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Quirinale. Con 738 voti Giorgio Napolitano è stato rieletto Presidente della Repubblica 


È la prima volta che nella storia repubblicana un capo dello Stato svolge un secondo mandato. Tutto è maturato questa mattina con il pressing dei partiti che hanno chiesto a Napolitano di rendersi disponibile per una rielezione. A questo punto si potrebbe dare una svolta anche per la formazione del nuovo governo. 

20 APR - Alle 18,15 l’applauso spontaneo da parte dell’Aula di Montecitorio salutava a quota 498 voti (quindi 6 voti prima della fatidica soglia di 504 voti) Giorgio Napolitano quale dodicesimo presidente della Repubblica. È stato quasi un plebiscito. Per la prima volta nella storia del nostro Paese un capo dello Stato uscente viene rieletto per un nuovo settennato. Con 738 voti Napolitano oltre a riconfermarsi al Colle, succedendo a se stesso, si conferma anche l’unico politico in grado di tenere unito il Paese.
 
Tutto è maturato questa mattina, dopo i due giorni difficili vissuti dai partiti per l’elezione del presidente della Repubblica. Poco prima delle undici, l’Ansa diffondeva la notizia che il segretario dimissionario del Pd, Bersani, saliva al Quirinale per chiedere a Napolitano di prendere in mano la situazione vista la fase di drammatico stallo in cui erano finite le forze politiche che da due giorni inutilmente cercavano di trovare un nome per la presidenza della repubblica su cui far convogliare la maggioranza dei voti.
 
Mezz’ora più tardi anche Berlusconi percorreva la stessa strada per salire verso il Colle. Neanche un’ora dopo il Pd ufficializzava di aver chiesto al Capo dello Stato di restare in carica. Rendere nota una cosa del genere da parte del Partito democratico significava che nel corso del colloquio con Bersani, Napolitano non aveva chiuso all’eventualità di una sua riconferma.
La partita a questo punto si spostava passando da Montecitorio – dove andava avanti stancamente il quinto scrutinio, con Pd, Scelta Civica e Lega che votavano scheda bianca e il Pdl che replicava la scelta di ieri di non partecipare al voto e M5S che con Sel continuava su Rodotà –, al Quirinale dove era in corso il pressing da parte di Pd, Pdl e Scelta Civica nei confronti del Capo dello Stato.

 
Accerchiamento anche da parte di una delegazione di presidenti regionali, grandi elettori di diversi schieramenti politici che salivano al Colle per un colloquio con il presidente. A tutti Napolitano faceva sapere che prima dell’inizio del sesto scrutinio avrebbe fatto resa nota la sua decisione.
 
A quel punto, sciolte le riserve da parte del Capo dello Stato che accettava di offrire la sua disponibilità per un’eventuale rielezione, era chiaro che Napolitano sarebbe stato riconfermato alla presidenza della Repubblica perché era del tutto evidente che intorno al nome di Napolitano non si sarebbero potuti fare i giochi a cui abbiamo assistito in questi giorni.
 
L’elezione del Capo dello Stato evidentemente imprime anche una svolta alla formazione del nuovo Governo. È ancora presto per parlarne, ma secondo alcuni osservatori l’esecutivo sarebbe già pronto. C’è un nome, quello di Giuliano Amato e un programma, il documento elaborato dai saggi.
 
E lunedì Giorgio Napolitano interverrà a Camere riunti per illustrare i termini del suo nuovo mandato e le ragioni per le quali ha accettato.

20 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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