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Stop al finanziamento ai partiti, Camera approva definitivamente. Ora è legge


Montecitorio ha votato la conversione in legge del decreto che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. I fondi saranno aboliti progressivamente del 25%, 50% e 75% nei prossimi tre anni. Astenuto Fdi, contrari Lega, Sel oltre a M5S che ha inscenato una di protesta. La Camera si aggiorna a lunedì in attesa del governo Renzi. 

20 FEB - Sì definitivo al decreto legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il testo, fortemente voluto dal Governo Letta è passato alla Camera con 312 sì, 141 no. A favore ha votato l'attuale maggioranza, contro invece Sel, M5S e Lega. Astensione da parte di Fratelli d’Italia. Il testo, lo stesso già approvato dal Senato, su cui non sono stati ammessi emendamenti, prevede che i
fondi ai partiti saranno aboliti progressivamente del 25%, 50% e 75% nei prossimi tre anni. In ogni caso, le prossime elezioni europee e regionali non daranno accesso ai fondi pubblici. I cittadini, invece, potranno contribuire destinando il loro 2 per mille dell'Irpef.
 
La principale novità dunque riguarda il fatto che ai partiti non andrò più nessuna forma di finanziamento pubblico diretto e indiretto a partire però dal 2017. Al posto del finanziamento, donazioni e agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria dei cittadini attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef.
 
Sarà dunque il singolo cittadino che, con una firma, deciderà a chi destinare una parte della propria contribuzione. Inoltre l'accesso ai fondi viene condizionato al rispetto di requisiti di trasparenza e democraticità cui dovranno attenersi le formazioni politiche che, da ora in poi, dovranno risultare regolarmente iscritte in un apposito registro. Per essere ammessi, tra l'altro, sarà necessario presentare adeguati statuti che rispettino i principi della democrazia interna e addirittura la creazione di un sito internet che assicuri la consultabilità a chiunque delle regole che gestiscono la vita di ogni singola formazione, come anche dei bilanci. Fondamentali l'introduzione di un tetto alle donazioni pari a 100 mila euro, l'introduzione di una detrazione per le erogazioni liberali pari al 26% per gli importi da 30 a 30 mila euro, l'assoggettazione a Imu degli immobili dei partiti politici, la possibilità di destinare il 2 per mille Irpef ai partiti, la previsione di un apposito codice di autoregolamentazione delle raccolte telefoniche di fondi, l'applicazione progressiva della abrogazione con la riduzione parziale dei contributi diretti che cesseranno completamente nel 2017, l'estensione al personale dei partiti della disciplina sul trattamento straordinario di integrazione salariale e di contratti di solidarietà.
 
La protesta M5S
Il MoVimento Cinque Stelle, contrario, alla legge, al momento della votazione elettronica ha protestato esponendo cartelli in aula da cui era possibile leggere frasi come: “Mollate il malloppo”, “Bugia numero uno, Renzi-Pinocchio". Immediato è stato l'intervento della presidente Laura Boldrini che ha ordinato la rimozione dei cartelli. La protesta dei grillini ha fatto insorgere altri deputati, in particolare dai banchi Pd. I deputati del partito democratico infatti hanno chiesto alla Boldrini “provvedimenti immediati e severi” nei confronti dei Cinque Stelle, denunciando il rischio legato a una sottovalutazione delle proteste in aula.
La Lega ha votato contro il provvedimento “perché doveva essere più incisivo e bisognava avere più coraggio”.
 
Con l’approvazione di questo provvedimento la Camera chiude la settimana di lavori e
si aggiorna, ha riferito la Boldrini, a lunedì alle 14 per “comunicazioni del Presidente”, salva diversa convocazione a domicilio nei prossimi giorni “in relazione all'andamento della crisi di governo”. L'aula della Camera si è dunque aggiornata allo stesso giorno e alla stessa ora della prevista convocazione dell'aula del Senato per la presentazione del Governo Renzi alle Camere, se sarà confermato entro domenica il giuramento. La prassi vuole infatti che finita la lettura del discorso programmatico sulla nascita di un governo, il nuovo premier consegni nell'altro ramo del Parlamento il testo. Se tutto andrà come previsto, dunque, Renzi otterrà lunedì sera la fiducia dal Senato e martedì dalla Camera.

20 febbraio 2014
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