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Stabilità. Carollo (Smi): “Persa occasione per qualificare formazione in medicina generale con graduatoria unica”


Il settore giovanile del Sindacato critica mancato inserimento (e approvazione) degli emendamenti. In primis quello sulla graduatoria unica. “Avrebbe potuto permettere una notevole riduzione dei contenziosi giudiziari che dall’anno scorso gravano su queste prove di accesso”

23 DIC - Il settore giovanile, del Sindacato Medici Italiani, “Formazione e Prospettive”, esprime profondo rammarico per il mancato inserimento (e approvazione) degli emendamenti, presentati da alcuni deputati, all’interno della legge di Stabilità, che proponevano importanti modifiche riguardanti il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale.
 
Da sempre lo SMI si è dichiarato favorevole all’introduzione di una graduatoria nazionale, che avrebbe potuto permettere una notevole riduzione dei contenziosi giudiziari che dall’anno scorso gravano su queste prove di accesso.
 
“Molti sono, infatti, i ricorsi fondati sulla palese incongruenza, tra un test unico e uguale a livello nazionale e poi la definizione di graduatorie regionali – spiega Donata Carollo, di Smi Formazione e Prospettive - si viene a creare, così, una situazione di difformità nei giudizi rispetto ai vari concorrenti delle diverse regioni e, quindi, di disuguaglianza”.
 
“Per molti giovani medici che hanno fatto ricorso – denuncia Carollo - questo è solo “un terno al lotto”: la vittoria del concorso non si basa su elementi di meritocrazia ma sulla casualità. Più volte abbiamo sottolineato come la permanenza di questa situazione e il continuo procrastinare di una soluzione porterà ad un completo stravolgimento della programmazione sanitaria”.
 
“Altre sigle sindacali – critica la dirigente di Formazione e Prospettive Smi - hanno indicato, in alternativa alla prospettata graduatoria nazionale, come proposta l’introduzione di alcune domande diverse  per ogni regione, un’ipotesi di certo, con tutta evidenza, non risolutiva: non esiste, infatti, un parametro che possa assicurare una pari difficoltà tra le domande delle diverse Regioni. Insomma, “pannicelli caldi”!”.
  
“Sempre la stesse organizzazioni sindacali – continua - recriminano come la Medicina Generale sia strettamente territoriale: la tesi è che se un medico decide di frequentare il corso in una determinata regione vuol dire che desidera praticare la propria attività lavorativa in quel territorio. Ma la realtà è un’altra: molti  medici che hanno concluso il corso sono obbligati a trasferirsi in altre Regioni dove l’acquisizione dei posti di titolarità per la continuità assistenziale e soprattutto per l’assistenza primaria è più facile e più rapida”.
 
“Pertanto – aggiunge Carollo - quando si parla di territorio non può essere fatto un ragionamento esclusivamente regionale, sarebbe ora che si uscisse dalla logica, ormai superata, dei “piccoli campanili”, la situazione è grave per l’Italia, per il Ssn, e anche per le prospettive della classe medica, sarebbe bene che il termine “territorio” si declinasse in modo più aperto, investendo sulle opportunità che offre il nostro Paese. Sarebbe più opportuno e responsabile che ai professionisti che si preparano a diventare medici di medicina generale si offra una equivalente formazione di qualità in tutto il territorio nazionale e non continuare a preservare “riserve indiane” nelle scuole, come fatto fino ad ora, per garantire i privilegi di pochi”.
Per lo Smi Formazione e Prospettive la non approvazione degli emendamenti all’interno della Legge di Stabilità ha ancora sottolineato la non volontà di apportare dei cambiamenti che riguardano gli aspiranti medici di medina generale.
 
“Ci sembra doveroso sottolineare – ribadisce Carollo - che una remunerazione pari a circa 11.000 euro annui non possa essere accettabile per dei lavoratori che non possono eseguire altre attività lavorative a cause del regime vigente delle incompatibilità. È pur vero che attualmente reperire i fondi per aumentare gli stipendi mensili è difficile, ma poteva essere presa in considerazione la riduzione delle incompatibilità. Inoltre l’emendamento Crimi proponeva di trasferire il costo delle assicurazioni alle regioni. Infatti, ad oggi sono gli stessi medici corsisti che devono farsi carico delle spese assicurative sia per quanto riguarda la responsabilità civile sia per quanto riguarda la polizza infortuni. Ciò avrebbe permesso dunque di rendere la ridotta remunerazione un po’ meno scarna”.
 
Per lo Smi l'unica nota positiva di quanto accaduto è stato che la maggioranza dei sindacati e le diverse associazioni giovanili mediche hanno messo in evidenza in maniera univoca la necessità di un percorso di riqualificazione del Corso di Formazione in Medicina Generale.
 
“Per tali motivi – conclude Carollo - auspichiamo, ancora una volta, un cambio di passo: è necessaria una collaborazione tra i giovani medici  per una riforma del settore per garantire una giusta qualità di vita professionale  e formativa a quei medici che si approcciano al corso di formazione.  In tal senso, una graduatoria unica nazionale avrebbe permesso di avviare i primi passi verso una nuova, omogenea e definita “identità” del corso, superando così le notevoli differenze tra regione e regione. L’attuazione, inoltre, del test nello stesso periodo del test di specializzazione avrebbe consentito l’accesso a quei medici realmente interessati alla medicina generale e dunque avrebbe evitato la perdita di borse e posti in entrambe le graduatorie”.

23 dicembre 2015
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