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Integrazione. Kyenge: “Sono 'nera', non di colore”


Prima uscita pubblica in conferenza stampa della neo ministra. “Sono nera e italo-congolese e ci tengo a sottolinearlo. Dentro di me ci sono due Paesi”. E sulla cittadinaza ai figli di immigrati nati in Italia, dice “Faccio parte di una squadra. Ma partiamo da ciò che ci dice il Paese reale". 

03 MAG - "In questi giorni ho letto che dicono di me che sono la prima ministra di colore: io non sono di colore, sono nera, lo ribadisco con fierezza. Sono nera e italo-congolese e ci tengo a sottolinearlo. Dentro di me ci sono due Paesi”. Così ha esordito Cécile Kashetu Kyenge nella sua prima confrenza stampa dopo la nomina a ministro dell'Integrazione. 
Obiettivo della conferenza quello di declinare obiettivi e linee culturali che il Ministero intende avviare nel prossimo futuro. Un evento in cui la neo Ministra, oltre a dettare le direttrici di quello che sarà il suo ‘modus operandi’, ha spaziato a 360 gradi su vari temi che si intrecciano con l’integrazione: immigrazione, razzismo, diritto di cittadinanza, senza tralasciare qualche risposta in merito agli attacchi ricevuti da alcuni esponenti politici in seguito alla sua nomina.
 
“Faccio parte del Pd – ha specificato - e all’interno del partito abbiamo creato un forum sull’integrazione portando dentro il partito un approccio che va verso le politiche dell’accoglienza e non in quelle improntate esclusivamente sulla sicurezza”.
 
Poi la neo Ministra ha delineato quello che sarà il suo approccio anche all’interno della compagine governativa: “Con altri partiti dobbiamo cercare un linguaggio comune per affrontare i temi della crisi economica, del lavoro e delle nuove povertà. Tutti dobbiamo capire che  facciamo parte di una squadra e parlare con chi è distante da noi senza mai offendere”.
 
A questo punto Kyenge, nel rispondere alle domande dei giornalisti ha affrontato nello specifico alcune tematiche di stretta attualità. A partire dal problema del razzismo.
 
“L’Italia non è un paese razzista. L’Italia ha una tradizione di accoglienza e di ospitalità e bisognerebbe valorizzare queste tradizioni. Si parla di razzismo perché c’è molta non conoscenza dell’altro. Bisogna abbattere i muri e vincere la diffidenza perché il razzismo ha come base la non conoscenza delle altre culture”.
 
La neo Ministra ha poi toccato il tema del diritto di cittadinanza e degli attacchi subiti in seguito alla sua nomina. “Sul cambiamento della legge dico che faccio parte di una squadra. Bisogna cambiare approccio e bisogna riferirsi alla quotidianità, che ci dice che ci sono persone che nascono in Italia ma non hanno nessuna identità e bisogna partire da questa lettura che ci dà il Paese. Cerco solo risposte a quello che presenta la società”.
 
Sugli attacchi alla sua persona Kyenge ha ribadito come “fosse necessaria questa tappa (riferendosi alla sua nomina). Ho molto apprezzato il presidente Letta perché l’Italia questo passo lo doveva fare. Non siamo un paese indietro su questi temi, piuttosto ogni paese deve trovare un suo percorso. Questo passaggio è fondamentale. La durezza di questa giorni mi ha insegnato molto”.
 
“In questo momento la società civile sta reagendo e vuole far sentire la propria voce. Devo ringraziare tante persone per la loro solidarietà mostratami in questi giorni. Ed è questo che ci fa capire a che punto siamo e siamo pronti. Volevo capire se Italia aveva ancora memoria dell’accoglienza e la risposta c’è stata”.
 
Poi un riferimento anche all’immigrazione e alla violenza sulle donne. “Il mio Ministero – ha specificato - è quello dell’integrazione e bisogna dargli contenuti e corpo. È  un ministero trasversale e lavorerà non solo con quello del’Interno. Ministero dovrà essere presente anche con quello del Lavoro e soprattutto dell’Istruzione. Perché l’integrazione inizia dai banchi di scuola. Ma quello che dev’essere chiaro è il percorso e dobbiamo guardare tutti i settori. Bisogna arrivare a far capire che le diversità sono una risorsa. L’integrazione deve avere delle linee guida e questo il mio ministero deve riuscire a fare: attivare un cambiamento cultuale”.
 
Sulla violenza delle donne anche in riferimento alle parole del presidente della Camera Laura Boldrini la Kyenge sostiene “quando si parla di violenza sulle donne o temi che sono delle pari opportunità, i temi riguardano tutti. La violenza sulle donne non ha colore, non appartiene ad un’etnia. In questo momento quando una donna subisce violenza non è colpa del’appartenenza etnica dobbiamo cambiare cultura. Promuovere leggi contro il ‘femminicidio’ e come detto anche dal presidente della Camera Laura Boldrini bisognerebbe far ratificare la convenzione di Istanbul. Tutto ciò per fare in modo che le politiche di genere entrino nelle scuole e in tutti i settori. I nostri figli devono crescere con approccio diverso”.
 
Sollecitata sul fatto se sarà possibile ottenere delle risposte concrete su queste problematiche la Ministra ha evidenziato come: “devo cercare di far capire cosa sta cambiando. So bene di cosa si tratta ma non riguarda cosa fa una sola persona. Il cambiamento si fa quando tutti cambiano approccio su alcuni temi. Poi le risposte possono arrivare dopo di me. Intanto bisogna fermare flusso discriminazione. E poi quando parlo di integrazione riguarda tutti perché tutti dobbiamo cambiare approccio”.
 
Poi un’ultima battuta anche sui Cie e il reato di clandestinità. “Il Ministero – ha spiegato Kyenge - deve lavorare con tanti altri ministeri. Massima attenzione e sensibilità anche su temi dell’immigrazione. Il mio percorso personale è di una persona chi ha lottato in prima linea contro razzismo e discriminazione e sono stata in prima linea anche sui Cie.
Ricordo però che sono all’interno di un gruppo e devo essere in grado di far passare idee nuove e trovare un terreno comune. Può essere che non otterrò risultati ma devo essere in grado di mettere le basi per il cambiamento”.
 
Sui Cie poi specifica: “Sono entrata in tanti centri e sono stata anche accusata quando denunciavo l’emergenza. E di sicuro non la dimentico ma le risposte riguardano l’Europa e non più solo l’Italia. Risposte devono essere trovate in gruppo non con una voce isolata”. 

03 maggio 2013
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