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Ddl concorrenza. Dubbi del relatore su emendamenti società odontoiatriche. Omceo Milano: “Salute viene prima degli affari”


Il presidente Rossi replica al relatore Marino che ha espresso dubbi sugli emendamenti con cui si prevede che le società operanti nel settore odontoiatrico siano possedute, almeno per i due terzi, da iscritti all'Albo degli Odontoiatri. E poi lancia l’allarme: “Al Senato si rischia di anteporre la tutela della concorrenza al diritto alla salute dei cittadini”.

08 MAR - Il Sen. Luigi Marino, relatore al DDL Concorrenza in discussione in Commissione Industria al Senato, ha pubblicamente espresso un giudizio negativo sull’inserimento dell'obbligo per le società di capitale odontoiatriche di avere due terzi dei soci iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Una norma, invece, prevista per i titolari di farmacie.
 
Le perplessità del Sen. Marino nascono dal fatto che con tale regole non si interviene “solo sul nuovo ma anche sul passato, mettendo in gioco tutta la sanità privata. C'è un esercito di cliniche con il 100% di capitale non attribuibile a professionisti nel campo medico”. Pur riconoscendo che il problema a tutela della salute dei cittadini posto dagli Odontoiatri è reale, il Relatore si chiede: “Cosa succede il giorno dopo? Chiudono due terzi delle cliniche italiane? Così altero la concorrenza, non l'aiuto”.
 
Considerazioni legittime, visto il ruolo ricoperto dal Senatore Marino. La domanda, però, da porsi correttamente è: stante che la Commissione Industria non sia stato il giusto ambito dove collocare il dibattito parlamentare, ha senso rinviare sine die una questione urgente che coinvolge la tutela della salute?
 
 “Ribadire con una legge dello Stato – sostiene Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano - che la sfera della salute è un ambito che deve essere garantito e non oggetto prevalente di affari da parte di operatori di mercato, che decidano di investire in questo potenziale business, rappresenterebbe il rispetto, nello spirito e nella norma, del dettato costituzionale (art. 32). Chi è iscritto all'Albo Medici o Odontoiatri è in costante contatto con i propri pazienti, con esseri umani con le loro problematiche di vita; ha studiato cosa significa l'Etica e la Deontologia professionale, ha fatto il Giuramento di Ippocrate, anima del nostro attuale Codice Deontologico, che vincola a vedere il paziente come essere umano da curare, non persona su cui lucrare”.
 
 “Un soggetto economico non medico - aggiunge Andrea Senna, Presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’OMCeO Milano - è portato a investire il suo denaro soprattutto per un tornaconto finanziario e ha spesso come ottica privilegiata quella di ‘vendere una terapia’ piuttosto che quella di prendersi cura del paziente, mentre un Odontoiatra inizia la propria attività facendo un progetto della propria vita lavorativa. Gli operatori di mercato non medici, aprendo le catene dentali come investimento, possono venderle o chiuderle in qualsiasi momento se non rendono più a sufficienza o se trovano un’opportunità di investimento economico migliore”.
 
Tuttavia, tenendo conto della serietà delle osservazioni avanzate dal Sen. Marino, dagli esponenti dell’ Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano viene una proposta: “Approvare gli emendamenti bipartisan che prevedono che società operanti nel settore odontoiatrico siano possedute, almeno per i due terzi, da iscritti all'Albo degli Odontoiatri e, nello stesso tempo, stabilire che la norma darà alle società in essere un termine di 2 anni per rimodellare la compagine sociale”.

08 marzo 2016
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