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Autonomia differenziata. Smi contrario: “Garantiamo l’accesso pubblico e universale ai servizi sanitari in tutto il Paese”


Bocciatura da parte del sindacato della bozza del Ddl Calderoli: “Il regionalismo differenziato rappresenta per la sanità una pessima alternativa con la quale si apre il varco per l’arbitrarietà e l’autarchia. Alla base dell’autonomia differenziata vi è una logica di devolution che è stata la premessa per l’erosione delle tutele del nostro sistema sanitario”.

17 NOV -

“Siamo contrari che la salute possa essere demandata in modo esclusivo Regioni, alla luce delle gravi insufficienze mostrate dai servizi sanitari regionali nel contrasto alla pandemia Covid 19”, così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani sul DDL Calderoli in discussione tra il Ministro degli Affari Regionali e i Presidenti delle Regioni.

“Il regionalismo differenziato rappresenta per la sanità una pessima alternativa con la quale si apre il varco per l’arbitrarietà e l’autarchia. Alla base dell’autonomia differenziata vi è una logica di devolution che è stata la premessa per l’erosione delle tutele del nostro sistema sanitario, che si è trasformato in questi anni con l’emersione di disuguaglianze nelle cure e con marcata spinta privatistica”.

“La pandemia da Covid avrebbe dovuto generare un ripensamento di un modello di sistema sanitario come quello di alcune regioni del Nord (dimostratosi fallimentare nella lotta al Covid) che ha, di fatto, cancellato la rete dei servizi territoriali pubblici, affidando l’erogazione delle prestazioni domiciliari ad agenzie private e instaurato in campo ospedaliero una concorrenza tra settore pubblico e settore privato, fortemente squilibrata a favore del secondo. Si ritorna, invece, a una proposta che non tiene conto di cosa sia successo in questi due anni di pandemia. Il Covid 19 è stato arginato solo grazie all’azione di coordinamento dello Stato!”.

“Siamo contrari, per queste ragioni, a qualsiasi ipotesi che metta in pratica uno stravolgimento dell’azione redistributiva dello Stato legata alla fiscalità generale e alla gestione in toto, senza più una compartecipazione nazionale, alle regioni di servizi come quelli erogati dalla sanità”.

“I cittadini delle regioni più deboli godono di un minore livello di servizi pubblici, in quantità e in qualità, rispetto agli altri italiani; particolarmente nella sanità e nell’assistenza. In questo senso, con l’autarchia regionale, cioè attribuendo ai territori che esprimono un PIL più alto regionale maggiori servizi, il Servizio Sanitario nazionale potrebbe abbandonare il suo carattere omogeneo e trasformarsi in una somma di servizi sanitari regionali”.

“Siamo dinanzi ad un affossamento dello stato sociale, così come è stato disegnato in questi ultimi anni. In questo modo non si rispetterebbe quello che prevede l’articolo 32 della Costituzione che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti, in tutto il territorio della nostra repubblica. Ribadiamo per queste ragioni il nostro incondizionato sostegno a favore di un servizio sanitario pubblico, equo, accessibile e universale e la nostra contrarietà all’autonomia differenziata”, conclude Onotri.



17 novembre 2022
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