto perché intanto saremo noi a pagare ma perché dovrebbero preoccuparsi?”. E ancora: “Si parla di costi standard, ebbene i farmaci sono a costo standard da sempre e infatti la spesa territoriale è sotto controllo da tempo e quella ospedaliera, che è altrettanto controllata e standardizzata nelle sue procedure di sviluppo. Se il tetto si sfonda solo perché  è sottostimato consapevolmente”.
La prova? “Quando si decise di mettere il tetto all’ospedaliera si mise al 2,4% a fronte di una spesa consolidata sul 3,7% e che in ogni caso si assesta ad un – 10% rispetto alla media europea. Quindi, fin dall’inizio, si volle intendere quel tetto come un riferimento puramente indicativo. Oggi la spesa farmaceutica ospedaliera viaggia attorno al 4%, quindi sostanzialmente in linea col passato, ma il tetto è stato bloccato su un insostenibile 2,4%, scaricando lo sfondamento certo, non su chi dovrebbe tenere sotto controllo l’intera spesa ospedaliera, compreso il farmaco, e cioè le Regioni, ma sulle aziende che con quello sfondamento non c’entrano e soprattutto non possono far nulla per impedirlo se non pagare”. “L’assurdo – aggiunge Scaccabarozzi – è che ci chiedono di pagare 800 milioni di sfondamento quando le aziende sono creditrici verso Asl e ospedali  per più di 3 miliardi e mezzo di euro!”.
“Per questo vogliamo il tavolo, per discutere, anche con le altre componenti della filiera, su soluzioni e strade diverse che puntino finalmente ad aggredire i veri centri di spesa incontrollata”. Soluzioni che Farmindustria dice di avere già ben chiare ma che non ha voluto anticipare ai giornalisti, limitandosi a dire che “bisognerà guardare a tutto il comparto con occhio diverso in nome dell’appropriatezza”. Alla luce di tutto ciò, abbiamo chiesto al termine dell’incontro, siete ancora fan della sanità pubblica? “Sì – la risposta - perché la nostra sanità resta la migliore al mondo in termini di costo beneficio, ma è certo che se non si riuscirà a trovare strade veramente efficaci per garantire la sostenibilità del sistema si apriranno per forza strade diverse”. E tra queste, secondo i vertici farmindustriali, “ ci sono i fondi integrativi, anche per la farmaceutica come già avviene in Francia, che potrebbero rappresentare in ogni caso una via da esplorare per garantire equità e solidarietà con forme innovative rispetto ad oggi”

 

Manovra. Assobiomedica: “Blocco dei pignoramenti danneggia l’industria e ostacola l’innovazione”

La sanità “non può essere serbatoio da cui attingere risparmi attraverso tagli o limitazione di investimenti a danno della salute del cittadino”. È quanto sostiene Assobiomedica, l’associazione che riunisce le imprese produttrici e fornitrici di dispositivi medici, che punta in particolare il dito contro il prolungamento a tutto il 2012 del blocco dei pignoramenti nelle Regioni sottoposte a piano di rientro. Un provvedimento che “penalizza gravemente le imprese.  

"L'industria dei dispositivi medici è da sempre favorevole alla razionalizzazione della spesa sanitaria con l’obiettivo di una maggiore appropriatezza delle prestazioni e in questa logica si è sempre messa a disposizione delle istituzioni per un confronto costruttivo. Non bisogna però dimenticare che il Sistema sanitario nazionale per il valore di ciò che offre e per la sua incidenza sul Pil, non può essere serbatoio da cui attingere risparmi attraverso tagli o limitazione di investimenti a danno della salute del cittadino". Ad affermarlo è una nota di Assobiomedica, che critica la manovra economica all’esame del Parlamento ritenendola "particolarmente penalizzante per la Sanità pubblica in generale e per l’industria della salute. Riteniamo che i tagli di 2,5 e 5 miliardi di euro attesi rispettivamente per il 2013 e 2014 non siano compatibili con il mantenimento di livelli accettabili di offerta ai cittadini".

Assobiomedica punto poi il dito contro il prolungamento a tutto il 2012 del blocco dei pignoramenti nelle regioni sottoposte a piano di rientro. "Per effetto di questo blocco già oggi le imprese sono gravemente penalizzate; con la sua ulteriore proroga moltissime sono a rischio di ridimensionamento, molte di chiusura. Questo provvedimento - conclude Assobiomedica -, nuocendo gravemente all'industria della salute, rappresenta un grave ostacolo all’innovazione e allo sviluppo economico dell’intero Paese".
 

11 luglio 2011
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