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Fecondazione eterologa. Lorenzin in audizione in Affari Sociali: “Sarà inserita nei Lea”


E per questo sarà vincolata “una porzione del Fondo sanitario nazionale per consentire l'accesso a tale tecnica nei centri pubblici”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute oggi alla Camera dove è stata audita sulle iniziative del governo conseguenti alla sentenza della Consulta che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del divieto al ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.

29 LUG - Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, già nei giorni scorsi aveva annunciato di aver “già pronto" uno schema di Decreto Legge per regolamentare il nuovo percorso di fecondazione assistita resosi necessario per via della sentenza della Corte CostituzionaleConsulta che, ormai tre mesi fa, aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale di quella parte della legge 40 che vietava il ricorso alle tecniche di Pma di tipo eterologo. Questo pomeriggio, in audizione davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera, il ministro ha dato seguito agli annunci illustrando questo schema di decreto.
 
Il provvedimento, come spiegato dalla stessa Lorenzin, “sarà pronto prima della pausa estiva e sarà presentato in uno dei prossimi Consigli dei Ministri”. L’obiettivo è quello di mettere le Regioni ed i centri nelle condizioni di partire con la fecondazione eterologa non appena arriverà il via libera al decreto legge in materia.
Lorenzin è passata poi a spiegare le ragioni della sua scelta. Una “norma primaria” si è resa necessaria - ha detto all’inizio della sua audizione - anche "in relazione al recepimento della direttiva Ue in materia ed allo stanziamento immediato di fondi per realizzare l’eterologa”.
 
Il ministro ha poi chiarito come inizialmente non vi fosse l'intenzione di fare un decreto, "ma poi ho visto l’accelerazione in corso, dall'iniziativa della Toscana ad alcuni centri che sono già partiti", e da qui la scelta del decreto per poter avere "uno standard unico valido per tutti i cittadini, per avere una parità di opportunità di diritti su tutto il territorio”. Lorenzin ha spiegato che si tratterà di un “decreto scarno, che ci permette di attuare la legge: questo strumento legislativo ci consente di essere operativi da settembre, mentre altri strumenti non lo avrebbero permesso”.

Il decreto, la cui cornice legislativa di riferimento è, come spiegato da Lorenzin, il “completamento del recepimento della direttiva europea 17/2006”, si compone di diversi punti: l’istituzione di un registro nazionale proprio dei donatori, un rimborso economico simile a quello che si riceve quando si dona il midollo osseo, la donazione di gameti volontaria e gratuita con permessi lavorativi, costi vivi ed eventuali rimborsi saranno, infine, in analogia a quanto già avviene per i donatori di midollo osseo. Nel decreto si prevede anche la “la doppia eterologa”, cioè, nel caso di coppie con entrambi i partner sterili, la donazione sia del gamete maschile sia di quello femminile. Fissata anche l’età minima e massima per donatori e donatrici: potranno donare uomini di età compresa fra 18 e 40 anni e donne fra 20 e 35 anni.

"E' stato istituito presso Iss-Cnt un Registro nazionale dei donatori a cui le strutture autorizzate dovranno fare riferimento per permettere la tracciabilità completa donatore-nato - ha dichiarato il ministro -. Il numero massimo di nati da uno stesso donatore è 10 a livello nazionale, con deroga se una famiglia con figli già nati da eterologa chiede un altro figlio con stesso donatore; accesso a dati clinici del donatore o al donatore stesso per comprovati problemi di salute del nato, su richiesta di struttura del Ssn”.
 

Riflessione laica sul diritto a conoscere le proprie origini
Il diritto a conoscere le proprie origini è un tema delicato su cui Lorenzin ha insistito e sui cui ha invitato tutti ad una “riflessione di tipo laico”. “Sapere di essere nati da eterologa a prescindere dal donatore - ha spiegato - serve non solo per un diritto alla verità sulla propria nascita, ma anche per questioni di carattere sanitario, per l'anamnesi a cui tutti sono sottoposti nella vita o nel caso di necessità di trapianto da persone compatibili. Inoltre, con il diffondersi di test genetici ci sarà sempre più possibilità di sapere di non essere stati generati”dai propri genitori".

E proprio per questo è opinione del ministro che il tema “debba essere oggetto di un'ampia discussione parlamentare”. Secondo Lorenzin “va osservato che la stessa sentenza della Consulta, dopo aver richiamato la disciplina sull'anonimato nella donazione di cellule e tessuti, fa un rinvio alla precedente giurisprudenza e a quella internazionale: in entrambe il diritto a conoscere le proprie origini trova sempre più spazio, come si può verificare anche dal numero crescente di paesi in cui, a seguito di contenziosi giudiziari, è caduto l'anonimato del donatore, previsto inizialmente nelle normative”.

Sempre la sentenza della Corte Costituzionale “richiama la disciplina dell'adozione, che pure prevede, a determinate condizioni e con specifiche modalità, che l'adottato possa conoscere i propri genitori biologici. Questi profili, chiaramente, non riguardano strettamente l'aspetto sanitario della fecondazione eterologa, ma tuttavia hanno ripercussioni importanti nel consenso informato alla fecondazione eterologa, sia del donatore che della coppia”.

Il ministro ha, infine, ricordato che la possibilità di conoscere le proprie origini, in un primo tempo, non era stata prevista in molti Paesi che hanno, successivamente, dovuto inserita. "Noi arriviamo fra gli ultimi - ha chiosato Lorenzin - e possiamo decidere di partire da dove sono arrivati gli altri su questioni in qualche modo già digerite o ricominciare da capo. Vista la delicatezza e l'importanza di questo particolare aspetto e considerato che la stessa sentenza 162/2014 della Consulta dà indicazioni sia nella direzione dell'anonimato del donatore, sia nel senso del diritto a conoscere le proprie origini, citando la normativa sull'adozione, ritengo che questo tema debba essere oggetto di un'ampia discussione parlamentare”.

Accesso a dati medici donatore
L'accesso ai dati clinici del donatore o al donatore stesso, previsto dal decreto, avverrà “per comprovati problemi di salute del nato, su richiesta di una struttura del Ssn”. Resta, però, il problema della tracciabilità del donatore anche per le importazioni di gameti dall'estero. “È possibile che più centri italiani importino gameti dello stesso donatore - ha detto Lorenzin -: un registro nazionale consentirebbe di monitorare e conteggiare correttamente le donazioni a carico di ciascun donatore che 'esporta' nel nostro Paese”. In ogni caso, “nel 2015 dovrebbe entrare in vigore una nuova direttiva Ue che introdurrà un codice di identificazione unico europeo, cioè un sistema di codifica unico per tutti i Paesi Ue che renderà semplice e sicura la tracciabilità, e sarà obbligatorio per l'eterologa”.
Su questo ha ricordato il ministro, “il numero massimo di donazioni è diverso da paese a paese, e anche contato con criteri differenti. Quindi i nostri centri dovrebbero importare tenendo conto delle differenze con la nostra normativa (per esempio in Francia il massimo è di 10 nati, in Spagna 6, mentre in Gran Bretagna è 10 famiglie). Considerato tutto questo - ha proseguito - a mio avviso, la tracciabilità completa donatore-nato diventa indispensabile anche per il conteggio del numero massimo dei nati dallo stesso donatore, oltre che, chiaramente, per esigenze sanitarie, e cioè per garantire la sicurezza e la possibilità di risalire sempre a tutta la filiera originata da un singolo donatore, indipendentemente dal centro in cui ha donato, e nel rispetto delle normative sulla privacy per quanto riguarda l'anonimato”.
Quanto poi allo screening infettivo al quale dovranno sottoporsi i donatori, Lorenzin ha spiegato che gli esperti del tavolo tecnico da lei convocato, hanno “suggerito di far riferimento alle regole già vigenti per le donazioni di cellule e tessuti. Per quello che invece riguarda i test genetici, invece - ha continuato il ministro - il tavolo era orientato sull’opportunità di un'anamnesi approfondita condotta su una griglia validata, e, in base al risultato, sulla possibilità successiva di eseguire eventualmente un ulteriore counselling genetico”.
Sui test di routine Lorenzin, infine, ha riferito come “non tutti erano convinti dell’opportunità di eseguire il cariotipo. Le patologie obbligatorie da testare, infatti, vanno stabilite in base all'appartenenza etnica. Sarà importante che le coppie che accedono all’eterologa siano chiaramente informate e rese consapevoli del fatto che non esiste la certezza del figlio sano”. Per cui “nel consenso informato alla coppia - ha concluso - saranno elencati gli esami clinici a cui è stato sottoposto il donatore, gli esami però non potranno mai assicurare l'assenza di patologie nell'eventuale nato”. 

29 luglio 2014
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